(foto Ansa)

voci dal pd

“Così no”. “Ho seguito il partito”. Viaggio tra i parlamentari dem che chiedevano la separazione delle carriere

Luca Roberto

Orfini: "In linea di principio la separazione non è un abominio, ma questa riforma era un papocchio invotabile". Malpezzi: "Ho mantenuto quelle posizioni, ma sono una donna di partito". Berruto: "Il mio sostegno era alla persona". La linea Serracchiani

Il più schietto è il deputato Mauro Berruto. “Guardi all’epoca non ero né un parlamentare né ero tesserato al Pd. Il mio era un sostegno alla persona. Adesso preferisco esprimermi solo sulla mia materia di competenza che è lo sport”. L’ex allenatore della nazionale italiana è uno degli esponenti del Partito democratico che nel 2019 sottoscrisse la mozione congressuale a sostegno di Maurizio Martina candidato alla segreteria del partito. In totale tra persone che attualmente ricoprono un incarico alla Camera o al Senato o ne sono appena usciti, sono tredici. Giovedì hanno visto approvare in prima lettura alla Camera la riforma che quella separazione di carriere tra giudici e pm alla fine la introduce. “Ma una separazione nei fatti c’era già, grazie alla riforma Cartabia. Tra una funzione e l’altra era già adesso possibile un solo passaggio”, dice al Foglio un altro firmatario come il senatore Alessandro Alfieri, che però, da responsabile riforme e Pnrr del Pd, premette di essere impegnato su tutt’altri dossier.

 

Quella era una mozione congressuale enorme, non era un ordine del giorno specifico sulla separazione delle carriere. Questo lo dico non tanto per me ma per tantissimi altri che hanno sottoscritto quel testo e non credo fossero d’accordo su tutto”, dice al Foglio l’onorevole Matteo Orfini, anch’egli un sostenitore della mozione. “Io personalmente la separazione delle carriere non l’ho mai demonizzata. E’ un qualcosa di cui si può discutere dentro un quadro complessivo di riforma. In linea di principio, non è affatto un abominio. Ma la riforma votata dal governo è un papocchio incredibile. E’ chiaro che dalla mozione di Martina sono cambiate diverse cose, ma io la considero sbagliata nel metodo e nel merito. Ha l’obiettivo di mettere in gerarchia e sottoporre a un maggior controllo politico il potere giudiziario. Quando ho voluto ho votato spesso in dissenso dal mio partito, non mi sono mai nascosto”, continua Orfini. “Ma devo confessare che questa volta non ho avuto alcuna difficoltà o imbarazzo a votare contro”.

 

Chi invece si è uniformato alle direttive del Nazareno è la senatrice riformista Simona Malpezzi. “Personalmente ho mantenuto le posizioni contenute in quella mozione, ma sono pur sempre una donna di partito. Del resto quel congresso, ma anche quello successivo, li abbiamo persi”. Detto ciò, più nel contenuto della riforma che introduce la separazione delle carriere tra giudici inquirenti e giudicanti, Malpezzi dice di non apprezzare “le battaglie ideologiche. Già con la riforma Cartabia una sostanziale separazione delle funzioni c’era già. Da questo punto di vista c’era già stato un cambiamento importante. Io sono sensibile culturalmente al tema del garantismo, per questo credo che Nordio abbia detto cose molto serie quando ha parlato ad esempio degli eccessi e delle storture dell’istituto 'avviso di garanzia'. Solo la destra dovrebbe essere molto più coerente. Risultati concreti su questo ancora non li abbiamo visti”.

Nella lista dei sottoscrittori della mozione c’è anche la senatrice Valeria Valente. “Io per cultura sono garantista, non sarei contraria a una separazione. Ma nel contesto anche di tutte le altre riforme come il ddl Sicurezza che rischia di introdurre nel nostro paese un vero e proprio stato di Polizia, mi lascia molto più timorosa e guardinga”, dice Valente al Foglio. “Ho molto apprezzato un articolo scritto da Luciano Violante. Mi sembra una risposta precipitosa e di pancia, fatta forse più per il timore di riuscire a portare a casa l’unica riforma che avevano promesso, visto che premierato e autonomia sono sparite. Io, ripeto, di principio non sono contraria. In un altro quadro se ne può discutere. Ma è il contesto complessivo che mi preoccupa molto, specialmente quando vedo che alcune competenze vengono sottratte alla magistratura per darle alle forze di polizia. Io pure sono favorevole alle misure di prevenzione, ma sempre con una cautela che non mi pare in questi casi ci sia stata”.

A dare indicazioni più precise in merito era stata la responsabile Giustizia del Pd, Deborah Serracchiani. Che la sua posizione l’aveva chiarita al Foglio. “All’epoca ho aderito a una mozione congressuale che conteneva tante altre cose, e per di più in un contesto totalmente diverso. Sono stata personalmente contraria a una separazione secca delle carriere e l’avevo dichiarato già anni addietro”, disse qualche mese fa. “Noi comunque abbiamo sempre puntato alla separazione delle funzioni, un obiettivo che è stato raggiunto con la riforma Cartabia nella scorsa legislatura, tant’è che nel programma elettorale del Pd del 2022, quando ero capogruppo alla Camera, di separazione non si parla affatto”.

  • Luca Roberto
  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.