Il colloquio
Cirielli (FdI): “Salvini al Viminale? Se c'è un ministro che non si può cambiare è Piantedosi”
Il viceministro degli Esteri: "Il titolare degli Interni è un prefetto apprezzato trasversalmente, ha lavorato benissimo. Non è il momento per ripensare e redistribuire le responsabilità di governo"
“In questo momento l’ultimo dei ministri che si può cambiare è quello dell’Interno. Matteo Piantedosi sta lavorando benissimo, soprattutto nelle materie in cui ci collaboro come la stabilizzazione dei paesi del nord Africa”. Il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, esponente di punta di Fratelli d’Italia, parlando col Foglio è alquanto categorico. “Credo che Salvini possa legittimamente aspirare a un ritorno al Viminale. Ma da una parte penso sia solo una ricostruzione di certa stampa, visto che è lo stesso Salvini a stimare Piantedosi. Dall’altra credo pure che questo non sia affatto il momento giusto per ripensare e redistribuire le responsabilità di governo”. Secondo il viceministro non è soltanto una questione di dossier aperti, “a partire non solo dal Memorandum con l’Albania ma anche dall’implementazione del Piano Mattei, su cui abbiamo fatto cose enormi”. Ma anche e soprattutto perché, forse pure per marcare una certa distanza dal salvinismo in materia d’immigrazione, “Piantedosi è apprezzato trasversalmente per le sue competenze tecniche, da prefetto, e non solo dalla nostra area politica”, ribadisce Cirielli. Che il proscioglimento di Salvini nel processo Open Arms l’ha letto come “la vittoria di un principio giuridico, non politico. Ovvero che l’esercizio delle sue funzioni da ministro non eccedeva il suo ambito di competenza”.
Fatto sta che il clima nella maggioranza attorno all’argomento migratorio ha convinto la premier Giorgia Meloni a convocare ieri a Palazzo Chigi un vertice di maggioranza con i ministri competenti. C’era Piantedosi ma c’erano anche il ministro degli Esteri Tajani, il titolare degli Affari europei Foti e il sottosegretario Mantovano. Ne è uscito un rilancio del modello albanese, “una soluzione innovativa a livello europeo”. “Adesso credo che la priorità sia stabilire una questione di sicurezza pubblica e di legalità”, analizza Cirielli. “La Corte di Cassazione ha affrontato il tema dei Paesi sicuri dal nostro punto di vista positivamente, ristabilendo un quadro in cui la valutazione è in capo al governo e non c’è un automatismo da parte del giudice. Per noi è fondamentale garantire un quadro normativo di legalità. Non si tratta di una stretta ma di una regolamentazione che non lasci eccessivo spazio all’interpretazione di alcuni soggetti”. Allora, a maggior ragione, adesso la partita si sposta a livello europeo. Riuscirà la leadership di Giorgia Meloni a ottenere miglioramenti nell’implementazione del Patto migrazione e asilo? “In Ue stiamo lavorando proprio con questo obiettivo”, risponde Cirielli. “Non si tratta di un ragionamento di maggioranza, oramai anche gruppi politici come i socialisti si sono resi conto che sull’immigrazione illegale, sugli interventi per una stabilizzazione socio-economica del nord Africa, serve uno sforzo corale a livello europeo. Anche Francia e Germania sul punto stanno sposando la nostra linea. Ora si tratta di tradurre questo indirizzo politico in norme concrete. Non significa approfittare del nuovo ruolo centrale che si è ritagliato la premier. Già di per sé come paese siamo centrali. Certo Meloni può essere la persona giusta al momento giusto per segnare una svolta. Anche su questo”.
Non è un caso che Cirielli, elencando i nodi che contraddistinguono la politica migratoria, ritorni spesso sul Piano Mattei. “Quest’anno abbiamo fatto cose incredibili, abbiamo raddoppiato i fondi per la cooperazione internazionale e li abbiamo direzionati per il 70 per cento sul nord Africa. Oramai il nostro è modello per tutta l’Ue. Nel 2025 dovremo continuare su questa strada. E anche sul Piano Mattei Piantedosi ha lavorato benissimo”. Forse anche per questo va ricacciata indietro la discussione su un possibile rimpasto di governo che potrebbe riassegnare competenze e portare a un rallentamento dell’azione dell’esecutivo? “Se c’è un ministro che in questa fase non si può cambiare è proprio il ministro dell’Interno. Ma sono convinto che sia lo stesso Salvini a non volerlo. Anche perché è stato lui stesso a dire di apprezzare tantissimo il lavoro di Piantedosi”.