Il caso
Il mese no di Salvini: dal congresso in Lombardia alla corsa a vuoto per volare da Trump
Il vicepremier sta brigando per partecipare all'Inauguration Day alla Casa Bianca, ma senza fortuna. Intanto Fratelli d'Italia ipoteca il Veneto e già pensa alla Lombardia
Vorrebbe, ma non può. Per essere all’Inauguration Day di Donald Trump il prossimo 20 gennaio Matteo Salvini si è dato da fare fino all’ultimo. Telefonate, ambasciatori informali, email. Il vicepremier e capo della Lega ha smosso mari e monti. Dai suoi canali nel Partito Repubblicano, a partire da Vivek Ramaswamy incontrato lo scorso giugno al ministero, passando per la filiera italoamericana vicino al tycoon fino all’ambasciata italiana a Washington. “Spiace, ma è praticamente impossibile: il cerimoniale in questo caso è rigidissimo. Gli unici inviti, al di là di quelli personali del presidente, sono rivolti ai capi di stato e di governo”, si sono sentiti rispondere gli uomini di Salvini da tutte le fonti interpellate. Hai voglia a non volerti più togliere la cravatta rossa di Trump. L’unica possibilità è quella più remota: che Giorgia Meloni rinunci al viaggio – eventualità rara – delegando il suo vicepremier. Un regalo, fuori Natale, enorme. Che – salvo miracoli – non accadrà. La corsa a vuoto per giuramento di Trump è un piccolo apologo sul momento non proprio esaltante che sta vivendo il leader del Carroccio.
Le cose per Salvini hanno iniziato a prendere una brutta piega con il congresso della Lega nella sua Lombardia: alla fine Massimiliano Romeo, come si sa, ha piegato i voleri del segretario, costringendo il candidato salviniano Luca Toccalini alla ritirata. Poi a fine dicembre il caso della giornalista del Foglio, Cecilia Sala, arrestata in Iran. E soprattutto il blitz, i primi di gennaio, di Meloni a Mar-a-Lago per incontrare Trump, il mito e modello di Salvini, con il quale la premier ha dimostrato di avere un contatto diretto, lei dice anche privilegiato. Al punto di sbloccare, da lì a poco, la vicenda della cronista italiana. Con tanto di eco internazionale per Meloni e di un punto e mezzo in più, per i sondaggi, a vantaggio di Fratelli d’Italia che ora supera quota 30 per cento. Al contrario della Lega inchiodata al 9. Se a questo si aggiungono anche le parole pronunciate sempre dalla premier a proposito del Veneto, che ragionevolmente non andrà più alla Lega, si capisce come non sia proprio un periodo eccellente per Salvini. Il quale ieri, mentre Meloni teneva la conferenza stampa di inizio anno, informava i giornalisti sulla “promessa mantenuta” sulla Pedemontana, ma anche sul “blocca ladri per mandare in galera senza scappatoie chi ruba nelle case”. Restano i nodi nelle regioni fortino rimaste alla Lega. In Consiglio dei ministri il Carroccio si è espresso contro il no al terzo mandato in Campania per Vincenzo De Luca, tema che riguarda a specchio Luca Zaia e forse, chissà, il Friuli Venezia Giulia di Massimiliano Fedriga. I malumori interni in Via Bellerio sono molti. In Lombardia si teme che dopo l’Opa di FdI sul Veneto, tocchi al Pirellone. Sullo sfondo il congresso nazionale della Lega: Salvini non ha avversari interni, ma nel dubbio ha dato mandato ai deputati del sud di iniziare una pesante campagna di tesseramento. Così il vicepremier di notte sogna Trump e di giorno prova a tirare a campare.
Simone Canettieri