il colloquio
Cingolani, ad di Leonardo “Sui satelliti l'Italia è indietro. SpaceX può aiutare”. L'incontro con Meloni
L'ex ministro della Transizione ecologica: “Il rischio è restare fermi, indietro, mentre gli altri paesi si attrezzano. Abbiamo l’esigenza di dotarci di nuova tecnologia, sia dal punto di vista civile che militare. Possiamo garantire la protezione dei dati". Giovedì pomeriggio a Palazzo Chigi c'è stato il confronto con la premier
“Il rischio è restare fermi, indietro, mentre gli altri si attrezzano. In Italia esiste l’esigenza di dotarsi di nuova tecnologia e strumenti avanzati: è necessario sia dal punto di vista civile che militare. Tutti i paesi europei stanno valutando i sistemi satellitari a bassa orbita”. Parte da qui Roberto Cingolani, l’amministratore delegato di Leonardo ed ex ministro della Transizione ecologica. Spiega che “tra le opzioni in campo, da valutare, c’è sicuramente Elon Musk. Ma non solo”. Anche Jeff Bezos, per esempio sta portando avanti un suo progetto. “Le cose cambiano in fretta in questo settore, nel giro di un anno lo scenario potrebbe essere diverso. E’ un momento di grande sviluppo. Ma certamente al momento SpaceX rappresenta la realtà tecnologica più evoluta”. C’è poi il progetto europeo, a cui partecipa anche l’Italia, che potrebbe offrire un altro tipo di risposta, sebbene non immediata. “Il 2030, la data entro cui Iris2 dovrebbe entrare in funzione, è ancora parecchio lontano. Nel frattempo è necessario adottare soluzioni ponte”. Esigenze e scenari di cui Cingolani ha parlato anche con la premier Giorgia Meloni, giovedì, nel corso di un incontro a Palazzo Chigi.
Un incontro che dimostra come, al netto delle polemiche, delle smentite e dei legittimi interrogativi che inevitabilmente accompagnano un progetto di questa portata, il governo sia intenzionato a proseguire nelle interlocuzioni con Elon Musk.
Professore, cosa le ha detto la presidente del Consiglio? “Mi ha sostanzialmente confermato quanto aveva riferito pubblicamente poco prima in conferenza stampa. Non ci sono contratti firmati o accordi già chiusi. Altrimenti credo che l’avrei saputo con un po’ d’anticipo”, scherza Cingolani. “E’ chiaro però che oggi occorre porsi una domanda, sia a livello industriale che governativo: come poter accedere a servizi di comunicazione sicura e tecnologicamente avanzata?”. In questo quadro, segnato tra l’altro da continue crisi internazionali e da una richiesta sempre più forte di sicurezza, spetterà a Leonardo, principale azienda italiana nel settore della Difesa e dell’Aerospazio, giocare un ruolo centrale, di concerto con ministeri e governo. “Come molti altri paesi europei siamo in una fase di analisi del mercato. La tecnologia a bassa orbita – spiega l’ad – è ormai sdoganata. E’ importante avere la possibilità, e in tempi relativamente brevi, di poter operare attraverso costellazioni di satelliti che garantiscano comunicazioni sicure. Partendo da qui, dobbiamo ragionare sulla varie opzioni in campo”. Elon Musk, con i suoi oltre seimila satelliti già in orbita, è quello messo meglio. “Ovviamente Starlink è tra le possibilità che devono essere vagliate. Non è l’unica ma certo è quella più avanzata”. Sullo stravagante magnate, genio e demonio a seconda dei punti di vista e degli interlocutori, ci sono tuttavia molte preoccupazioni, che derivano anche dallo strettissimo rapporto con il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. “Capisco che Musk, per il suo attuale ruolo politico, possa in qualche modo suscitare timori. Ma – dice Cingolani – dal punto di vista tecnico e tecnologico è questo lo scenario in cui ci muoviamo”.
Altre perplessità, forse le principali, riguardano poi la sicurezza di dati e comunicazioni. L’Italia è in grado di garantirla, pur affidandosi a una compagnia estera e a un personaggio come Musk? “Certamente. Noi compriamo un servizio, la banda e i satelliti. Dopodiché spetta al nostro paese crittare e proteggere i segnali che vengono trasmessi. Sappiamo come si fa e possiamo raggiungere questo risultato attraverso tecnologie di cui siamo in possesso”, assicura Cingolani. “Oltre a questo – prosegue l’ex ministro – come ulteriore garanzia, ogni accordo industriale dovrebbe essere preceduto da intese governative e istituzionali, così da offrire una garanzia e una cornice all’interno della quale stipulare i veri e propri accordi industriali”.
Torniamo all’Europa. Quali sono i problemi di Iris2? “L’Europa, come spesso accade, si è mossa in ritardo. Se va tutto bene nel 2030 avremo circa 260-270 satelliti europei, su diverse orbite, non tutti in bassa orbita. I tempi insomma sono lunghi, ma le nostre esigenze riguardano l’oggi. E altre nazioni nel frattempo si stanno già muovendo. Per questo – sottolinea ancora l’ad – non c’è troppo tempo da perdere. Occorre guardarsi intorno e trovare un rimedio, in attesa che la costellazione Ue dia i risultati auspicati”. L’Italia intanto sta partecipando e contribuendo al progetto dei satelliti europei, attraverso Telespazio – la Joint venture tra Leonardo e i francesi di Thales, di cui l’azienda italiana detiene il 67 per cento delle quote. Un eventuale accordo con Starlink non sarebbe in contrasto con Iris2? “Non c’è nessuna contrapposizione, perché parliamo di scale temporali diverse e poi le costellazioni satellitari saranno presto in grado di parlarsi tra loro, dando forma a una rete sempre più densa ed efficace, tra orbite basse e medie, di cui tutto il pianeta potrà usufruire”. La stessa Telespazio, lo scorso giugno, ha annunciato un accordo commerciale proprio con Starlink: in quell’occasione tuttavia non si ricordano particolari polemiche. Cosa è cambiato in questi sei mesi? “E’ forse perché questa volta sono stati tirati in ballo i governi, mentre allora si trattava, nel caso di Leonardo, di un accordo industriale. Per una azienda come la nostra – conclude Cingolani – è normale comprare servizi da vari operatori internazionali”.