L'editoriale del direttore
A-trumpismi alla prova della realtà: rischi e opportunità della Meloni in versione Trump translate
L'Ucraina? Donald non se ne andrà. I dazi? Si troverà una soluzione? Musk e lo spazio? Con juicio. L’immigrazione? Senza isolarsi. Il Trump translate di Meloni è spericolato ma è un’opportunità in Europa. Puntini da seguire
Si può essere con Trump senza farsi travolgere dal trumpismo? Si può essere con Musk senza cedere all’algoritmo della Decima Musk? Si può essere in sintonia con la nuova Amministrazione americana senza essere in discontinuità con la vecchia? Adelante, Pedro, con juicio. La conferenza stampa di inizio anno di Giorgia Meloni – che dopo la risoluzione prodigiosa del caso Sala ha raggiunto il suo momento Onna, come lo fu per Berlusconi nel 2009 quando con al collo il fazzoletto dei partigiani incantò in un famoso 25 aprile anche l’elettorato avversario – ha offerto agli osservatori diversi spunti di riflessione. Ma quello forse più interessante riguarda una caratteristica gustosa del profilo della presidente del Consiglio ed è una caratteristica che coincide con una parola più o meno di nuovo conio che merita di essere studiata: l’a-trumpismo.
Giorgia Meloni ha passato buona parte della sua conferenza stampa a rispondere e a dribblare e a prendere di petto domande che riguardano le peripezie e le follie e gli estremismi della coppia formata da Trump e Musk. E in molte risposte offerte dalla premier su questi punti è possibile intravedere una posa e un approccio da perfetta Trump Translate. Meloni, con molte capriole, ha provato a tradurre il trumpismo, rendendolo più morbido, smussandone gli angoli, cercando dunque di aderire idealmente non al trumpismo reale, quello dell’estremismo, del complottismo, della guerra alla Groenlandia, dell’annessione del Canada, del disimpegno in Ucraina ma a un trumpismo che probabilmente vive solo nei sogni e nei desideri della premier. Ma ha provato ad aderire al trumpismo per così dire percepito da se stessa, una proiezione dei propri desideri, che in modo spericolato e chissà quanto credibile la premier cercherà di far diventare trumpismo reale. Con l’idea probabilmente di essere nei prossimi mesi la persona giusta per far capire il trumpismo all’Europa e per far capire l’Europa a Trump. Le dichiarazioni di Trump su Panama e Groenlandia? Ma no, tranquilli, Donald non voleva dire quello che ha detto, non vuole davvero annettere con la forza i territori che gli interessano, il suo era solo “un messaggio ad alcuni grandi player globali, sono parole che rientrano nel dibattito a distanza fra grandi potenze, un modo energico per dire che gli Stati Uniti non resteranno a guardare davanti alla previsione che altri grandi player globali si muovano in zone di interesse strategico”. I dazi che Trump vuole rifilare all’Europa e anche all’Italia? Ma no, tranquilli, Donald non voleva dire quello che ha detto, non gli salterebbe mai davvero in testa di punire un paese amico come l’Italia, e comunque fidatevi che non farà mai nulla di più di quanto fatto da Biden: “I dazi – ha detto Meloni – per noi sarebbero un problema ma non è una novità che le Amministrazioni americane pongano la questione dell’avanzo commerciale. Il protezionismo non è un approccio che riguarda solo l’Amministrazione di Trump. Ma delle soluzioni credo si possano trovare”.
Trump dice di voler chiudere il prima possibile la guerra in Ucraina anche a costo di non inviare più armi all’Ucraina e di non finanziare più la difesa dell’Ucraina? Ma no, tranquilli, Donald non voleva dire quello che ha detto, “Trump in verità ha parlato in più occasioni di pace con la forza, e anche io ho sempre sostenuto che l’unico modo di costringere la Russia a sedersi a un tavolo di trattativa era costruendo una situazione di difficoltà”. Trump dice di volersi disimpegnare dall’Ucraina, cosa che ha ripetuto allo sfinimento in campagna elettorale? Ma no, tranquilli, Donald non voleva dire quello che ha detto, anche io “credo sia fondamentale per avere una pace giusta ma senza garanzie di sicurezza non possiamo avere alcuna certezza che quello che è accaduto nel 2022 non accada di nuovo e francamente non prevedo un disimpegno di Trump”, anche se è quello che Trump ha detto prima di vincere le elezioni.
E ancora. Anche su Musk, con una piroetta niente male, Meloni dice che l’amico Elon “non è un pericolo per la democrazia”, e però di Musk non condivide il suo attacco alla sottosegretaria all’Interno inglese Jess Phillips, definita da Musk una “sostenitrice dello stupro e del genocidio” che dovrebbe essere incarcerata, e anche sul famoso caso Starlink Meloni qualche dubbio lo ha, perché “da una parte noi parliamo di un soggetto privato, dall’altra parte l’alternativa non è, come dicevo, un soggetto pubblico, è non avere una protezione di questi dati. E questo è il dilemma: qual è lo scenario preferibile tra due scenari che non sono chiaramente e sicuramente ottimali?”. E ancora: il mondo trumpiano soffia forte sulle vele dei politici più estremisti (Salvini & Co.) che sostengono che l’immigrazione non debba essere governata ma debba essere bloccata, fermata, scommettendo più sulla chiave delle xenofobia (ieri Musk ha intervistato su X Alice Weidel, capo dell’AfD) che sulla chiave della solidarietà europea? Ma no, tranquilli, sembra dire Meloni, noi continueremo ad avere un approccio diverso e continueremo a lavorare con l’Europa per governare l’immigrazione, non per fermarla, e anche sul tema delicato dell’Albania, e sui rimpatri veloci, non andremo allo scontro con l’Europa ma scommettiamo invece sul fatto che anche la Corte europea, sul tema della definizione finale dei paesi sicuri, darà ragione all’Italia e “alla maggioranza dei paesi membri dell’Unione che sosterranno la posizione italiana di fronte alla Corte”, perché la nostra direzione “è perfettamente in linea con il nuovo Patto di migrazione e asilo”. Essere in sintonia con Trump senza essere trumpiani trovando punti di convergenza con l’anti europeista Musk senza essere anti europei e provando a disinnescare i petardi trumpiani cercando di trovare un punto di equilibrio tra i mondi che capiscono Trump e quelli che non lo capiscono ed evitando che l’isolazionismo della nuova Amministrazione trumpiana possa trasformarsi in un pericolo per l’interesse nazionale italiano ed europeo. L’a-trumpismo è un fenomeno da seguire, cercare di smussare in Europa gli angoli del trumpismo è una possibilità ma immaginare che il trumpismo reale sia solo immaginario è come essere degli elefanti e camminare in una stanza di cristalli: suggestivo, ma pericoloso, e il rischio di frantumare tutto c’è. In bocca al lupo a Giorgia Meloni e alla sua spericolata ma affascinante modalità di premier in versione Trump Translate. Adelante, Pedro, con juicio.