Torta&Politica
Cinquant'anni e cinque consigli (o sconsigli) seri e faceti dei renziani a Renzi
I suggerimenti di Giachetti, Nobili, Boschi, Faraone, Anzaldi
"Basta con il karaoke"; "Ci facesse un po' riposare" ma anche "tornasse a fare il Renzi puro" che "pensa al futuro". E Giachetti ricorre a De Andrè
Cinquant’anni, tempo di bilanci e rilanci. Ed ecco che l’ex premier Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha convocato per oggi, suo compleanno, amici, colleghi, curiosi e cronisti al teatro Cartiere Carrara di Firenze, con il conforto di vari pentoloni di pappa al pomodoro (e ragù e polpette e karaoke, dicono gli insider). Va in scena da un lato la rivincita morale, dopo il proscioglimento sul caso Open, e dall’altro la ripartenza politica all’opposizione, verso una novità annunciata ma non ancora svelata, dalle parti del centro liberale, sotto il titolo di “nEXt”. E quindi: ci sarà il brindisi politico per scrivere la parola fine alla “fase zen”, ha scritto Renzi in una delle ultime e-news. Ma per fare cosa, come, con chi? Soprattutto, che cosa deve fare o non fare questo Renzi 5.0, un nuovo Renzi per ogni decade?
Non possono dirlo astanti e passanti, ma i suoi amici, compagni, ex compagni qualche consiglio (o sconsiglio) possono darlo. E se la deputata di Iv Maria Elena Boschi, ex ministro nel governo Renzi e sottosegretario nel governo Gentiloni, consiglierebbe all’ex premier “di tornare a pensare al futuro come quindici anni fa. Come se fosse ancora tutto da fare, una pagina bianca da scrivere. E di continuare a lavorare con i tantissimi giovani che ci seguono, nonostante tutto”, c’è chi, come il capogruppo renziano in Senato Davide Faraone, è ironicamente preoccupato di fronte a cotanto sfoggio di energia: “Renzi dovrebbe smettere di organizzare feste con karaoke perché è stonato come una campana. Dovrebbe poi evitare maratone troppo impegnative – non ha più l’età. E infine dovrebbe farci riposare un po’. E’ da quando lo conosco che rilanciamo sempre. Devo dire che è andata quasi sempre bene, anche quando sembrava impossibile, da quando abbiamo organizzato le prime Leopolde a Palazzo Vecchio all’arrivo a Chigi, fino a quando siamo riusciti a portare Mario Draghi alla guida del paese. Però adesso ci siamo fatti tutti più vecchi e avremmo bisogno di maggiore tranquillità. Naturalmente sono certo che nessuno dei tre consigli verrà preso da lui in considerazione”.
“Amo Fabrizio De André e, come dice lui, la gente si sente come Gesù nel tempio: dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio”, dice Roberto Giachetti, deputato di Iv, già vicepresidente della Camera e candidato sindaco di Roma: “Non amo dare consigli né sconsigliare. Diciamo che mi piacerebbe molto che in questa fase così povera della politica in termini di idee e visione Renzi si desse come missione quella di favorire la ricostruzione di un’alternativa liberal-democratica con un ruolo di aggregatore senza troppe sovraesposizioni”. Luciano Nobili, consigliere regionale di Iv “romano, romanista e riformista”, soldato renziano dalla primissima ora, augura all’ex premier, da un lato, “di godersi la sua famiglia e i suoi amici che, in questi anni, hanno pagato un prezzo altissimo e ingiustificabile per il solo fatto di stare accanto a chi stava portando avanti la più grande operazione di cambiamento che il nostro paese abbia mai conosciuto”, e gli consiglia “di non smettere di ricordarci che la politica è cambiare le cose, non piantare bandiere. E soprattutto di continuare ad affidarsi al suo intuito e non dar retta ai consigli”. Tuttavia Nobili condivide un certo allarme: “Dalla mossa del cavallo per fermare Salvini alla fine del Terzo polo per costruire un nuovo centrosinistra, l’estate è la stagione delle svolte renziane, la prossima ci faccia un po’ rilassare. E poi: la smetta di dire che Firenze è la città più bella del mondo, perché Firenze è bellissima ma, come ormai avrà capito anche lui, la città più bella del mondo è Roma”.
Per Michele Anzaldi, una lunga carriera nella comunicazione istituzionale e in Parlamento alle spalle, Renzi deve invece “tornare a fare Renzi”. In che senso? “Abbiamo visto, negli ultimi trent’anni”, dice Anzaldi, “tre persone che dicevano cose semplici, ma capaci di intercettare un sentire comune nell’elettorato: Berlusconi, prima, poi Grillo e Renzi. Hanno fatto tutti e tre il pieno di voti. Potrebbe, sì, succedere di nuovo con qualcun altro. Ma, visto il deserto attuale, dico appunto a Renzi di tornare ‘puro Renzi’: Magari ora non ci riesce, ma io penso di sì”.