il personaggio
Assessore alla resa. Barcaioli, nominato nella giunta umbra, predica il no alle armi. E attacca “Israele stato terrorista”
Il componente della giunta Proietti dovrebbe occuparsi di pace. Ma in questi mesi, oltre a chiedere la smilitarizzazione, s'è occupato per lo più di screditare Israele. Il caso delle vignette che equiparano esercito israeliano e nazismo
Più che di “assessore alla pace”, in Umbria il campo largo forse dovrebbe parlare di “assessore alla resa”. Perché è più che altro questo il profilo di Fabio Barcaioli, segretario regionale di Avs nominato dalla presidente Stefania Proietti nella nuova giunta umbra dopo la vittoria alle ultime regionali. L’altro giorno, scorrendo l’elenco delle deleghe assegnate al suddetto esponente dell’Alleanza Verdi sinistra, non colpiva tanto la competenza assegnatali in materia di welfare, di istruzione, di politiche abitative, quanto, per l’appunto, quella in “pace e cooperazione internazionale”. Una scelta che Proietti ha difeso insistendo sulla provenienza e sulle sensibilità pacifiste, espresse tanto nel mandato da sindaco di Assisi quanto nella campagna elettorale, dove il pacifismo all’umbra, nelle terre di San Francesco, s’è ritagliato tutta una sua centralità.
Uno potrebbe aspettarsi, da parte di Barcaioli, una vasta esperienza nella risoluzione delle controversie internazionali, un allenamento a scendere nel terreno della diplomazia, della mediazione, ma in realtà l’approccio al pacifismo sembra più che altro improntato al solito automatismo: basta armi. E’ quel che per esempio Barcaioli, che lavora nel mondo della ristorazione e della formazione, ha subito rivendicato pochi minuti dopo la nomina. “Purtroppo c’è questa delega perché è un mondo in guerra che incombe dall’Ucraina alla Palestina” ha detto. “Siamo di fronte in questi giorni a una finanziaria di guerra, con un aumento enorme di costi e spese militari a discapito delle politiche sociali. L’idea della presidente di darmi un assessorato legato alle politiche sociali, al welfare e alla pace mi rende orgoglioso e su questo intendo lavorare da subito”. Più nel dettaglio, Barcaioli ha chiarito quale sarebbe il suo orizzonte ideale: la smilitarizzazione. Da iniziare a costruire a partire dall’attività della giunta regionale umbra. “Qui - ha ribadito - sono nati i primi ragionamenti su un mondo smilitarizzato e di pace. Dobbiamo riprendere questo filo e riportare questi temi come punto politico di programma da attuare subito”. Ma le letture più “esplicite” delle tensioni e degli scenari di guerra a livello mondiale Barcaioli le ha senz’altro offerte sull’altro conflitto in corso: ovvero quello israelo-palestinese. Dove sin da subito ha dimostrato di avere una visione tutt’altro che terza, improntata al tanto decantato pacifismo da raggiungere provando a capire le ragioni dell’uno e dell’altro. Il 29 ottobre 2023, e cioè a ridosso del pogrom del 7 ottobre, sul suo profilo Instagram Barcaioli ricondivideva una vignetta che ritraeva un militare dell’esercito israeliano nell’atto di fucilare una donna palestinese. Il militare è riflesso allo specchio. Solo che nello specchio invece della fascia con la bandiera israeliana c’è la svastica nazista. La descrizione della vignetta è: “L’ironia di essere diventati quello che una volta si odiava”. Con tanto di corredo, da parte di Barcaioli, di una citazione di una frase di Primo Levi: “Ognuno di noi è l’ebreo di qualcun altro”.
Nulla di particolarmente dissonante rispetto alle convinzioni personali di Barcaioli, che nel corso delle settimane ha continuato a esprimere contenuti di questo tipo. A maggio, per esempio sui suoi social dava per assodato “il genocidio” in corso a Gaza. Per questo in un post di agosto, quindi ancor prima della richiesta formulata dalla Corte penale internazionale, chiedeva l’arresto del premier israeliano Benjamin Netanyahu. O ancora, con questo spirito riportava e rilanciava le parole del comunicato della curva Fiesole della Fiorentina contro i tifosi del Maccabi Haifa. E ancora, in un post su Facebook dello scorso 11 settembre, si spingeva a usare l’hashtag #Israelterroriststate. Ovvero “Israele stato terrorista”.
Ora, sulla necessità di arrivare a una soluzione diplomatica che riduca il numero delle vittime civili ognuno giustamente la può pensare come vuole. E anche sposare delle sensibilità pacifiste, che mirino all’obiettivo piuttosto idealista nel lungo termine del disarmo (che nel breve termine però, in concreto, vuol dire arrendersi al nemico) è a suo modo legittimo. Quello che è meno legittimo è far passare come posizioni umanitarie convinzioni che arrivano a sostenere che lo stato israeliano è nel suo complesso uno stato terrorista. E che gli ebrei stanno facendo a Gaza quello che hanno subito in Europa nel corso di una delle pagine più buie della storia dell’umanità. Possibile che nessuno nel campo largo, a partire dalla presidente Proietti che Barcaioli l’ha nominato, non abbia alcunché da ridire?