Il racconto

Il Senato come Atreju per il Meloni show tra urla e versi. Crisanti (Pd): "Da tirarle una scarpa"

Simone Canettieri

A Palazzo Madama la premier perde le staffe. E a Monti risponde: "Non prendo ordini da Musk".  L'Aula come una corrida. I parlamentari di Fratelli d'Italia le regalano un letto per Natale

“Bisognerebbe tirarle una scarpa, a volte provoca così tanto da farsi quasi opposizione da sola”, dice il senatore eletto con il Pd Andrea Crisanti. Barbara Floridia ride e aggiunge: “La verità è che nella comunicazione è il top”. Sia il microbiologo prestato alla politica sia l’esponente del M5s a capo della Vigilanza Rai stanno parlando di Giorgia Meloni durante un caffè alla buvette. La premier ha chiuso la pratica delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo ed è già sull’aereo, direzione Bruxelles. A differenza dell’altro giorno alla Camera, qui a Palazzo Madama lo spettacolo, se così si può chiamare, ha raggiunto picchi niente male. L’acme è stato toccato con gli ululati (o versi) di Meloni in risposta a quelli dell’opposizione, poi sovrastati da quelli della maggioranza. E ancora, nel dettaglio, schermaglie e battibecchi sulle tre M di questo tempo: Meloni, Milei, Musk.  


A dire il vero ci sarebbe anche un’altra M, quella di Monti, loden d’acciaio, che con una sua intemerata sul patron di X e di Tesla, e di tante altre cose, fa inalberare la presidente del Consiglio. La quale sostiene un ragionamento che suona così: se vengo attaccata perché non posso difendermi?  Il senatore a vita le dà un consiglio di stile e uno non richiesto. Monti non capisce perché la premier senta il bisogno di “schiaffeggiare” alcuni di coloro che le hanno dato appoggio “con critiche retrospettive e sinceramente false”. Segue il consiglio: “Nuoce a se stessa con queste reazioni anche nel momento del trionfo perché una componente essenziale del successo della politica di un paese nell’Unione europea consiste nel portare quel Paese unito nell’Europa e nelle sue articolazioni”. Da due giorni la premier sostiene che mai l’Italia aveva avuto un ruolo così importante a Bruxelles da quando ora c’è Raffaele Fitto vicepresidente della commissione Ue e poi attacca il Pd accusandolo di anti italianità.

 

Ma  se alla fine dice che la ricetta Milei è insostenibile e inapplicabile in Italia e che non si farà crescere le maxi basette afuera, sobbalza sulla sedia quando Monti le imputa “di erigere un signore privato come Musk a una forma di protettorato morale del nostro Paese: c’è una perdita di dignità dello stato”. Monti coglie al balzo le parole dell’altro giorno, le ennesime, del presidente della Repubblica pronunciante durante il saluto alle alte cariche. Risposta dalla premier: “Mi consenta una battuta, non so che film abbiate visto: abbiamo visto per tanti anni leader italiani che pensavano che, quando avevano un buon rapporto o anche un’amicizia con un leader straniero, dovevano eseguire pedissequamente quello che dicevano gli altri. Io questo non lo penso”. Meloni si vanta di essere amica di Musk, ma assicura di non prendere ordini da nessuno. Il tutto si svolge in clima da corrida. Con Ignazio La Russa che si sgola. Le opposizioni attaccano con gli ululati, Meloni rifà il verso, la maggioranza la soccorre. Non sembra un’Aula di un Parlamento ma il Processo di Biscardi. Un comizio continuo. Una festa di Atreju, come un’Italia a 5 Stelle o una festa dell’Unità. Anche se è la padrona di casa a dare le carte. A scandire i tempi, a provocare reazioni. E’ la politica Instagram. Interventi di massimo un minuto da gettare sui social per fomentare le rispettive curve.  Eppure la premier, entrata non proprio sorridente a Palazzo Madama ieri mattina, al momento di prendere la parola aveva detto: “Scusatemi per la voce, sarò breve perché poi devo partire per Bruxelles”. Anche se alla fine metterà a dura prova le proprie corde vocali. Colpi di tosse, bicchieri d’acqua portati con frequenza dai commessi del Senato.  Il suo, ripete anche qui Meloni dopo averlo urlato dal palco di Atreju domenica scorsa, è il governo che ha “buttato fuori la mafia” dalla gestione dei migranti legali e da Caivano. “Inutile che fate ooh, i camorristi dalle case occupate li abbiamo cacciati noi”, risponde alle reazioni di disappunto delle opposizioni. Un minuto di versi animaleschi con le minoranze che al termine del suo intervento parleranno a vario titolo di “arroganza” perché è “in difficoltà”, come spiega il capogruppo dem Francesco Boccia e di una premier che fa “la bulla della Garbatella”, aggiunge la vicepresidente del M5s Alessandra Maiorino che ha partecipato ad Atreju. E poi i siparietti con Renzi. Accuse, le basette di Milei e i capotti di Obama. Non si capisce più il merito della faccenda.

C’è Matteo Salvini in Aula, e questa sarebbe una notizia dopo il forfait leghista dell’altro giorno. Anche se il vicepremier dopo un po’ scompare. La notizia più divertente della giornata la tira fuori Vittorio Amato dell’Adnkronos: i parlamentari di Fratelli d’Italia hanno regalato per Natale un letto alla premier dopo una colletta di 50 euro a testa. Un modo per dirle di rilassarsi un po’? 

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.