verso la votazione
Ancora trattative sull'elezione dei giudici alla Consulta. Frizioni FdI-FI
I partiti non hanno ancora trovato l’accordo per l’elezione di quattro componenti mancanti della Corte costituzionale di nomina parlamentare. FdI propone Marini, il Pd Luciani, Forza Italia Sisto o Zanettin (ma Meloni non sarebbe d'accordo)
I partiti non hanno ancora trovato l’accordo per l’elezione di quattro componenti mancanti della Corte costituzionale di nomina parlamentare, con il Parlamento in seduta comune convocato oggi alle ore 13. La trattativa potrebbe andare in porto a ridosso dello scrutinio ma esiste il rischio che, dopo dodici votazioni andate a vuoto per il mancato raggiungimento del quorum, anche quella prevista oggi veda alla fine una fumata nera, costringendo i partiti all’ennesimo rinvio e lasciando la Consulta con 11 componenti su 15, il minimo legale per poter deliberare. Sarebbe con questa striminzita composizione che la Corte costituzionale il 20 gennaio si ritroverebbe a decidere sull’ammissibilità del referendum abrogativo della riforma sull’autonomia differenziata. Neanche il vertice tenuto ieri pomeriggio dalla premier Meloni a Palazzo Chigi con i due leader alleati, Antonio Tajani e Matteo Salvini, per il momento sembra essere servito a sbrogliare la matassa.
L’accordo di massima c’è e prevede che due giudici siano indicati dalla maggioranza (uno in quota Fratelli d’Italia e uno in quota Forza Italia, dal momento che la Lega ha già ottenuto due anni fa la vicepresidenza del Csm, con Fabio Pinelli), uno dal Pd (insieme agli altri partiti di opposizione) e che il quarto abbia invece un’estrazione politica “neutra”.
Il meccanismo si è inceppato attorno ai nomi proposti da Forza Italia: l’attuale viceministro della Giustizia e senatore, Francesco Paolo Sisto, o il senatore Pierantonio Zanettin (capogruppo del partito in Commissione Giustizia). Da quanto emerge, Fratelli d’Italia avrebbe espresso perplessità sull’opportunità di scegliere un parlamentare per la Consulta.
FdI non ha cambiato idea e propone Francesco Saverio Marini, professore di Diritto pubblico all’Università di Roma Tor Vergata e attuale consigliere giuridico del governo, considerato il “padre” del premierato.
Anche il Partito democratico sembra avere le idee chiare. La segretaria Elly Schlein si sarebbe convinta a mettere da parte il nome di Andrea Pertici, professore ordinario di Diritto costituzionale all’Università di Pisa con una forte connotazione politica: non solo è membro della direzione nazionale del Pd e consigliere giuridico della segretaria, ma da avvocato ha redatto il ricorso della regione Toscana contro la riforma del governo sull’autonomia differenziata. Per la Corte costituzionale i dem sarebbero così intenzionati a proporre il nome di Massimo Luciani, professore emerito di Diritto pubblico dell’Università La Sapienza di Roma, tra i più noti e stimati costituzionalisti italiani. Nel marzo 2021 venne nominato dall’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia come presidente della commissione di studio sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm.
La scelta del quarto giudice costituzionale resta strettamente legata a quella su cui ricadrà Forza Italia. Nel caso in cui cedesse ai dubbi espressi da FdI, il partito di Tajani potrebbe proporre l’elezione in quota FI del meno noto Andrea Di Porto, docente all’Università La Sapienza di Roma, in passato avvocato di Silvio Berlusconi e di Fininvest, oppure di Gabriella Palmieri Sandulli, avvocata generale dello stato. Quest’ultima, in realtà, potrebbe andare a ricoprire anche il posto riservato al quarto giudice “neutro”, per il quale circola anche il nome di Valeria Mastroiacovo, docente di Diritto tributario all’Università degli Studi di Foggia e segretaria dell’Unione giuristi cattolici italiani.