Il racconto

Meloni Bells, il possibile incontro con Elkann il 24 dicembre, a San Pietro. L'agenda Stellantis

Carmelo Caruso

L'audizione prevista a fine febbraio e l'incontro che potrebbe sancire la pace Meloni-Stellantis durante la messa di Natale, a San Pietro. Le rivelazioni di Elkann e l'agenda per il governo

La pace Meloni-Elkann è siglata, papa Francesco può benedirla. Il 24 dicembre, a Roma, a San Pietro, per la messa di Natale, Meloni ed Elkann saranno entrambi presenti e possono incrociarsi, stringersi la mano. Elkann ha già comunicato al presidente Lorenzo Fontana che andrà in Parlamento, il suo parlamento. Intende spiegare  il piano Stellantis, rispondere alle domande, correggere inesattezze. Non teme il processo, i fischi dei partiti. Vuole mostrarsi interlocutore speciale del governo per capacità industriale, relazioni internazionali. John, svolta, Meloni canta: Elkann Bells.


Una lunghissima intervista-confessione di tredici pagine sul settimanale francese Le Point, la decisione di presentarsi in Aula, alla Camera, comunicata attraverso una lettera al presidente Lorenzo Fontana. L’altra decisione: querelare il deputato della Lega, Alberto Bagnai, per le frasi ritenute irriguardose pronunciate sul suo conto. John Elkann inizia una fase nuova che riguarda Stellantis, l’Italia, il suo ruolo pubblico. L’attesa audizione alla Camera è adesso un passaggio per mostrare che lui rispetta le istituzioni e che dalle istituzioni chiede reciproco rispetto, collaborazione. C’è una finestra utile. L’audizione può tenersi a fine febbraio, inzio marzo ed Elkann vuole arrivarci e spiegare al Parlamento che l’Italia avanza,  se avanza l’industria e in Italia il primo gruppo industriale è Stellantis. Dopo il tavolo automotive chiuso con Urso, Giorgetti, e dopo l’annuncio “non vogliamo agli aiuti di stato”, Elkann intende caricarsi sulle spalle Stellantis. Vuole interpretare il ruolo del patriarca. Lo fa con una rielaborazione intima del passato, iniziata in realtà da mesi. La prima volta che ha parlato dei rapporti tormentati con la madre è stato sul quotidiano cattolico Avvenire, e ci torna adesso su Le Point. La madre viene raccontata “come una persona piena di risentimento”, una donna “che infilava figurine religiose nelle borse dei figli”, mandati ai “ritiri spirituali con l’alzabandiera dell’impero russo”. Il secondo marito di Margherita Agnelli, viene illuminato per i suoi rapporti con Vladimir Putin, rapporti già descritti dalla giornalista del Financial Times, Catherine Belton, nel libro “Amis de Poutine”. Nel colloquio con il settimanale francese, Elkann rivela che Putin è stato ospite, a bordopiscina, di Serge De Pahlen, a Villar Perosa, presente Gianni Agnelli e la moglie. Ci sono almeno due messaggi per gli italiani. Uno: la Juve che dice “è la religione di famiglia”. L’altro: Elon Musk che diventa l’amicone che, una sera a Parigi, Elkann raggiunge con una “bottiglia di grappa, sotto il braccio”. Il calcio era la passione del nonno, Musk è invece l’ultima di Meloni. E’ un’altra offerta di collaborazione alla premier. Matteo Renzi da primo ministro scelse allora Marchionne per incantare gli americani ed Elkann elenca i suoi contatti all’estero, la sua agenda: Lagarde, Bezos, Zuckenberg, Altman (lui ed Elkann erano ospiti al Google Camp di Sciacca, dove c’era il mondo che conta) Buffet… Al presidente Fontana non ha chiesto regole d’ingaggio. Dopo il piano approvato al Mimit, dopo le parole del rappresentante Stellantis per l’Europa, Imparato, Elkann pensa di potersi presentare e rispondere e tenere testa. La linea dovrebbe essere: mi presento adesso, ora che ci sono le condizioni, mi presento adesso che abbiamo chiuso il tavolo. Il governo ha rivendicato l’accordo, la sinistra a eccezione di Landini non ha commentato il piano. Intorno a Elkann è come se Meloni avesse costruito una cintura di protezione. Lo fa arrivare con il piano industriale presentato e con l’opposizione disarmata. La prova l’ha data Meloni durante le sue repliche a Camera e Senato. Se l’opposizione dovesse processare Elkann, per Meloni sarà facile ripetere la frase tormentone: “E’ certo che non abbiamo fatto abbastanza, ma è certo che abbiamo fatto meglio di loro”. A San Pietro, in Vaticano, la notte del 24, le agende di Meloni ed Elkann collimano. Lo scambio di auguri sarebbe il suggello del piano. Meloni ha pure le stelle, Stellantis, di Natale dalla sua parte. Nella piazza santa, con il papa. Al posto del panettone tante pandine. Elkann bells è il jingle di Meloni.

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio