Il vicepremier Fa
Nuovo caos sulle ferrovie. E Salvini diserta il Cdm e l'inaugurazione a Termini
In serata nuovo guasto sul nodo di Roma, nel pomeriggio al Sud cancellazioni e fino a sei ore di ritardi per il maltempo. E contro il ministro leghista parte il tiro al bersaglio
Alla fine Matteo Salvini non è venuto. Il vicepremier della Lega è entrato in modalità fantasma. Chi lo ha visto? Solo chi crede ai fenomeni paranormali. Ieri mattina a Piazza dei Cinquecento a Roma insieme al sindaco Roberto Gualtieri doveva esserci anche lui. Si celebrava il “fine lavori” nel cantiere del grande piazzale che ospita l’accesso principale alla stazione Termini, uno dei più importanti e prestigiosi del Giubileo. Era di competenza di Rfi e Anas, dunque del ministero dei Trasporti guidato da Salvini. Il cerimoniale del Mit aveva preparato tutto per la partecipazione del ministro. Poi però, dopo il caos ferroviario di sabato, quando un guasto sul nodo di Milano ha mandato in tilt il traffico ferroviario di mezza Italia, qualcosa è cambiato. Anche perché, seppur con disagi minori, i ritardi sono proseguiti anche nei giorni successivi. Ieri al sud e in serata anche sul nodo di Roma è stata un’altra giornata campale. Per Salvini dunque meglio evitare di presentarsi. Tra le domande dei cronisti e il pericolo di una contestazione imprevista di qualche pendolare arrabbiato, il rischio autogol comunicativo era dietro l’angolo. “Salvini assente? Quello che posso dire è che il ministero in tutte le sue articolazioni ha dato e sta dando un contributo decisivo alla realizzazione delle opere giubilari e il governo, seppure impropriamente, è rappresentato da me”, ha spiegato ai cronisti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano che era invece lì. Salvini in serata, dopo aver disertato anche il Consiglio dei ministri, si è limitato a una nota del Mit per manifestare la propria “soddisfazione” per la nuova piazza. Ma dov’era? Lo si è capito solo in serata: al ministero per incontrare la sindaca di Bormio Silvia Cavazzi per parlare delle Olimpiadi Milano-Cortina. Senz’altro meglio dei treni.
D’altronde proprio ieri per il trasporto ferroviario è stata un’altra giornata da dimenticare: problemi in serata sul nodo di Roma e treni cancellati e ritardi fino a sei ore causa maltempo su tutta la tratta che collega Salerno a Reggio Calabria. La stessa per la quale un gruppo di sindaci calabresi, con l’assenso silenzioso del governatore forzista della Calabria Roberto Occhiuto, chiedeva al Mit lumi sulle risorse per portare fino a Reggio l’alta velocità. Intanto, dopo giorni di silenzio sul caos trasporti da parte degli alleati di FdI, Salvini ha incassato una prima e minuta difesa: “Attribuire a Salvini la responsabilità di quello che sta avvenendo è profondamente ingeneroso, ingiusto e anche sintomo di incompetenza”, ha detto Galeazzo Bignami, capogruppo del partito di Giorgia Meloni alla Camera, e già sottosegretario al Mit proprio con Salvini, con cui i rapporti non erano propriamente cordiali.
Il vicepremier è in grande affanno. Si sente sotto attacco. Da un lato c’è la questione ferrovie che lo sta trasformando in un bersaglio facilissimo per le opposizioni. Ieri è stato un martellamento di dichiarazioni al vetriolo di molti dei leader del centrosinistra. “Meloni prenda in mano il dossier treni, con Salvini siamo su un binario morto”, diceva Giuseppe Conte, “A che ora si dimette Salvini?”, rincarava Matteo Renzi, “E’ al Mit o al Viminale?”, attaccava Stefano Bonaccini. Dall’altro lato c’è la questione terzo mandato, con la Lega costretta ad abbozzare e rinunciare alla ricandidatura di Luca Zaia in Veneto e FdI che pretende di scegliere l’uomo giusto per il dopo. Al segretario i leghisti veneti chiedono di tenere duro: se non sarà Zaia non c’è dubbio che il suo successore debba essere un leghista. Salvini, è il sotto testo, lo spieghi per bene alla Capa. Si faccia valere insomma. Non semplice. Lo dimostra bene un’altra vicenda. Dopo l’assoluzione al processo Open Arms, Salvini ha seriamente accarezzato l’idea di un ritorno al Viminale. Basta treni e ritardi, di nuovo, finalmente, immigrati e rimpatri. I suoi desideri però sono stati subito fermati da Palazzo Chigi. Alla conferenza stampa di inizio anno Giorgia Meloni lo ha detto chiaro e tondo: “Salvini sarebbe un ottimo ministro dell’Interno, ma anche l’attuale ministro, Matteo Piantedosi, lo è. La questione non è all’ordine del giorno”. E così il vicepremier si è autoretrocesso a capo ufficio stampa del Viminale. Da almeno una settimana non pubblica nessun contenuto social legato al suo incarico al ministero di Piazza di Porta Pia. In compenso i suoi profili sono diventati la cassa di risonanza dei successi del suo ex capo di gabinetto e oggi ministro dell’Interno Matteo Piantedosi: “Via un altro, bene così”, l’ultimo posto per brindare a una nuova espulsione di un immigrato irregolare.
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