Passeggiate romane
Il centro mormora e a tanti non piace Schlein candidata premier
Un pezzo del suo mondo non ritiene la segretaria abbastanza adatta come sostituta di Meloni a Palazzo Chigi per le prossime elezioni politiche. Ma puntare tutto sulle primarie potrebbe aiutare a superare l'ostacolo dello statuto del Pd. Partono le trattative riservate, alle spalle della leader dem
Elly Schlein ha preferito fare buon viso a cattivo gioco e ha dato mandato ai suoi di parlare il meno possibile dei due eventi centristi e riformisti di Milano e Orvieto. Ma la segretaria del Partito democratico, come ha avuto modo di dimostrare dalla sua elezione a leader dem, è tutt’altro che un’ingenua ed è per questa ragione che non ha gradito affatto i toni di certi interventi alle due iniziative dello scorso weekend. La segretaria ha capito che il bersaglio vero, al di là della reale necessità di aggregare altri mondi attorno al centrosinistra (esigenza, questa, che la trova assolutamente concorde) è lei. Già perché c’è un pezzo del suo mondo che non la ritiene adatta a impersonare il ruolo di candidata premier alle prossime elezioni politiche. “C’è molto conservatorismo anche dalle nostre parti”, s’è lasciata sfuggire, commentando con i collaboratori più stretti, riferendosi agli eventi degli ultimi giorni. “Persino nel centrosinistra c’è chi è perplesso di fronte a una donna con un ruolo di primo piano e di guida”.
Dunque Schlein sa bene che nel suo partito, visto che sostituire la leader è praticamente impossibile, da quando lei ha rivitalizzato il Pd risollevandolo dalle percentuali a cui lo aveva condannato la precedente gestione, si cerca invece di sostituire il candidato a Palazzo Chigi. “Peccato che secondo lo statuto dem sia il leader il candidato premier”, ha ironizzato con i suoi. Così Schlein. E i suoi avversari? Loro conoscono bene lo statuto del Partito democratico e quindi sanno altrettanto bene che cosa c’è scritto. Ma hanno già trovato un modo per aggirare il problema (e la segretaria).
Siccome sarà difficile imporre agli alleati (a Giuseppe Conte che ancora coltiva il sogno di Palazzo Chigi, ma anche a Nicola Fratoianni e a Angelo Bonelli, che si rifiutano di fare le ancelle del Pd) che la leadership di un Pd sullo schieramento avvenga in automatico, puntano tutto sulle primarie. In questo modo, in nome del più ampio coinvolgimento del popolo del centrosinistra, supererebbero l’ostacolo dello statuto del Partito democratico. Ma prima del voto ai gazebo bisogna occuparsi di stringere patti con gli alleati per giungere a questa soluzione. A Montecitorio si racconta che trattative riservate in questo senso siano già partite. Alle spalle di Schlein.
Chi ha maggiori rapporti con l’ala sinistra dell’opposizione si sta già confrontando con quell’area, lo stesso dicasi per chi ha relazioni con il Movimento 5 stelle. L’unico ostacolo dicono sia Matteo Renzi. Che intanto ieri è intervenuto sul tema del centro, dando una stoccata alla segretaria del Pd: “Ho l’impressione che il Pd a guida Schlein faccia fatica a rappresentare il mondo del centro che guarda a sinistra. Faccio un esempio: quelli che dicono che vogliono stare nel Pd a tutti i costi che cosa fanno sul referendum sul JobsAct? Come fanno a votare contro la separazione delle carriere, storica battaglia dei garantisti di sinistra? La mia opinione è semplice: Schlein ha dato nuova linfa al Pd ma lo ha trasformato in un partito molto più di sinistra rispetto a Veltroni o al sottoscritto. E questo “scopre” il lato più centrista”. Federatori di tutto il mondo, unitevi.