l'intervista
Picierno: “La storia di Cecilia Sala ci ricordi che cos'è l'Iran”
Ecco di cosa sono capaci i regimi autocratici che minacciano le democrazie liberali e che si stanno saldando con i nostri democratici illiberali, anche in Europa, dice la vicepresidente del Pe
“Oggi è il giorno in cui si festeggia il ritorno di Cecilia Sala. Abbiamo tutti avuto paura per lei, per la sua incolumità, per le sue condizioni”, dice al Foglio Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo in quota Pd. “Ma si festeggia anche il fatto che l’Italia è riuscita a riportare a casa una giornalista ingiustamente detenuta”, sottolinea Picierno. “La presidente del Consiglio Meloni, e con lei il governo e tutto il sistema d’intelligence, ha lavorato bene e ha ottenuto il risultato sperato”.
Riconoscere questo, spiega Picierno, “non toglie niente al lavoro delle opposizioni, e ci permette di fare qualche passo avanti”. Per l’europarlamentare “al di là di ogni legittima differenza politica e del confronto, anche duro, che c’è quando discutiamo, c’è un perimetro di valori comuni e di cose che ci rendono prima di tutto italiani e ci tengono insieme. Riconoscere che la premier è stata brava ci permette di fare passi avanti verso un dibattito politico civile”. Non ridurre tutta la politica a un confronto fra tifoserie, e renderla invece un lavoro collettivo come avviene per esempio al Parlamento europeo, “è una cosa che ci permette di migliorare il clima politico nel nostro paese e avere un confronto maturo e un po’ più adulto”.
La preoccupazione per le condizioni della giornalista Cecilia Sala sono aumentate soprattutto il primo gennaio scorso, quando alla sua seconda telefonata con la famiglia l’Italia intera si è resa conto che le condizioni di detenzione non erano quelle che si pensavano: “Lì è emerso anche un atteggiamento di mancata trasparenza da parte delle autorità iraniane, sul quale dovremmo fare una riflessione”, dice Picierno. Sala era detenuta in condizioni di “tortura bianca, com’è stato detto e come anche altre detenute, poi rilasciate, ci hanno raccontato”. E questo dovrebbe ricordarci, dice al Foglio l’europarlamentare del Pd, “che cos’è l’Iran. Oggi c’è la gioia per la liberazione di Cecilia e basta. Ma da domani dovremmo fare più attenzione, anche dal punto di vista dell’opinione pubblica, alle persone che sono ancora dentro al carcere di Evin, a tutti gli arrestati finiti come lei in questo gioco a scacchi della diplomazia degli ostaggi, usati come pedine da un regime sanguinario che opprime le libertà e rende la vita impossibile alle donne”. Come Pakhshan Azizi, donna curda arrestata il 4 agosto del 2023 e detenuta nel braccio della morte della prigione di Evin. Il problema è che questo è un dibattito ancora poco consapevole in Italia, ma cruciale, sostiene Picierno: “La storia di Cecilia Sala, fortunatamente a lieto fine, dovrebbe anche servire a ricordarci che cos’è l’Iran e cosa sono i regimi autocratici che minacciano le democrazie liberali”.
Il dato nuovo, più recente, “è che questi regimi autocratici si stanno saldando con i nostri democratici illiberali, anche in Europa. E la sfida a cui siamo chiamati è questa: opporre a questa narrazione eversiva globale un nostro progetto di difesa delle nostre libertà e della nostra democrazia liberale”. Non è un caso che tra gli attori statuali l’Iran sia in compagnia di Russia, Cina e Corea del nord a usare sistematicamente la tattica degli ostaggi per ottenere guadagno politico, e non è un caso, dice Picierno, “che questi paesi siano in collegamento fra loro e che siano in collegamento anche con organizzazioni terroristiche che usano gli ostaggi con lo stesso metodo”. La tragedia che è accaduta a Cecilia Sala “ci sia di insegnamento per aprire un po’ gli occhi, e per capire che c’è un’emergenza alla quale le democrazie liberali sono chiamate a rispondere, opponendo un progetto politico e diplomatico e un’idea di mondo”, dice Picierno.