Il caso

L'appello di Mattarella per Cecilia. Si lavora ai domiciliari in ambasciata per la giornalista

Simone Canettieri

Stasera il capo dello stato farà riferimento alla giornalista del Foglio arrestata in Iran. Ieri Sala ha ricevuto il primo pacco con generi di conforto in carcere.  Sondaggio con gli Usa  sull'estradizione dell'ingegnere iraniano fermato a Malpensa

Cecilia Sala entrerà nel discorso del presidente della Repubblica. Sergio Mattarella nel consueto messaggio di fine anno registrato al Quirinale – stasera parlerà in piedi da una sala della palazzina dove ha lo studio – farà riferimento alla sorte della giornalista del Foglio arrestata il 19 dicembre in Iran. Il capo dello stato per la prima volta interverrà pubblicamente su questa vicenda, senza entrare nel merito di una trattativa ancora assai complessa e piena di spigolose triangolazioni. Anche il Colle segue il destino dell’inviata dal primo giorno di reclusione.

 

Mattarella coglierà l’occasione per ribadire l’importanza della libertà di stampa. Anche le sue parole saranno con il contagiri perché in questa fase si pesano virgole e sospiri.

 

La crisi è gestita da una cabina di regia a forma di rombo: in alto c’è la premier Giorgia Meloni, ai lati il ministro degli Esteri Antonio Tajani e il sottosegretario con la delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano, sotto c’è il Guardasigilli Carlo Nordio. In questo quadrilatero si lavora per riportare a casa Cecilia Sala.

 

Ieri l’ambasciatrice italiana a Teheran, Paola Amodei, le ha fatto recapitare nel carcere di Evin, dove è rinchiusa in isolamento, un pacco (contiene un panettone, cioccolato e abbigliamento intimo). Per farlo ha incontrato il direttore degli affari consolari dell’Iran. Fonti diplomatiche italiane dicono che la vicenda potrebbe non sbloccarsi prima di due mesi. La detenzione di Cecilia Sala – al di là delle prudenti smentite di facciata – è correlata a quella di Mohammad Abedini Najafabadi, il cittadino iraniano arrestato il 16 dicembre scorso su ordine della giustizia americana all’aeroporto di Malpensa. Ieri la difesa dell’uomo ha presentato istanza alla Corte d’Appello per chiedere gli arresti domiciliari. Sempre ieri le autorità iraniane hanno confermato l’arresto della giornalista per aver “violato le leggi della Repubblica islamica”, come riferito dall’agenzia di stato iraniana, l’Irna, senza fornire ulteriori dettagli.  

 

Al contrario della trattativa che coinvolse il governo Meloni nel novembre del 2022 per il rilascio della blogger Alessia Piperno, questa volta tutto appare più complicato a Palazzo Chigi. L’amministrazione americana ha già fatto sapere alla Farnesina di essere contraria ai domiciliari, memore del caso del presunto trafficante d’armi russo Arthem Uss, scappato nel marzo 2023 dalla casa in cui si trovava bloccato dopo la concessione dei domiciliari. Di fatto ieri i destini della cronista e dell’ingegnere iraniano si sono nuovamente incrociati, sempre in logica di scambio. Un alleggerimento della custodia di Abedini potrebbe portare Sala lontana dall’isolamento  e – ma questo è un auspicio – ai domiciliari in ambasciata e poi l’espulsione. Perché essendo una giornalista difficilmente il regime la metterebbe con altre donne detenute con il rischio che possa carpire informazioni. La partita è tutta politica in questa triangolazione Roma-Teheran-Washington.

 

Con molta cautela e avvolti in una nube di quasi smentite, ieri sarebbero iniziati i primi sondaggi dell’Italia con gli Stati Uniti sui possibili effetti diplomatici della mancata estradizione dell’iraniano. Formalmente la richiesta ancora non risultava depositata negli uffici del ministero della Giustizia da parte degli Usa: è attesa per i primi di gennaio. A rendere complicata questa trattativa c’è il cambio di Amministrazione. Su questo punto anche nel governo ci sono sfumature diverse da parte di chi segue il caso. Da una parte c’è chi sostiene che tentare di chiuderlo con l’Amministrazione Biden ancora in carica sia il modo migliore per arrivare a dama perché dal 20 gennaio, con l’inizio dell’èra Trump, tutti i punti di riferimento, nei gangli del deep state, saranno cambiati. E quindi la tela diplomatica rischierebbe di disfarsi. Al contrario c’è chi sostiene, e questo è un ragionamento molto politico, che con Trump alla Casa Bianca la premier Meloni riuscirebbe a sbloccare molto prima la liberazione della giornalista. In queste ore nel governo si pesano gli scenari. E dalla Farnesina trapela un piccolo respiro di sollievo per i generici capi d’imputazione – violazione delle leggi della Repubblica islamica – nei confronti di Sala. Al punto che l’Italia, diffusa la notizia, non ha risposto a queste accuse con una nota. Si tratta su tutti i fronti a Palazzo Chigi. Con la consapevolezza che la triangolazione non è delle più semplici da chiudere. Anche se è convinzione di tutti che occorra fare presto, come dirà questa sera anche il capo dello stato nel suo messaggio di fine anno.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.