alla camera
Primo sì alla separazione delle carriere. I selfie di Nordio e l'assalto dell'Anm
Via libera della Camera alla riforma costituzionale della magistratura. La maggioranza (incluso il ministro) festeggia. L'Associazione nazionale magistrati annuncia battaglia
Incassato il primo, storico, via libera della Camera alla riforma costituzionale della magistratura, che include la separazione delle carriere tra pm e giudici, interpellato dal Foglio il Guardasigilli Carlo Nordio non nasconde la sua soddisfazione: “Tutto ciò che è contenuto nella riforma è stato da me scritto per la prima volta in un libro nel 1997. Aggiungo un aneddoto. All’epoca il libro venne presentato in un incontro con un autorevole magistrato, Piero Vigna, e uno storico esponente del Partito comunista, Emanuele Macaluso, entrambi in gran parte d’accordo con le mie proposte”. “Parliamo di Macaluso eh…”, ripete il ministro, come a evidenziare il paradosso del “no” del centrosinistra alla riforma. Il testo di riforma costituzionale ha ottenuto oggi alla Camera 174 voti a favore, 92 voti contrari e 5 astenuti. Compatta la maggioranza. Hanno votato a favore anche Azione e Più Europa. Contrari Pd, M5s e Avs, mentre Italia viva si è astenuta. Vista l’importanza dell’evento, il ministro Nordio ha voluto essere presente alla Camera, intervenendo anche durante la discussione per smentire gli ennesimi allarmi sull’indipendenza dei pubblici ministeri.
“La riforma costituzionale che noi proponiamo è di una semplicità elementare. C’è scritto tutto”, ha detto Nordio. “L’indipendenza della magistratura, giudicante e requirente, è inserita nella proposta di riforma. Tutto il resto, come direbbe Shakespeare, è silenzio”. Più che silenzio, come ha aggiunto dopo lo stesso Guardasigilli, si tratta di “processo alle intenzioni”. Che offende, sul piano personale, il ministro: “Ho scelto di fare il pm 47 anni fa proprio perché ritenevo che fosse e dovesse essere indipendente da qualsiasi forma di potere: esecutivo, mediatico, correntizio”.
La maggioranza ha accolto il primo via libera alla riforma in maniera trionfale. “Abbiamo vinto”, dice a tutti Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Nordio viene subito placcato all’uscita dell’Aula di Montecitorio da colleghe e colleghi per un selfie-ricordo. Dopo l’iniziale imbarazzo, a un certo punto ci prende gusto pure lui: “Vieni anche tu!”, dice Nordio a un deputato, invitandolo a mettersi in posa. Scene di festa, mentre il forzista Alessandro Cattaneo si lascia andare: “Questo è anche per Silvio!”, riferendosi ovviamente a Berlusconi.
Sul piano pratico, la riforma modifica il titolo IV della Costituzione, prevedendo la separazione delle carriere dei magistrati requirenti e giudicanti, l’istituzione di due diversi Consigli superiori della magistratura (entrambi posti sotto la presidenza del capo dello stato), il sorteggio per l’elezione dei membri dei Csm e l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare, chiamata a emettere le sentenze disciplinari nei confronti dei magistrati di entrambe le funzioni. Il testo ora passerà al Senato. In caso di approvazione, dovrà essere approvato un’altra volta da ciascuna Camera, dopo una pausa di tre mesi. Poi la quasi certezza del referendum, vista la mancanza di una maggioranza pari a due terzi dei componenti. Insomma, il percorso è ancora lungo, ma è la prima riforma istituzionale proposta dal governo a iniziare a concretizzarsi.
Dopo due ore dall’ok della Camera arriva puntuale la nota dell’Associazione nazionale magistrati: “Ribadiamo la nostra profonda preoccupazione per una riforma costituzionale che mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Una riforma sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani”.
E pensare che, pochi minuti prima, proprio Nordio aveva auspicato un “dibattito razionale” sulla riforma. Una riforma che ribadisce esplicitamente i princìpi di autonomia e indipendenza della magistratura nel suo insieme.
L’Anm ha però deciso da tempo di giocare la sua battaglia sul “pericolo che verrà”. Non si sa come, né quando, né per mano di chi.