il retroscena
Non solo Tony Effe. Anche Onorato non piace al Pd. L'assessore ha provato a tenere il trapper fino all'ultimo
L'assessore aveva cercato una soluzione con il trapper, naufragata anche quella. I motivi per cui un pezzo di partito lo vede come un corpo estraneo
E’ anche per questo che nel Pd non piace a tutti. Alessandro Onorato è uno che non si arrende. Subito dopo il dietrofront del sindaco di Roma Roberto Gualtieri sulla partecipazione di Tony Effe al capodanno di Roma, quando ormai anche gli altri volte della notte al Circo Massimo avevano lasciato per solidarietà, l’assessore ai Grandi eventi aveva provato a ricontattare il trapper. Con una proposta: vieni in Campidoglio, parla con il sindaco, collabora a una campagna contro la violenza sulle donne e cancelliamo ogni problema. Tony Effe aveva accettato. Non sia mai. Nel Pd pretendevano che il trapper invece che recarsi a Palazzo Senatorio facesse il giro dei centri anti violenza della città. A quel punto Tony Effe e i suoi manager hanno optato per il piano B: l’evento si fa lo stesso, ma organizzato da loro. Capodanno con Tony è una doppia beffa per il comune di Roma, visto che l’evento, dieci euro a biglietto e parte degli introiti devoluti in beneficenza ad associazione contro la violenza sulle donne, si svolgerà al Palaeur, struttura gestita da Eur Spa, società controllata dal Mef, ma con 10 per cento di proprietà del Campidoglio, che esprime il presidente, l’ex presidente della Provincia, il dem Enrico Gasbarra.
Non è la prima iniziativa di Onorato che viene presa di mira dal Pd, anche se è invece la prima volta che il sindaco Gualtieri molla il suo assessore. Onorato non piace ai dem per tanti motivi. A partire dall’estetica. Con i suoi capelli lunghi somiglia più a Pippo Inzaghi che a un vecchio e pensoso dirigente del partito. Lo descrivono come un imprenditore che viene dal circolo Aniene, anche se lui rivendica i suoi natali sul lungomare di Ostia: “Sono figli di due insegnanti, lavoro da quando ho 14 anni”, rivendica spesso. Non piace anche perché le sue iniziative sono sempre poco paludate e un po’ troppo arrembati, come quando, con Travis Scott, ha riportato i concerti a Circo Massimo, facendo imbestialire la Sovrintendenza. Salvo poi essere lui a rimbrottare a sua volta la Sovrintendenza ricordando come con i ricavi dall’evento si sarebbero potute fare moltissime cose. O quando, convinto che il turismo possa essere anche un’opportunità per le finanze comunali, si era messo in testa di far pagare due euro l’ingresso alla fontana di Trevi. “E’ mercificazione della cultura”, aveva gridato allo scandalo il segretario del Pd romano Enzo Foschi, convocando a stretto giro una direzione del partito romano.
Non piace anche perché è stato lui a lavorare alla lista civica di Gualtieri, con cinque eletti (è molto vicino a lui anche un eletto delle liste Pd) e una percentuale, il 5,9 per cento, che fu determinante per far raggiungere il ballottaggio a Gualtieri e non a Calenda. Per questo è considerato troppo influente, talvolta più del partito, nel rapporto con il sindaco. Soprattutto da una grande eminenza grigia della politica romana, l’ex governatore del Lazio Nicola Zingaretti, e dagli Areadem, e cioè dai dirigenti della corrente francheschinania, che a Roma è da tempo alleata con Zingaretti. Sognano ancora un candidato diverso da Gualtieri per il Pd nel 2026, mentre Onorato è un’altra gamba sulla quale il sindaco punta per tenersi in sella. Chi lo conosce dice che non abbia affatto gradito la scelta del sindaco su Tony Effe, ma il silenzio di questi giorni si spiega anche così.