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Il dialogo con Space X iniziato con Draghi (e Colao). Le spinte della Difesa

Carmelo Caruso

Oggi lancia l'allarme monopolio, ma è stato proprio l’ex ministro per l’Innovazione tecnologica del governo precedente a cominciare il dialogo con la società di Musk. Una necessità mossa dai ritardi di Iris2, oltre alla comodità di utilizzo per i militari italiani (anche nel deserto)

L’urgenza di Meloni: separare le boiate di Musk dalla sua tecnologia. Una comunicazione disastrosa del dialogo tra governo italiano e SpaceX, un accordo, che per il settore Difesa italiano è ritenuto necessario, raccontato come un ludo di tuniche. Adesso c’è anche il Quirinale che compulsa il governo e dice: dovete spiegare di cosa si tratta, al di là delle smentite. E’ un capolavoro di autolesionismo. Il contatto con SpaceX comincia nella fase finale del governo Draghi, uno degli interlocutori era l’ex ministro Vittorio Colao, oggi contrario al patto, ma al tempo favorevolissimo. Stordito dai tweet di Andrea Stroppa, il centurione di Musk in Italia, il governo non riesce a comunicare, dicono i militari, che l’accordo con SpaceX è addirittura “vantaggioso”, che il miliardo e mezzo, va diviso in cinque anni, e che la Francia aveva tolto all’Italia la possibilità di dire la sua in Iris 2, il sistema europeo di satelliti.

 

                        

 

E’ stato Draghi a capire, per primo, i nostri ritardi, e di Iris2, è stato Draghi a rendersi conto che le strade erano: o il sistema Musk o il Project Kuiper di Jeff Bezos. Sempre Draghi a capire che sarebbe stato necessario optare per Musk. La stessa Iris2, per colmare i ritardi, a chi si è affidata? A Musk. Il cuore di Iris2, Ses, la società che doveva gestire i servizi, ha siglato il patto con SpaceX. La vera storia del rapporto SpaceX e Italia è più seria di una corsa di bighe. Meloni dovrebbe avere la forza di compiere un’operazione verità: dovrebbe dire che al momento la nostra sicurezza militare è minacciata, che i sistemi utilizzati da marina, aeronautica, ricordano i film della Grande Guerra, e che la Difesa, attraverso il consigliere militare di Palazzo Chigi, Franco Federici, chiede al governo di accelerare. Il piano del governo Draghi iniziale, era questo: oltre a Iris2, l’Italia doveva riacquistare Eutelsat, la società che dispone di satelliti, un ente intergovernativo Italia-Francia. La concessionaria italiana all’interno di Eutelsat è Telespazio, oggi partecipata dal gruppo Leonardo e da Thales. I ruoli erano spartiti così: Eutelsat OneWeb, una filiale di Eutelsat, doveva costruire i satelliti, Ses gestire i servizi. Ma non accade né l’uno e né l’altro. Eutelsat e OneWeb hanno rinunciato allo sviluppo dei satelliti, e usa ancora i vecchi, tanto che le antenne OneWeb, in ambito navale, lasciano forti impronte radar. Quelli di Starlink non presentano queste insidie.

Ancora: i militari italiani, nelle zone operative, con Starlink, possono usare antenne grandi come tablet. Significa bassa latenza e banda larga per le truppe anche nel deserto. E’ la Difesa che lo dice: “Servono almeno dieci anni per arrivare ai livelli di SpaceX”, a  ricordare: “Il consorzio Italia-Francia c’è già, ma i francesi non ci lasciano intervenire, loro che attraverso il Cnes, il Centro nazionale di studi spaziali francese, sono in trattativa con SpaceX”. Si aggiunga che sono temi complessi. I gateway, i dispositivi che collegano alla rete, anche con Space X, resterebbero di sovranità nazionale, e sarebbero a  costo zero, dato che in futuro, li potrà utilizzare Iris2. L’Italia fa gola perché si possono installare gateway in Sicilia, a Lampedusa. E’ possibile dunque rovesciare un ritardo in una grande occasione e lo sa anche il Pd, la parte più responsabile, che dichiarazioni a parte pensa: “Iris 2 ha bisogno di soldi e tempo. Sarebbe necessario però capire chi ha il pallino tra Chigi e SpaceX”.

 

                                 

 

Con tutta la simpatia per il centurione Stroppa, e per Musk, il governo non ha dialogato con loro, ma con i manager di SpaceX e a dirla tutta il primo è stato Colao, l’ex ministro per l’Innovazione tecnologica di Draghi, che a Repubblica, denuncia: “Rischiamo di finire nella mani di un monopolista”. L’obiezione, corretta, è che c’è un’alternativa, a Musk: il sistema di Bezos. Ma è la stessa Iris2 a preferire Starlink e siglare un patto con Musk significa accedere ad altri progetti per stazioni orbitanti (Axiom e Vast). L’altra obiezione è che è adesso Musk è il Doge, e l’America è un’altra America, ma per correttezza si deve citare un precedente. In attesa di assemblare Galileo, il sistema di satelliti per la navigazione civile, l’Italia utilizzò il gps americano per poi colmare il ritardo. Lasciata passare una carnevalata, alla Gladiatore, mai spiegata nella sua drammaticità, vale a dire la sicurezza dei militari al fronte, la vera colpa del governo è prendersi il Musk da baraccone e non aprire un dibattito, ora, sul vitruviano. 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio