deriva populista
Dopo ambiente, sport e animali, i partiti vogliono inserire in Costituzione anche le vittime dei reati
Dal Senato primo sì alla riforma che inserisce in Costituzione la "tutela delle vittime di reato". Scalfarotto (Italia viva): "Norma ridondante e pericolosa". Al populismo penale si aggiunge ora il populismo costituzionale: buoni propositi per ottenere consensi, senza badare alla loro attuazione
Dopo l’ambiente, lo sport, gli animali e le isole, ora i partiti vogliono inserire nella Costituzione anche le vittime dei reati. Al populismo penale si aggiunge ora il populismo costituzionale, che porta a riempire la Costituzione di buoni propositi, con cui ottenere facilmente il gradimento dell’opinione pubblica, ma senza tanto badare alla loro effettiva attuazione pratica. La scorsa settimana, infatti, il Senato ha approvato in prima battuta un disegno di legge costituzionale che inserisce all’articolo 24 della Costituzione un terzo comma, che recita: “La Repubblica tutela le vittime di reato”. Il provvedimento, che ora andrà al Senato, è passato con 149 sì e un’unica astensione, quella di Ivan Scalfarotto (Italia viva).
La riforma costituzionale ha ottenuto il via libera di tutto l’arco parlamentare: da Fratelli d’Italia al Partito democratico, passando per il Movimento 5 stelle. E infatti le reazioni dopo l’ok del Senato sono state di giubilo (anche se ora serviranno altre tre approvazioni in Parlamento). “Si sancisce finalmente il principio di uguaglianza sostanziale che per noi di Fratelli d’Italia è una conquista di giustizia sociale, nello spirito di ciò che abbiamo sempre perseguito come destra nazionale”, ha detto il senatore Sergio Rastrelli (FdI). Il M5s con Bruno Marton ha parlato di “grande risultato”, mentre il Pd con Enza Rando di “passo in avanti importante per il nostro paese”.
Unica voce fuori dal coro, appunto, quella di Scalfarotto: “Trovo che la norma sia ridondante ma anche pericolosa. Ridondante perché già oggi l’articolo 24 della Costituzione afferma che ‘tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti e interessi legittimi’, e questo comprende anche le vittime di reato. Pericolosa perché, pur esprimendo io tutta la mia vicinanza alle vittime di qualsiasi reato, la norma asseconda una costruzione vittimocentrica del processo penale, che rischia di far scivolare quest’ultimo verso una mera forma di soddisfazione delle richieste della vittima”. “La giustizia penale è una branca del diritto pubblico, non del diritto privato: è una vicenda che intercorre tra il popolo italiano, in nome del quale viene pronunciata la sentenza, e l’imputato”, ricorda il senatore di Italia viva. “In questo modo, invece, stiamo costruendo un sistema penale in cui la soddisfazione della vittima diventa il centro del sistema penale”.
Inizialmente il provvedimento, frutto dell’unione di diversi disegni di legge costituzionali, prevedeva l’inserimento della tutela delle vittime all’articolo 111 della Costituzione, dedicato al processo. Dopo un ciclo di audizioni in cui diversi esperti hanno evidenziato come questa modifica all’articolo 111 avrebbe potuto alterare l’equilibrio del processo penale, la disposizione è stata spostata all’articolo 24, incentrato sui diritti. Ciò, tuttavia, a opinione di Scalfarotto non risolve il problema: “Nel momento in cui si inserisce questo principio nella Costituzione non è certo il modo con cui il giudice lo interpreterà. Io penso che l’emotività debba restare fuori dal processo, e che la sentenza non debba avere come obiettivo quello di soddisfare le richieste delle vittime dei reati e dare l’esempio in senso repressivo. Dobbiamo lasciare i giudici liberi di non seguire la pancia dell’opinione pubblica”.
“Il fatto che questa riforma sia stata proposta già vent’anni fa e che solo ora trovi il consenso necessario in Parlamento rende chiara la convergenza dei partiti attorno a una narrazione in cui la funzione del processo penale non è la prevenzione dei delitti e la rieducazione del condannato, bensì dare soddisfazione alle vittime e all’opinione pubblica, che ha sete di sangue”, prosegue Scalfarotto. “Nel caso Cecchettin, pur di fronte a una condanna all’ergastolo, si è arrivati a contestare l’assenza di determinate aggravanti. In questi giorni stiamo assistendo a critiche per una pena decisa da un giudice prima ancora di aver potuto leggere le motivazioni”.
Ma a colpire, nel complesso, è ormai l’abitudine della politica di infarcire la Costituzione di dichiarazioni di princìpi. Solo negli ultimi due anni sono state inserite in Costituzione norme che sanciscono la tutela dell’ambiente, la protezione degli animali, la promozione dello sport, persino il riconoscimento della “peculiarità delle isole”. “Buoni auspici ai quali il Parlamento non ha dato alcun seguito”, sottolinea Scalfarotto. “Siamo di fronte a dichiarazioni di principio che non cambiano in alcun modo la situazione”.