La destra e Musk
L'ipotetica intesa con SpaceX non convince tutta la maggioranza. Smentite, gelosie e distinguo
Gasparri (FI): “Musk? Non mi piace. Ma la tecnologia è un'altra cosa”. Cattaneo: “Ben venga. Ma massima attenzione ai dati e alla sicurezza. Faremo pesare il nostro europeismo nei rapporti con Trump". Rampelli intanto preferisce non commentare. E Crosetto: "Non esiste alcun accordo formale, che mi risulti. A oggi Musk ha il monopolio sui satelliti, lo avrà per anni"
Parlare di malumori è forse prematuro. Per ora è rumore di sottofondo o poco più, mezze dichiarazioni a microfono spento e piccoli distinguo. Ma anche nella maggioranza, quando si parla dei rapporti tra il governo italiano ed Elon Musk, qualche perplessità esiste. E quasi per paradosso la conferma arriva dalle parole (forse troppo) ottimistiche, oppure dai no comment, pronunciati dagli stessi esponenti dei partiti di governo. Quella su Starlink d’altra parte è una partita assai complicata, che abbraccia politica, economia e sicurezza. E poi la smentita di Palazzo Chigi non è stata proprio delle più convincenti.
Alle 11 e 30 del mattino Palazzo Chigi è costretto a smentire: “Nessun accordo concluso con SpaceX”, si legge nella nota di ieri in risposta all’articolo di Bloomberg, secondo cui invece sarebbe stata trovata un’intesa con l’azienda di Musk da circa 1,5 miliardi di euro. Il comunicato dell’esecutivo inoltre conferma “le interlocuzioni” con il proprietario di X, pur derubricandole a “normali approfondimenti che gli apparati dello Stato hanno con le società”. Sono parole che alla fine finiscono per alimentare un carrozzone fatto di attacchi, difese e polemiche, che si è già messo in moto e che arriva a toccare anche l’ormai ex direttrice del Dis, Elisabetta Belloni. E’ quasi inevitabile. Anche perché un accordo con Musk, porta con sé conseguenze non da poco, vorrebbe dire per l’Italia un rapporto ancora più stretto con gli Stati Uniti, dal punto di vista politico – come ha dimostrato la visita lampo della premier Meloni a Mar-a-lago, nella residenza di Donald Trump – ma anche da quello economico e della sicurezza nazionale, in qualche misura esternalizzata. Temi capaci di generare, seppur per ragioni diverse, perplessità trasversali nella maggioranza. C’è chi ha fatto notare per esempio come Antonio Tajani sia poco centrale in questa partita italo-americana, circostanza che avrebbe suscitato un po’ di malcontento in Forza Italia.
“Ma non è vero”, ribattono dalla Farnesina. Invitano a guardare al merito: “La tecnologia di Musk è molto utile per Palazzo Chigi, per la Difesa e per i servizi. Poi sui modi e sui metodi c’è sempre qualcuno che è geloso o sospettoso, pronto a mettere in giro certe voci”. Sarà. Intanto interviene anche il ministro della Difesa. “Non esiste alcun accordo formale, che mi risulti”, dice al Foglio Guido Crosetto. “Non c’è nulla di nuovo se non quello che ho già detto più di un mese fa in Parlamento. A oggi Musk ha praticamente il monopolio sui lanci e sui satelliti di comunicazione, mini e a basso costo, in orbita bassa. Lo avrà per anni, perché non c’è nessuno che al momento possa competere per velocità, massa, capacità produttiva e costo di lancio”, è il ragionamento del ministro. Prima di puntualizzare: “Questa è la fotografia, non un giudizio”.
Per quelli ci sarà tempo. Ma nel frattempo registriamo anche un “no comment” da parte di Fabio Rampelli, forse l’ultimo dei sovranisti che già sull’accordo Ita-Lufthansa di qualche mese fa aveva dovuto ingoiare un boccone un po’ amaro. “E’ arrivata la smentita, cosa posso aggiungere? Grazie”, ci saluta l’esponente di FdI. La vede più o meno allo stesso modo anche il capogruppo di Forza Italia in Senato. “Musk? E’ una persona che non mi piace. Ma la tecnologia è un’altra cosa”, risponde Maurizio Gasparri. E l’accordo con SpaceX? “Non c’è nulla da commentare, la nota del governo è chiara”. Eppure non tutti fra i suoi colleghi di partito la pensano allo stesso modo, sfumature diverse. Giorgio Mulè per esempio va dritto al punto: “Musk ha una azienda che non ha concorrenti. Ci serve quella tecnologia? Sì. E allora non vedo perché non dovremmo fare accordi”, afferma il vicepresidente della Camera e già sottosegretario alla Difesa con Draghi. “I rischi sono calcolati. Ci sono procedure, controlli e garanzie, a cui gli organi deputati devono attenersi prima che un solo bullone venga posato. La sicurezza è garantita”.
E’ un tema, quest’ultimo, su cui si sofferma anche Alessandro Cattaneo. “Siamo consapevoli che al giorno d’oggi i dati rappresentano un asset fondamentale, al pari delle infrastrutture energetiche. Da parte nostra, su questo aspetto, c’è quindi un’attenzione particolare”. Tra le critiche arrivate al governo c’è anche quella relativa alle modalità con cui un accordo da oltre un miliardo di euro possa essere realizzato. Ma il deputato azzurro assicura che “Forza Italia resterà custode del libero mercato e delle sue regole”. In ogni caso, continua il forzista, “Musk è il più importante player mondiale nel settore dei satelliti e delle telecomunicazioni. Quindi, ben venga una eventuale collaborazione, se dovesse esserci”. Per Cattaneo inoltre le cronache delle ultime ore, tra Roma e la Florida, sono la prova che “l’Italia non è isolata, ma al contrario è protagonista. Con buona pace delle opposizioni. Il governo avrà un ruolo privilegiato nei rapporti atlantici”. Si tratta di uno schema che tuttavia può nascondere anche delle insidie, per l’Italia e per l’Europa. Ed è forse per questo che Cattaneo, prima di congedarsi, rivendica il posizionamento di FI. Una sorta di contrappeso al trumpismo romano. “Portiamo nel governo la nostra sensibilità europea, vogliamo declinare l’atlantismo in chiave Ue”, mette in guardia il forzista. “Come appartenenti al Ppe – conclude – questo ruolo spetta prima di tutto a noi”.