Giù le mani dai "cop"
Chi grida al “ddl rappresaglia” fa male agli agenti. Follia bipartisan
L’assurda garrotizzazione mediatico-politica delle forze dell’ordine. Errori anche a destra
Appello bipartisan: giù le mani dalla forze dell’ordine. Se non fosse grave e irresponsabile il clima politico e mediatico di accuse e attacchi, e per contro difese strumentali, che sta garrotizzando la dignità di uomini e donne in divisa incaricati della sicurezza, l’immagine grottesca ma calzante sarebbe questa: ieri sera sul sito di Libero ci si poteva collegare per postare in diretta insulti contro la puntata in corso di M. Rutto libero. Il problema è che la sinistra fa lo stesso: dici ddl sicurezza e ognuno si sente autorizzato a ruttare la qualunque. Carabinieri già condannati a prescindere per Ramy. Polizia di Brescia trasformata in criminali di Pinochet, a prescindere. Molotov contro i carabinieri. Fantasie di scudi penali. Non funziona.
La palude politica in cui tutto sprofonda è maleodorante e in più, aiuto aiuto!, arriva Trump. Ma questo non giustifica né può giustificare la campagna di delegittimazione in corso contro le forze di polizia, trasformate senza ritegno in “forze della repressione” da un’opposizione attenta solo non scontentare i facinorosi. Errori, comportamenti sbagliati o reati delle polizie ci sono stati e sempre ci saranno. Vanno puniti ed è ciò che (quasi) sempre accade. Ma, anno Domini 2025, non siamo in presenza di alcun caso Cucchi o Aldovrandi, di nessun G8 di Genova. Il “caso Ramy”, tutto ancora da chiarire, non lo è, nonostante il tentativo delle Ilarie Salis e di zone del Pd di soffiare sul fuoco di piazza. Il “caso Brescia” andrà chiarito anche oltre le dichiarazioni del ministro Piantedosi, ma si può ragionevolmente ipotizzare che Brescia non sia una galera iraniana.
E’ invece ragionevolmente evidente che il clima che si sta creando attorno al tema sicurezza sia tossico. La molotov scagliata da un militante dell’area antagonista contro una caserma dei Carabinieri a Roma ha raccolto blande condanne e gli agenti attaccati a San Lorenzo, be’, per molti sarebbero solo vittime collaterali di un clima di scontro sociale esasperato. Da chi? Dal governo di destra che vuole fare il ddl sicurezza, perbacco. Si va verso la terza lettura del ddl sicurezza, i cinque caveat del Quirinale – Sim ai migranti; donne incinte in carcere; resistenza passiva in carcere; norme “anti-Gandhi”, impossibilità di cancellare le attenuanti in caso di violenze contro la polizia – sono noti e si vedrà come recepiti.
Ma da qui a chiamarlo “ddl repressione” o “ddl Orbán” (Majorino) si fa presto a finire nella palude. Ha detto Riccardo Magi, sulla separazione delle carriere dei magistrati, che sulla giustizia il governo “è un orologio rotto che stavolta ha segnato l’ora giusta”. Qualcosa di simile si può dire per alcuni provvedimenti previsti dal governo. Non certo il carcere per le mamme rom, ma senz’altro per il rafforzamento del Daspo urbano – che dovrebbe prevenire quei reati che i cittadini avvertono come particolarmente minacciosi e odiosi. Non certo lo scudo penale erga omnes per gli agenti, ma intervenire sull’automatismo delle inchieste, ad esempio quando un agente usa l’arma di ordinanza in casi di necessità, è un tema su cui si può discutere senza evocare George Floyd. Problema bipartisan, si diceva. Il costante tentativo di parti della maggioranza di usare i temi di sicurezza in chiave criminale o criminogena, e peggio ancora di strumentalizzare un appoggio alle forze dell’ordine che dovrebbe essere invece semplicemente istituzionale, stanno avvelenando il clima e gli stessi corpi di polizia sono i primi a risentirne e a rifiutarli.
Meglio smetterla. Infine si può osservare questo: le posizioni iper securitarie del governo hanno motivi non tutti strampalati, e grande facilità di attecchire nell’opinione pubblica. Soprattutto quando i cittadini vedono agenti insultati o spediti in ospedale (273 lo scorso anno). Mentre la difesa a oltranza da parte della sinistra di chi pretende di agire forzando le regole e fuori dalle leggi rischia di schiacciarla dalla parte del torto. Ora è di gran successo la serie Netflix Acab (all cops are bastard). Si potrebbe aprire un bel microfono aperto à la Libero per far sfogare i pro o contro i cop. Ma bipartisan stavolta.
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