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L'analisi

Andrea Orlando e i movimenti dei “parcheggiati” dem

Marianna Rizzini

Sconfitto alla elezioni regionali da Marco Bucci, l'ex ministro del Partito democratico si è dimesso da deputato per andare a ricoprire la carica di consigliere regionale in Liguria lasciando in piedi però Dems, la sua area di riferimento nel partito

Stanno lì, vanno là, si spostano in su e in giù, lasciano seggi e siedono altrove, camuffati sotto incarichi di più o meno alto prestigio. Sono ex ministri, ex parlamentari, ex amministratori pd per così dire parcheggiati in altro ruolo, non si sa se per tornare un giorno in prima linea oppure no. E dopo Nicola Zingaretti (ex presidente della Regione Lazio ora eurodeputato), dopo Stefano Bonaccini (ex presidente dell’Emilia Romagna oggi a Strasburgo come il collega) e dopo Lorenzo Guerini, ex ministro ora presidente del Copasir, nella lista è comparso ora l’ex ministro della Giustizia ed ex candidato presidente per i dem in Liguria Andrea Orlando, colui che, sconfitto sul suo territorio da Marco Bucci, ieri ha scelto di dimettersi da deputato per andare a ricoprire la carica di consigliere regionale a Genova (in attesa di candidarsi sindaco, chissà), lasciando in piedi però Dems, la sua area di riferimento nel partito.

 

Un’area di cui si è parlato, l’estate scorsa, come del perno di un allargamento ad altri settori pd (passando per quelli vicini all’ex ministro della Cultura Dario Franceschini, e agli altri ex ministri Francesco Speranza e Francesco Boccia), con l’idea di creare le basi per una rete territoriale a sostegno di Elly Schlein, ma in grado di valorizzare le risorse locali pd (anche magari per avere un “vivaio” di potenziali candidature future). Non proprio un voler sciogliere le correnti in un’unica area, insomma, ma un voler disegnare i confini di un arcipelago sospeso a metà: dal lato Schlein (fino a che Schlein è forte?) ma con una propria personalità multiforme. Un “presidio locale”, dice un dem. Chissà.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.