l'intervista
De Pascale (Pd): “Meloni ci salvi dai dazi di Trump. Si gioca la leadership. Pronti ad aiutarla”
Il presidente dell’Emilia-Romagna: "La premier non ha la bacchetta magica. Ma siamo fiduciosi che il rapporto con Trump possa evitare ricadute che per noi sarebbero devastanti. L'obiettivo delle forze politiche è comune. No ideologia"
“Il presidente Trump ha vinto promettendo dazi, soprattutto negli stati in cui si produce il cosiddetto parmesan, che gioca su quell’italian sounding che in questi anni abbiamo cercato di combattere. Per questo io credo che gli elementi di preoccupazione per noi siano tanti. L’auspicio è che il governo sfrutti i suoi buoni rapporti con la nuova amministrazione americana per evitare dazi che per noi sarebbero devastanti”. Michele De Pascale parla da presidente dell’Emilia-Romagna. Cioè della regione in cui la versione ufficiale e originale del parmesan, il Parmigiano Reggiano, ha origine e viene prodotto. Ma il suo discorso non tocca solo il settore agroalimentare: lo scorso anno dall’Emilia-Romagna verso gli Usa le esportazioni hanno toccato quota 8 miliardi di euro tra prodotti e servizi. Per l’export regionale, gli Stati Uniti rappresentano il principale mercato di sbocco, dopo l’economia dell’Unione europea. “Proprio l’agroalimentare ha continuato a crescere in controtendenza con alcuni dati che negli ultimi anni segnalavano una contrazione”, spiega De Pascale. “Il frutto di un grande lavoro di promozione che è stato fatto dal mio predecessore Stefano Bonaccini. E che ci ha portato a strutturare una serie di accordi che hanno fatto crescere l’attrattività dei prodotti emiliano-romagnoli”.
Il presidente De Pascale è del Pd ma è un riformista, pragmatico, poco interessato alle battaglie strumentali. Con gli imprenditori della sua regione ci parla quotidianamente. “C’è preoccupazione ma al contempo chi fa impresa non ci sta a creare un clima di sfiducia”, spiega al Foglio. “Per questo c’è grande speranza che il governo riesca a fare un buon lavoro per evitare che il progetto trumpiano di dazi vada in porto. Non è una questione ideologica ma di ricadute pratiche sulla nostra economia. Ovviamente è qualcosa che richiederebbe un’azione anche dalle istituzioni europee, anche se la partenza della commissione von der Leyen bis non è stata granché”. Per questo l’attenzione si sposta sul rapporto privilegiato che sembra essersi instaurato tra Meloni e Trump.
Il presidente dell’Emilia-Romagna non ha mai avuto un atteggiamento pregiudiziale nei confronti della premier. L’ha incontrata a Palazzo Chigi, ha partecipato ad Atreju. Ha riconosciuto al governo “un cambio di passo” con la nomina dell’ex presidente della Protezione civile Fabrizio Curcio come commissario alla ricostruzione in Emilia-Romagna. Sul rapporto con Trump si gioca davvero la sua leadership? “E’ chiaro che per un leader i rapporti internazionali sono fondamentali. Nel caso specifico non credo che il rapporto con Trump vada né minimizzato né mitizzato. Ottenere dei risultati contro l’introduzione dei dazi è qualcosa che dovremmo volere tutti, maggioranza e opposizione. Perché è chiaro che Meloni non ha la bacchetta magica e non è che i rapporti si possono interrompere. Ma è anche vero che non si può essere amici il lunedì e poi il martedì essere completamente indifferenti a una solidarietà tra i due paesi”. L’interlocuzione con voi presidenti di regioni fortemente votate all’export verso il Nord America, come Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, dovrà essere privilegiata? “Noi siamo disposti a dare una mano e a lavorare con il governo”, dice allora De Pascale. “Come regioni abbiamo i nostri strumenti per interloquire con i singoli stati, per esempio l’abbiamo fatto con la California. Ma è chiaro che va tutto messo a sistema per poter funzionare al meglio”.
A ogni modo, secondo il governatore dem, il contrasto alle derive trumpiane che si potrebbero abbattere qui da noi potrebbe servire anche a ridimensionare il peso del sovranismo alle nostre latitudini. “Io sono contrario al sovranismo prima ancora per etica che per riflessi economici”, dice festeggiando il compleanno nello stesso giorno in Donald Trump giura come quarantasettesimo presidente degli Usa. Una specie di rito che gli capita ogni quattro anni. “Se poi qualcuno è convinto che il sovranismo possa essere profittevole per un paese come il nostro, disteso nel Mediterraneo, che ha nei traffici e nei commerci il proprio Dna, non capisco su quale basi possa sostenerlo. L’abbiamo visto anche a livello europeo: il sovranismo è quella cosa per cui quando si è trattato di mostrare solidarietà verso l’Italia, paesi cosiddetti sovranisti si sono fatti gli affari loro. Ecco perché non possiamo che essere in antitesi al trumpismo”.