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L'affanno di Tajani

Anche su Starlink Forza Italia si smarca dagli alleati. Ma dalla carceri allo Ius Italiae fatica a incidere

Ruggiero Montenegro

Gli azzurri hanno presentato un emendamento al ddl Spazio per creare una costellazione italiana, sovranista. E su Elon Musk sono i più cauti.  Negli ultimi mesi spesso i forzisti hanno provato a differenziarsi ottenendo però pochi risultati in Parlamento 

L’ultimo tentativo di smarcarsi è arrivato pochi giorni fa, con una proposta che interviene direttamente nel dibattito stellare, tra SpaceX e il progetto europeo Iris2. Dapprima Forza Italia si è mostrata più cauta degli alleati su Elon Musk, poi ha presentato un emendamento firmato da Luca Squeri al ddl Spazio attraverso cui si chiede lo stanziamento di 800 milioni di euro, fino al 2028, per mandare nello spazio una costellazione di satelliti sovranisti, italiani. Squeri assicura al Foglio che “non c’è alcun intento polemico” verso la maggioranza, “nessun tentativo di differenziarsi, ma soltanto la volontà di dare un contributo per un’iniziativa di matrice italiana, a partecipazione pubblica e privata”. Il deputato azzurro si è anche detto “fiducioso che la proposta riceverà la giusta attenzione del governo”.  

Al netto delle parole di Squeri però, non è la prima volta che i forzisti provano a uscire dai ranghi della maggioranza. Negli ultimi mesi è accaduto spesso, su vari temi, dalla cittadinanza alle carceri. E non solo. Dichiarazioni e avanzate che hanno conquistato interviste e titoli in prima pagina, hanno funzionato dal punto di vista della comunicazione e probabilmente anche del consenso. Ma non di soli sondaggi, per fortuna, vive la politica. Contano anche i risultati e gli atti in Parlamento. Ed è qui che sta l’affanno di Forza Italia. E del suo leader Antonio Tajani (che pure sul caso Cecilia Sala non ha brillato), capace di un’estate arrembante, di percentuali in crescita nel 2024, ma che a conti fatti sui principali temi cavalcati per differenziarsi non può rivendicare moltissimo. Dello Ius Italiae, questo il nome della proposta forzista a favore della regolarizzazione di tanti immigrati, a parte qualche sparuta dichiarazione, non si è poi saputo molto. E quando pochi giorni fa, durante la conferenza di fine anno, è stato chiesto a Meloni cosa pensasse di una modifica alla legge sulla cittadinanza, la premier ha chiuso (ancora una volta) la porta: “Il governo si deve concentrare sulle materie che ha in programma. Non metterei altra carne a fuoco. Abbiamo già un’ottima legge”. Stessa musica sulle carceri. Ad agosto Tajani ha lanciato una meritoria campagna, in compagnia del Partito radicale di Maurizio Turco, per migliorare le condizioni dei detenuti, ma pure in questo caso non si sono visti particolari passi in avanti sul piano legislativo. Anzi il 2024 ha fatto segnare il nuovo record di suicidi, ottantanove. Mentre l’unica soluzione che propone Palazzo Chigi resta la costruzione di nuovi istituti di pena, non proprio la risposta che auspicavano gli azzurri. “Basta giustizialismo sulle carceri. Che serve stare al governo se non incidiamo?”, si chiedeva ad agosto Giorgio Mulè parlando con questo giornale. Chissà cosa ne pensa ora. Anche perché sempre nel campo della giustizia, quella tendenza ad aumentare reati e pene non si è fermata. Tutto il contrario di quell’approccio liberale e garantista tanto caro agli azzurri. E un tempo pure al ministro della Giustizia Carlo Nordio, oggi tuttavia sempre più vicino alle sensibilità meloniane. 

 

Passando all’economia e alle tasse, nelle ultime settimane sono andate a vuoto pure le principali battaglie sulla manovra: l’aumento delle pensioni minime, cavallo di battaglia di berlusconiana memoria, si è infranto contro le tabelle del Bilancio italiano, traducendosi in una crescita di due euro mensili sui conti degli italiani. Non proprio un risultato da ostentare, per Forza Italia (e per tutto il governo). Così come il taglio dell’Irpef chiesto a gran voce dagli azzurri alla fine non ha trovato riscontro nella finanziaria. Colpa di un concordato preventivo che non ha acceso gli entusiasmi dei contribuenti. Più in generale, per capire che aria tira in tema economico, la scorsa settimana Istat ha certificato che la pressione fiscale nel terzo trimestre 2024 è stata pari al 40,5%, in aumento di 0,8 punti  rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Forza Italia ha già rilanciato, tornando a chiedere un segnale di attenzione al ceto medio. Sperando non finisca come per le multe ai No vax, definitivamente cancellate dopo una serie di rinvii nonostante la netta contrarietà di Forza Italia, unica forza di governo a non mostrare ambiguità sui vaccini.

In attesa della riforma della giustizia insomma, sui temi più identitari, a FI non sono rimasti poi così tanti risultati da sbandierare in questa fase. Certo, ci sarebbe la vittoria sugli extraprofitti: grazie al pressing azzurro la tassa è stata trasformata in una sorta di prestito. Ma considerando che 7 italiani su 10, dicono i sondaggi, avrebbero voluto far pagare le banche per davvero, non è detto che sia (del tutto) un successo. 

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