L'intervista

Bertinotti: "Laici del Csm sorteggiati? È l'ultimo tassello dello svilimento democratico"

Ginevra Leganza

Membri laici estratti a sorte, taglio dei parlamentari, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, decretazione d'urgenza, incapacità di eleggere i membri della Consulta. L'ex presidente della Camera e leader di Rifondazione comunista mette in fila i tasselli dell'anti politica 

“Non mi pronuncio tecnicamente, e tuttavia penso che anche in questa riforma della giustizia aleggi il morbo dell’anti politica. O peggio: la cupio dissolvi del Parlamento italiano”. Fausto Bertinotti accoglie con espressioni gravi, addirittura paoline, quello che definisce “l’ultimo e quasi invisibile tassello nello svilimento della nostra democrazia”. Ovvero l’estensione del metodo del sorteggio dai membri togati del Csm (che, con la separazione delle carriere, diventeranno due) ai membri laici di espressione parlamentare. I quali, benché estratti da un elenco che il Parlamento compilerà a sei mesi dall’insediamento del Csm, verranno appunto sorteggiati. Secondo una logica che somiglia a una concessione, da parte del riformatore, per indorare la pillola al potere giudiziario. 


“Penso che la rinuncia al potere di eleggere i membri laici – dice al Foglio l’ex presidente della Camera e leader di Rifondazione comunista – vada in una direzione ben precisa, e già tracciata dal Parlamento”. Quale? “Quella di percepirsi tanto inadeguato da volersi cancellare. Ma, a onor del vero, non mi pare che un tassello, questo. Non dico insignificante, ma certo meno scandaloso di altro”. Cosa la scandalizza? “Non saprei da dove cominciare. Ma nell’ultimo quarto di secolo è stata così gigantesca la devastazione delle prerogative parlamentari che quest’ultima, francamente, mi sembra minore”. Minore rispetto a cosa? “Minore rispetto alla decretazione d’urgenza, minore rispetto alle forme di elezione con cui si scelgono i parlamentari. Non voglio dire che sia irrilevante, ma vede… Non mi turba”. Però è qualcosa. “Sicuramente. Ma mi turba poco se penso a come è stato discusso il bilancio dello stato. Anzi, a come non è stato discusso. Abbiamo varato una legge di bilancio con una mutilazione del parlamento. Annichilito nella sua funzione fondamentale: il dibattito”. 


“Non voglio sembrare inutilmente nostalgico – continua Bertinotti – ma erano discussioni, queste, che chiamavano in causa scuole economiche diverse”. E che ora si estinguono in un silenzio scuro. “Siamo dentro una controriforma. La quale, tuttavia, non dura da ora ma da decenni”. E infatti in questo calderone venefico possiamo annoverare il taglio dei parlamentari, le oscillazioni sull’immunità parlamentare. Giusto? “Non c’è dubbio. Aggiungiamo pure l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. È uno sviluppo a perdere”. È il Parlamento del “meno”? “È una miscela mortifera di delegittimazione esterna e perdita di autorevolezza interna. Se vogliamo chiamare questi venticinque anni ‘ciclo liberale’, facciamolo. Ma sappiamo che tale ciclo si è compiuto a scapito della democrazia. Il che è paradossale”. Nessuna cura? Nessuna prognosi? “Difficile dirlo. Noi, oggi, parliamo della mutilazione del Parlamento. Ma il quadro generale è quello di un paese per metà astensionista”. 


E, col focus sull’elettorato, Bertinotti usa adesso l’assai suggestiva espressione gramsciana, giacché “è la ‘connessione sentimentale’ – dice – che manca: è il decadimento dei corpi intermedi, dei partiti, delle istituzioni, delle organizzazioni di massa”. Decadimento che ci pone dinanzi un fatto. Che va accettato. Ossia la fine del Novecento. “E dunque la fine di quella connessione sentimentale. Per cui se un 50 per cento degli italiani si astiene, l’altro 50 vota senza emozione. Comunque, per tornare a monte…”. Per tornare, cioè, al sorteggio dei membri laici dei Csm… “Ecco, per tornare a monte si pensi infine all’incapacità di eleggere i membri della Consulta. Ennesima tessera nel mosaico di degenerazione”.