La missione da Trump
“La premier in Florida? Non mi scandalizza, anzi”, dice Luigi Zanda
Il viaggio-lampo della presidente del Consiglio e i colloqui su dazi e Nato, con il caso Sala come priorità. La questione Starlink e l'attivismo "necessario", per Zanda, sullo scacchiere atlantico
La missione lampo della premier Giorgia Meloni in Florida, a Mar-a-Lago, presso la residenza privata del neo presidente americano Donald Trump, e l’incontro con il medesimo a monte dell’insediamento (presenti il futuro segretario di Stato Usa, Marc Rubio, il futuro segretario al Tesoro, Scott Bessent, il futuro ambasciatore Usa in Italia, Tilman Fertitta, e l’ambasciatrice d’Italia negli Usa, Mariangela Zappia) su temi che riguardano da vicino l’Europa, dai dazi alla Nato, con il caso Sala come priorità. Sullo sfondo, l’eventuale accordo con il patron di Tesla e Space X Elon Musk per i servizi di telecomunicazione, argomento su cui, dall’opposizione, molti chiedono che il governo faccia “chiarezza”, in particolare sull’uso di risorse pubbliche e sul timore che l’Italia venga “svenduta”.
Ma la missione in sé, l’attivismo in sé della premier sullo scacchiere atlantico sono da condannare? Non si stupisce Luigi Zanda, senatore pd dal 2003 al 2022 e voce storica tra i dem: “Sono questioni complesse, dalle molte sfaccettature”, dice Zanda: “Sul piano politico, il fatto che la presidente del Consiglio italiana abbia incontrato il prossimo presidente americano pochi giorni prima del suo giuramento non mi scandalizza affatto. I rapporti tra Stati Uniti, Europa e Italia sono molto importanti e non semplici, e un contatto informale e personale può aiutare a semplificarli. La presidente Meloni, il prossimo 20 gennaio, alla cerimonia del giuramento di Trump, non avrebbe potuto ricevere molte attenzioni dal neo presidente Usa, quindi a mio avviso è un bene che lo abbia incontrato in un’occasione privata. Come penso sia stato utile, per il Paese, che Meloni abbia potuto incontrare personalmente, prima del 20 gennaio, il futuro segretario di Stato e il futuro ministro del Tesoro americano. La conoscenza personale in questi casi è un vantaggio”.
Gli argomenti sul piatto necessitano di una riflessione approfondita e ravvicinata, dice Zanda, “tanto più visto che tra Europa, Stati Uniti e Italia intercorrono rapporti vitali, rapporti politici, economici, militari, diplomatici”.
Dall’opposizione non sono arrivati però molti applausi. C’entra il giudizio su Donald Trump? O c’entrano i giudizi e pregiudizi sul centrodestra al governo? “Ripeto: non vedo ragione per scandalizzarsi rispetto a un incontro necessario tra governanti di paesi amici e alleati, coinvolti assieme in questioni delicatissime. Però certo, ci sono fatti concomitanti che disturbano il giudizio: l’amicizia di Meloni con Musk ci viene sbandierata tutti i giorni, mattina e sera. Nulla da dire sui rapporti personali, però in questo caso suggerirei molta prudenza, anche perché Musk, mi pare, è un personaggio che tende ad allargarsi all’infinito. Ma un conto è il piano personale, un conto sono gli affari dello Stato e la sicurezza nazionale”.
Anche il caso Sala era sul tavolo, in Florida. “Premesso che l’importante è riportare a casa Cecilia – di ogni altra cosa parleremo dopo”, dice Zanda, “dissento dal metodo di governo che Meloni applica in situazioni complicate come questa, sul piano strettamente istituzionale: non è chiaro quale ruolo stiano svolgendo la presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri e il ministro della Giustizia. Apparentemente la presidente Meloni ha accentrato su di sé tutto il dossier. Verranno conseguentemente ridotti gli spazi d’azione della diplomazia e dei servizi: in questi casi più i toni sono bassi, maggiori sono le possibilità di successo”.
Zanda è rimasto colpito, ieri, dalle dimissioni di Elisabetta Belloni dal vertice dei servizi. Dimissioni annunciate, ma arrivate poi come un fulmine. “Belloni è uno dei migliori dirigenti di cui dispone lo stato italiano”, dice: “Se, come è parso di capire, le sue dimissioni sono state affrettate da frizioni con alcuni membri del governo, beh, ecco, per l’Italia sarebbe per così dire un bell’autogol”.