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Per Giorgia Meloni ora è tempo di capitalizzare il consenso
La presidente del Consiglio deve passare dalle fase del non farò, dalla fase della rassicurazione, alla fase del farò, alla fase del trasformare l'Italia in un paese accogliente per gli investitori, per le imprese, sburocratizzato, in grado non solo di non far paura ma di essere anche attrattivo
Archiviato con successo il caso di Cecilia Sala, Giorgia Meloni si ritrova ora di fronte a uno scenario un po' da sogno e un po' da incubo, da far tremare i polsi. Meloni è la leader più forte d'Europa, è la leader più stabile del G7, gode di un consenso ancora notevole, ha una maggioranza solida, ha un'opposizione che non riesce a graffiare, ha un'economia che tutto sommato gira, ha di fronte a se un'occupazione alta come mai in Italia, ha un alleato di cui si fida in America, ha un rapporto speciale con la presidente della Commissione europea, ha il vento in poppa ma anche una necessità assoluta: evitare di fare la fine di quei body builder che con i propri muscoli non sanno cosa fare.
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Capitalizzare il consenso, per Meloni, significa passare dalle fase del non farò, dalla fase della rassicurazione, alla fase del farò, alla fase del trasformare l'Italia in un paese accogliente per gli investitori, per le imprese, sburocratizzato, in grado non solo di non far paura ma di essere anche attrattivo. I muscoli di Meloni potranno avere un effetto se lo spread scenderà sotto i 100 punti base, se gli investimenti diretti saranno superiori all'anno passato, se i Musk invece di essere pagati per investire in Italia, vedi il caso Starlink, saranno loro a sganciare quattrini, mettendo i propri capitali a servizio di un progetto di paese. La fase del dopo Sala, per Meloni, per capitalizzare il consenso e la credibilità passa anche da qui: il tempo scorre, e fare presto più che una necessità è ormai un dovere.