armi e difesa
Il Senato approva un altro anno di aiuti militari per l'Ucraina
Via libera alla risoluzione di maggioranza sull'invio di armi a Kyiv. Il ministro Crosetto: "Spero sia l'ultima volta". Intanto l'Antitrust della Germania benedice la joint venture italo tedesca tra Leonardo e Rheinmetall: una buona notizia per la difesa europea e l'esercito italiano
Oggi il Senato ha prorogato per tutto il 2025 l’autorizzazione al governo per l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari all’Ucraina. “Siamo qua a chiedere al Parlamento di continuare a fare quello che abbiamo sempre fatto in questi due anni e mezzo: aiutare un popolo che, come noi, ha il diritto di difendere la propria libertà e la propria vita”, ha detto il ministro della Difesa Guido Crosetto, che domani sarà in aula alla Camera per replicare le sue comunicazioni sullo stesso argomento. “Spero sia l’ultima volta, mi auguro di non dover fare un ulteriore pacchetto perché la guerra sia finita. E mi auguro di non dover tornare in questo Parlamento a chiedere un’autorizzazione: significherebbe che la guerra sta andando avanti e nessuno lo vuole”, ha aggiunto. Crosetto ha ricordato che gli attacchi della Russia si sono intensificati per frequenza e intensità e ha sottolineato che “se non avessimo dato all’Ucraina la possibilità di fermare bombe e carri armati forse ora avremmo un paese distrutto”. Quello di ieri è l’undicesimo voto con cui il Parlamento conferma il sostegno militare dell’Italia a Kyiv, seppure con alcune consolidate divergenze tra i partiti politici. Come per i precedenti decreti, i mezzi, i materiali e gli equipaggiamenti militari di cui si autorizza la cessione sono elencati in un allegato, “elaborato dallo Stato maggiore della difesa”, che è classificato, e quindi non disponibile. Come ha spiegato Crosetto al Foglio pochi giorni fa, il governo di Kyiv chiede “munizioni, proiettili, artiglieria, mezzi terrestri, mezzi aerei, mezzi navali. Qualunque cosa possibile per difendersi. Ma principalmente la difesa aerea”. A queste richieste, la risposta del governo è subordinata alla capacità dell’industria italiana di produrre nuovi armamenti e alle esigenze inderogabili di difesa nazionale. Ma il ruolo che l’Italia giocherà sul mercato europeo della difesa è destinato a rafforzarsi, dopo che lunedì l’Antritrust tedesco ha dato il via libera alla joint venture tra Leonardo e Rheinmetall, che insieme svilupperanno e produrranno veicoli militari da combattimento. L’accordo era stato annunciato a ottobre e ora sarà possibile formalizzare la nascita della nuova società Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV), in cui le due aziende avranno una quota paritaria. Per l’Italia le condizioni sono vantaggiose anche in termini occupazionali, perché il 60 per cento delle attività legate alla costruzione dei nuovi carri armati dovrà essere svolta nella sede operativa di La Spezia, dove vengono prodotti i veicoli corazzati di Leonardo. La prima grande commessa di LRMV è quella dell’esercito italiano: 20 miliardi in 10 anni per rinnovare i mezzi militari italiani, con più di mille cingolati leggeri e nuovi carri armati per sostituire gli Ariete. Una boccata d’aria fresca per la difesa italiana, visto che l’esercito possiede solo 200 Ariete che risalgono agli anni 80, di cui meno della metà operativi a causa della mancanza di pezzi di ricambio. Ma anche per la difesa dell’intero continente, sotto pressione dopo quasi tre anni di conflitto in Ucraina. Secondo i due amministratori delegati di Leonardo e Rheinmetall c’è infatti un mercato potenziale per la nuova società proprio in Europa dell’est, da cui potrebbero arrivare nuovi ordini. In particolare, hanno spiegato Roberto Cingolani e Armin Papperger presentando il progetto qualche mese fa, c’è la necessità di rimpiazzare una grande quantità di vecchi carri armati di produzione sovietica e russa e un numero altrettanto elevato di mezzi per la fanteria, a cui si aggiungono le esigenze delle Forze Armate ucraine. “Il progetto rappresenta il primo esempio in cui l’Europa mette insieme gli assetti industriali per costruire una difesa europea”, ha spiegato il ceo di Rheinmetall Italia, Alessandro Ercolani, in un’intervista al sito specializzato Difesa Online. “Dal punto di vista geopolitico è un messaggio fortissimo, che coinvolge due grandi industrie con ambizioni diverse e una traiettoria tecnologica comune”. D’altra parte, rafforzare la difesa dei paesi europei in un’ottica condivisa è uno dei pilastri del secondo mandato di Ursula von der Leyen da presidente della Commissione europea, un’esigenza rilevata anche da Mario Draghi nel rapporto sulla competitività dell’Europa presentato a Bruxelles che diventa ancora più urgente con l’inizio dell’Amministrazione del presidente Donald Trump negli Stati Uniti. (mcs)