Giorgia Meloni (foto LaPresse)

la situa

Per Giorgia Meloni ora è tempo di capitalizzare il consenso

Claudio Cerasa

La presidente del Consiglio deve passare dalle fase del non farò, dalla fase della rassicurazione, alla fase del farò, alla fase del trasformare l'Italia in un paese accogliente per gli investitori, per le imprese, sburocratizzato, in grado non solo di non far paura ma di essere anche attrattivo

Archiviato con successo il caso di Cecilia Sala, Giorgia Meloni si ritrova ora di fronte a uno scenario un po' da sogno e un po' da incubo, da far tremare i polsi. Meloni è la leader più forte d'Europa, è la leader più stabile del G7, gode di un consenso ancora notevole, ha una maggioranza solida, ha un'opposizione che non riesce a graffiare, ha un'economia che tutto sommato gira, ha di fronte a se un'occupazione alta come mai in Italia, ha un alleato di cui si fida in America, ha un rapporto speciale con la presidente della Commissione europea, ha il vento in poppa ma anche una necessità assoluta: evitare di fare la fine di quei body builder che con i propri muscoli non sanno cosa fare.

  


Quello che state leggendo è un estratto dalla newsletter del direttore Claudio Cerasa, La Situa. Potete iscrivervi qui, è semplice, è gratis


     

Capitalizzare il consenso, per Meloni, significa passare dalle fase del non farò, dalla fase della rassicurazione, alla fase del farò, alla fase del trasformare l'Italia in un paese accogliente per gli investitori, per le imprese, sburocratizzato, in grado non solo di non far paura ma di essere anche attrattivo. I muscoli di Meloni potranno avere un effetto se lo spread scenderà sotto i 100 punti base, se gli investimenti diretti saranno superiori all'anno passato, se i Musk invece di essere pagati per investire in Italia, vedi il caso Starlink, saranno loro a sganciare quattrini, mettendo i propri capitali a servizio di un progetto di paese. La fase del dopo Sala, per Meloni, per capitalizzare il consenso e la credibilità passa anche da qui: il tempo scorre, e fare presto più che una necessità è ormai un dovere.

Di più su questi argomenti:
  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.