No, il dibattito no!

Gli schleiniani si difendono: "Il Pd cresce, ci vorrebbe più generosità”

Il centro ribolle, la maggioranza dem ribatte

Marianna Rizzini

Gribaudo: "Oggi il Pd è un partito caratterizzato da una leadership che ha rimesso ordine tra le priorità. Non vedo contraddizioni o contrapposizioni tra le cose dette a Orvieto e Milano e quel che dicono la segretaria Schlein e il Pd”. Sarracino: "Il nostro assillo è stato riconnettere il partito con mondi che ci avevano voltato le spalle, ma non significa aver rinunciato a una vocazione maggioritaria"

“No il dibattito no”, diceva Nanni Moretti, uno che alla “sua” sinistra ne ha cantate molte e a più riprese. Ma stavolta hai voglia a dire no: sono due giorni, infatti, che attorno al Pd si dibatte e si ribatte e si riflette attorno alla possibilità di aggiungere, accanto alla gamba dem, una seconda gamba centrista o riformista – che però potrebbe anche non essere una seconda gamba, ma una gamba che va da sola. E insomma, il dibattito ha preso corpo più che mai tra Milano e Orvieto, lo scorso weekend, con partecipazione in presenza e a distanza degli ex premier Romano Prodi e Paolo Gentiloni, dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini più numerosi parlamentari, intellettuali e sindaci (Beppe Sala primo cittadino di Milano in testa), con tanto di critiche che, si è detto nei due consessi, volevano essere costruttive e che tuttavia non sempre sono state percepite come tali (sul Pd “antistorico”, sul Pd “dirigista”, sul Pd che deve recepire gli “altolà” su “sicurezza e potere d’acquisto”, sul Pd che deve accettare la realtà del terzo mandato). La segretaria Elly Schlein non ha commentato a caldo, trincerandosi finora dietro l’esigenza di “fare opposizione in maniera unitaria”. Ma, se si rovescia la prospettiva rispetto a questo centro aspirazionale, se si guarda al disegno in movimento del futuribile soggetto “altro” o della futuribile componente moderata, e anche a se stessa, la maggioranza schleiniana che cosa vede? Intanto, un Pd che è salito, negli ultimi tempi, al 24,1 per cento, fanno notare dalle parti Nazareno. “Partirei da un assunto”, dice la vicepresidente Pd Chiara Gribaudo: “Ogni contributo volto alla costruzione di un’alternativa al governo Meloni non soltanto è utile, ma è necessario. Soprattutto in un anno come questo, caratterizzato da elezioni regionali importanti ma non da un test nazionale come le Europee del 2024: c’è lo spazio per fare analisi, costruire contributi e proposte”. E però, dice Gribaudo, “oltre al dibattito c’è la pratica politica, e allora bisogna cominciare a costruire percorsi comuni facendo opposizione uniti sui diversi temi. Pensiamo alla battaglia sul salario minimo – che ha visto quasi tutte le opposizioni unite. Ma anche sulle liste d’attesa in Sanità. Potremmo continuare su questa strada, per esempio, facendo battaglie comuni contro la precarietà del lavoro, per riprendere una seria politica industriale a partire dalla cancellazione del taglio all’automotive”. Oggi il Pd “è più forte di tre anni fa”, dice la vicepresidente dem, e quindi “ci vorrebbe più generosità, credo, nel riconoscere questo risultato al lavoro della segreteria guidata da Elly Schlein. Oggi il Pd è un partito caratterizzato da una leadership che ha rimesso ordine tra le priorità, le questioni sociali, le politiche industriali, i diritti degli esclusi, l’attenzione a una nuova ecologia. E, se vogliamo essere sinceri, non vedo contraddizioni o contrapposizioni tra le cose dette a Orvieto e Milano e quel che dicono la segretaria Schlein e il Pd da tre anni a questa parte”. In che senso? Per Gribaudo il Pd “è, per sua natura, un partito che racchiude al suo interno lo spirito delle culture laiche e progressista, costituzionali, cristiano sociali, ambientali e antifascista italiane, quindi credo sia positivo che si rafforzino intorno a lui forze e propulsioni sia più radicali sia più moderate. Per come è cambiato lo scenario politico nazionale, siamo passati da essere un partito a vocazione maggioritaria a un partito perno di una coalizione a vocazione maggioritaria, dove trovano sintesi contributi diversi per un fine comune: dare all’Italia un nuovo governo riformista che metta mano a tutto quel che non sta facendo l’attuale governo, prima di tutto ridando al paese il posto che gli spetta in Europa”. Anche per Marco Sarracino, deputato dem che nella segreteria pd ha la delega alla Coesione, al Sud e alle Aree interne, “grandi passi avanti sui temi economici e sociali” sono stati fatti dal Pd schleiniano, “in termini di forza e credibilità della proposta politica: se riflettiamo bene, fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile portare un segretario nazionale fuori i cancelli delle fabbriche ed essere riconosciuti come credibili rispetto alle battaglie di chi oggi rischia di perdere il posto di lavoro. Il nostro principale assillo è stato riconnettere il partito con dei mondi che ci avevano voltato le spalle, ma questo non significa aver rinunciato a una vocazione maggioritaria, anzi: chiedere di aumentare i salari, difendere la sanità pubblica, combattere per la coesione dell’Italia, significa parlare a tutti, altro che vocazione minoritaria”. Fatto sta che il centro, anzi i centri, annunciano altri round (il dibattito sì).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.