(foto Ansa)

l'intervista

Calenda: “Su Sala brava Meloni, ci ha messo la faccia. Renzi ha perso l'ennesima occasione per tacere”

Luca Roberto

Il leader di Azione: "Sulla detenzione della giornalista in Iran le altre opposizioni hanno usato critiche faziose, ma il governo ha fatto un ottimo lavoro. L'incontro con Trump è stata la svolta". E sul caos in Sardegna: "Todde si deve dimettere"

Sulla liberazione di Cecilia Sala il governo ha fatto un ottimo lavoro che ha investito personalmente la premier Meloni: ci ha messo la faccia, le va riconosciuto”. Per questo il leader di Azione Carlo Calenda plaude alla visita lampo a Trump: “Continuo a pensare che sia un pericolo, ma Meloni ha fatto prevalere il realismo politico all’idealismo”. E attacca le opposizioni, descritte come “troppo faziose”: “Renzi ha montato polemiche surreali e ha perso l’ennesima occasione per tacere”.

 

Calenda dice, in qualità di senatore della Repubblica, che sugli sviluppi della vicenda legata alla detenzione di Cecilia Sala nel carcere di Evin in Iran “siamo sempre stati informati. Per questo non ho condiviso un certo atteggiamento unicamente strumentale degli altri gruppi d’opposizione, che chiedevano al governo di riferire in Parlamento. Ma cosa vuoi riferire? Bene hanno fatto, invece, a informare il Copasir, in audizioni come quella del sottosegretario Mantovano che per loro natura sono riservate e non hanno compromesso il lavoro diplomatico. Spero che questa vicenda insegni che una certa faziosità, a volte certamente alimentata anche dalla maggioranza, non paga affatto”. 

 

Ma l’apprezzamento del leader di Azione si estende anche “al lavoro che hanno fatto i vari apparati, dai ministeri coinvolti ai servizi. Dimostrando che c’è una struttura rodata che funziona e fa bene il suo lavoro”. Tornando all’incontro con Trump, però, aggiunge ancora Calenda, “l’auspicio è che adesso il rapporto con il presidente eletto degli Stati Uniti, che io continuo e continuerò sempre a ritenere un pericolo per la democrazia, sia improntato non solamente all’ottenimento delle benevolenza di Trump, ma a difendere sempre più soprattutto l’Europa e gli interessi europei”.

 

Questo colloquio del leader di Azione col Foglio è anche l’occasione per analizzare come dal grande al piccolo, dal livello internazionale a quello regionale, il cosiddetto campo largo rischi di fare disastri.  Per dire, sul caso Sala c’è voluto un pragmatismo che forse, a giudicare dalle dichiarazioni piovute sulle agenzie in queste settimane, a partire dall’ex premier Matteo Renzi che ha parlato di un governo inadatto, nel campo progressista non sembra stia granché maturando. “Io non mi sento di dare patenti di legittimità, chi è stato il migliore e chi è stato il peggiore”, dice Calenda. “Ma certo Renzi ha montato delle polemiche surreali. E ha perso l’ennesima occasione per stare zitto. Avrebbe fatto una miglior figura”. Più in generale quello che sembra mancare in casi del genere è una cultura della responsabilità di governo. “Al suo interno il Pd una sua cultura di governo ce l’ha”, dice Calenda. “Ma oramai ha una linea politica sempre più superficiale, schiacciata su Avs e M5s”. Il caos che imperversa in Sardegna, con la presidente Alessandra Todde che rischia la decadenza per problemi di rendicontazione, ne è un esempio evidente. “Io premetto che ho stima di Todde, penso che sia brava”, confessa Calenda. “Ma se non sai fare una cosa così basilare come la rendicontazione, dando grande sfoggio di dilettantismo quanto meno rispetto ai collaboratori di cui ti circondi, come pensi di poter governare una regione? Io dico che il problema non è nemmeno la decadenza, ma la sindacabilità di ogni atto amministrativo della giunta da qui in avanti. In pratica tutta l’attività amministrativa potrebbe essere resa completamente vana”. Del resto, aggiunge ancora l’ex ministro dello Sviluppo economico, “anche nel merito la giunta sarda sta combinando dei disastri. Succede quando sull’energia, sulle rinnovabili, sul gas continui a dire di no. Ma come fanno allora le aziende a insediarsi in Sardegna? Vuol dire che non hai un vero progetto di governo. E per quanto riguarda il Pd, vuol dire che ti fai dettare la linea politica dagli altri”.

 

E quindi, anche per evitare che la regione Sardegna e i sardi vivano uno stallo che rischia di protrarsi per settimane, per mesi, se non per anni, quale sarebbe la soluzione migliore? “Io non vedo molte altre alternative a ridare il voto ai cittadini. Questo perché, ripeto, tutta l’attività amministrativa rischia di essere inficiata dal ricorso che non si sa quando arriverà. Per questo la Todde dovrebbe avere la capacità di saper fare un passo indietro e dimettersi. E’ la sola cosa da fare”.

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  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.