La storia

Il vinto Alemanno: umiliato, arrestato, diventa simbolo dei Radicali: "Atto spropositato"

Carmelo Caruso

Torna in cella per aver violato le disposizioni dei servizi sociali, si conclude la parabola dell'ex sindaco di Roma, per un momento indicato come possibile successore di Berlusconi e finito a fare il fasciocomunista con Rizzo

Non è il “Balengo del 2025” e non chiamatelo neppure “il pistola”, il nuovo Pozzolo della destra, il bietolone con il pandoro bum, bum. La sinistra provi a difendere questo ultimo Gianni Alemanno, lo sconfitto, l’umiliato, questo Alemanno arrestato la notte di Capodanno, la notte dei pianti e dei fuochi. Si fa revocare i servizi sociali, dopo una condanna durissima, per Mafia Capitale, si trascina fino a Rebibbia, e si consegna, lui che adesso consegna, definitivamente, la destra della destra al generale stivalone Vannacci. Pietà. Alemanno è accusato di aver violato le disposizioni dei magistrati, di aver pasticciato con gli orari di entrata e uscita, trascinato in cella, una volta ancora, come il peggiore delle canaglie, dei potenti, un vecchio Alemanno che non esiste più da anni, l’ombra di un’ombra. Aveva appena detto al Foglio, a Gianluca De Rosa, che Meloni doveva lasciare al suo movimento, Indipendenza, la fiamma, il simbolo dell’Msi, perché, spiegava, il partito di Meloni è oramai “una forza liberista e conservatrice e con quella tradizione non c’entra niente”. Prima dell’arresto girava per Roma, con una Smart, e camminava, a piedi, magrissimo con la barba bianca, da santone, asciugato dal dispiacere, consumato dai suoi stessi errori. Quanto deve scontare ancora? Ha ricominciato a fare politica con gli ex di destra, che erano ex due volte, ex dell’Msi, ex di An, convinto che, un giorno, tutti i nostalgici sarebbero tornati a sognare braccia tese, con lui, se non in Campidoglio, quantomeno in una di quelle vecchie sezioni rautiane, con baffi a punta, ricordi malandati e denti guasti. Insieme al comunista Marco Rizzo, si è inventato l’ultimo sottosopra italiano, l’alleanza fascio-comunista, il rosso-bruno, il pelato Rizzo e il camerata Alemanno. Hanno raccolto firme per candidarsi e come Stanlio e Ollio rilasciavano interviste surrealiste, smeraldi per quotidiani che titolavano sempre “la strana coppia”, “il rosso e il nero”. Straparlavano di Ucraina, di pace e guerra, tanto da finire nello stesso pentolone, il brodo televisivo che mescola il professore Stranamore, Orsini, con Santoro, Lerner, ambasciatori sotto pseudonimo, Rizzo e appunto Alemanno… E’ vero, è stato un tempo potente, e dicono pure arrogante, tanto da maltrattare il suo ex portavoce, Angelo Mellone, oggi direttore Rai, la televisione che anche a Capodanno riesce a mandare di traverso il brindisi con i fuorionda sporcaccioni, “aprite il microfono teste di ...”. Dei colonnelli di An, Alemanno era un altro che la sinistra si era scelto per modificare la destra, un altro che poteva addirittura prendere il posto di Berlusconi. Quello di oggi è però solo un altro dei tanti ammaccati italiani, i “potevano essere qualcosa”. Perché accanirsi? E’ stato ministro dell’Agricoltura e al ministero c’è chi garantisce che lo abbia fatto con coscienza, prima di perdersi, per sempre, da sindaco. Avrebbe potuto riciclarsi con FdI, adulare il tempo nuovo, finire in qualche partecipata di stato o avrebbe potuto, come ha scelto Italo Bocchino, lo zio nobile della destra, andare a La7, ospite da Lilli Gruber, scrivere libri e saggi intimi, le mappe per le marmotte di Meloni. Alemanno ha scelto romanticamente di restare Alemanno, con i suoi occhi aguzzi, ha preferito passare per eccentrico, esagerato, radicale, a destra. Mario Turco e la segretaria dei Radicali, Irene Testa, hanno già trovato in lui, il radicale 2025, perché, dicono, “anche volendo è impossibile non vedere spropositata la misura del carcere inflitta ad Alemanno”. Ferroviere di tutti gli sbandati con la fiamma (e con la falce e il martello) Alemanno è di gran lunga preferibile a Vannacci, il generale che cerca fuoco tra le braci, comprese quelle dell’ex colonnello. La sinistra non commetta lo stesso errore della destra, non usi la cella come sapone per pulire tutti i torti, per castigare rivali, per di più decaduti. I radicali lo hanno già eletto simbolo, Elly Schlein può fare di più: proponga per Alemanno i servizi sociali al Nazareno, e la sera ad attacchinare con Peppe Provenzano.

Di più su questi argomenti:
  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio