L'intervista
Poli Bortone: "Porro governatore della Puglia? Ha il mio endorsement"
La sindaca di Lecce, lady di ferro della destra pugliese, sostiene il conduttore Mediaset per un'eventuale discesa in campo
“Nicola Porro governatore? Ha il mio endorsement”, dice. “Lo seguo sempre su Rete 4 e mi piace molto”, aggiunge. E poi: “Abita a Roma, fa televisione. Ma è senz’altro espressione del territorio. Fosse lui il candidato presidente del centrodestra alle prossime elezioni regionali in Puglia, io lo sosterrei senza riserve e mi darei da fare in prima persona con il mio movimento, Io Sud”. A parlare al Foglio è Adriana Poli Bortone. La lady di ferro di Terra d’Otranto. La decana e signora della destra pugliese che, eletta sindaco di Lecce per la terza volta lo scorso giugno, ha sgominato l’uscente dem Carlo Salvemini.
La Poli ovvero “La Adriana” – come la chiamano qui in città – è dunque persuasa. Nicola Porro presidente può ben essere più d’un venticello natalizio pronto a chetarsi appena dopo l’Epifania. Secondo l’ottantunenne che viene dal Msi, allieva di Almirante, senatrice e ministro dell’Agricoltura del primo governo Berlusconi, Porro è l’uomo giusto. Lei che ha fama d’aver rotto più volte le uova nel paniere del centrodestra – candidandosi in solitaria alle elezioni regionali nel 2010 contro l’allora fittiano Rocco Palese, e poi di nuovo nel 2015 contro Francesco Schittulli (FdI) – in Nicola Porro confida e spera.
Il volto Mediaset, il conduttore militante, l’antico possidente Porro (ramo di Andria), sembra per ora – anche in mancanza d’altro – l’unica alternativa al Bari-centrismo ventennale. “Porro è certamente l’opposto del Bari-centrismo – dice Poli Bortone – se con quest’espressione intendiamo non solo una preminenza territoriale ma anche un metodo lento nel dare risposte”. E perché è l’opposto? “Perché come conduttore è addentro alle questioni sociali. Le conosce. E poi è un uomo d’azione”. Cioè? “Esattamente il contrario, le dicevo, di Michele Emiliano”.
A chi obietta che Porro risponde alla logica del papa straniero, lei, sindaco, cosa risponde? “Porro fu portavoce di Antonio Martino, ministro del Esteri nel 1994, quando anch’io ero ministro. Anzi, quando ero l’unico ministro donna del governo Berlusconi. Voglio dire: la politica la conosce”. Berlusconi è stato – ed è ancora – il vostro trait d’union: come esistono “le” Puglie, così esistono le destre. “E Berlusconi le univa”.
Torniamo alla questione femminile. Lei ha ottantuno anni e alle spalle una vita in politica senza soluzioni di continuità. Fu l’unico ministro donna, diceva. E cominciò quando le donne in campo erano... “Quando erano davvero messe da parte”. Ecco. Che effetto le fa, oggi, vedere il primo presidente del consiglio donna e di destra? O, come si dice, di destra-destra. “Giorgia Meloni prova che la destra premia il merito e non la quota. Prova quanto contino la preparazione e il carattere. Mi inorgoglisce che Meloni sia apprezzata all’estero”. Nella sua visione, una donna come Meloni porta il fuoco. O meglio la fiamma. In qualche modo ripercorre un solco tracciato anche da lei. “In Italia c’è chi la dipinge come donna sola al comando. Come condottiera circondata di inetti. Ma attenzione, perché anche questa è una strategia: non potendo dire in maniera diretta che è un’incapace, dicono che è un’incapace indiretta. Lo fanno anche con me”. Meloni è una femminista? “È una donna che studia, che parla le lingue, che tesse rapporti cruciali. Se è femminista? Le etichette a destra non servono. Serve il merito”.
Lei, come Meloni, Porro e come molti politici contemporanei, usa con sapienza i social network. “E per farlo mi circondo di giovani entusiasti”. La sua giornata tipo, oltre quello che si vede? “Mi sveglio alle 6.30 e leggo tutta la posta dei cittadini. Alle 8.30 timbro il cartellino e non rientro prima delle 21.30. A casa non pranzo. Ho ottantun anni. Ma la politica è anche questo”. E che cos’è? “È una gioia. E la mia malattia”.