Il racconto
Salvini er catena: sabotaggi, attentati. Chiede la grazia ma Schlein lo sbertuccia. La Lega: "Ha la jella"
Il ministro dei trasporti si presenta alla Camera dopo una settimana dai guasti dei treni, punta tutto sul sabotaggio, attacca Renzi senza citarlo. Guardato con compassione da FdI finisce massacrato perfino dalla segretaria del Pd
Salvini è er catena: prima era il chiodo sabotatore, ora è colpa della catena di Valdarno. Si presenta alla Camera, a una settimana dai grandi guasti, dai treni fermi, e sragiona di lucchetti, ferramenta e pantografi. Parla come il brigadier Salvini: “Il 28 novembre, nella sede di Italferr, alcuni soggetti si sono indebitamente introdotti provocando un incendio… e in data 3 dicembre su alcuni blog, gestiti da frange anarco-insurrezionaliste, è stato rivendicato l’attacco incendiario… Da lì in poi abbiamo assistito a una escalation”. Dice che dopo le sue denunce i problemi sono finiti e non si sa se sia già volato su Marte insieme a Trump e Musk. Riesce a far brillare Elly Schlein che gli spiega: “Quand’è che si scusa? Guardi che non fa più il ministro dell’Interno, non è possibile che l’unico spostamento che a lei interessa è il suo, al Viminale”. C’è un paese che lo canzona, lo sbeffeggia e lo chiama: Salvini trenità, Dont’ cry for me Tiburtina, Salvini, la febbre del sabato sera, ma Salvini e i suoi compari la buttano sull’attentatuni! Fa arrivare non solo i treni in ritardo, ma anche le sue scuse.
Renzi, da una settimana, gli dà del buffone, Schlein gli dice “dimettiti”, ma Salvini anziché rispondere, presentarsi in Aula, quando era il momento, difendersi, ribattere ‘sto lavorando’, preferiva straparlare di cronaca nera. Arriva in Aula, alle 18,30 all’ora dell’aperitivo, per questa informativa urgente (ma in ritardo di una settimana) seguìto dal suo capo segreteria e dal vero ferroviere d’Italia, Claudio Durigon, il solo leghista che lo porterebbe in calesse, ed è pure un Salvini con il raffreddore. Eccì! Per farlo sentire a suo agio presiede l’Aula Lorenzo Fontana, mentre Federico Freni lascia il Mef per portargli un po’ di solidarietà e di j’adore, essenza di bergamotto. Parfume. Galeazzo Bignami, che era sottosegretario ai Trasporti, da quando è capogruppo di FdI alla Camera, lontano da Salvini, è un uomo nuovo. La verità? Un leghista: “Dispiace dirlo ma Salvini ha scelto il peggior ministero possibile. Salvini è il nostro Burlando. Ricordate Burlando? Era il ministro dei Trasporti sfigatello di sinistra”. Si attende ovviamente una replica di Burlando … Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze, di FdI, prova quasi compassione: “Salvini è un uomo buono, solo che la sorte non lo aiuta”. Si avvicina Luca Toccalini, il segretario della Lega giovani, che tiene a garantirci: “Ma certo che Salvini ha i cornetti rossi. E’ attrezzato”. Come si fa a parlare male di questo Salvini al binario? Zaia è un toro e se Salvini non gli fa avere un altro mandato sfonda con la sua locomotiva veneta, via Bellerio; Lorenzo Cesa lo sta per lasciare definitivamente per fare una cosa di centro con Gianfranco Rotondi; l’altro cugino americano che Salvini si portava nei raduni punkofasci, il suo Vivek Ramaswamy, l’unico collegamento con Trump, ha lasciato Trump anzitempo per candidarsi governatore in Ohio. E’ così dimesso che Salvini sposta l’attenzione su Ferrovie e su Renzi: “Da anni la rete è oggetto di attacchi. Lo ribadì anche un premier nel 2014…”, “i dipendenti delle Ferrovie dello Stato, non meritano polemiche”. E infatti nessuno le ha fatte con loro ma con lui. La disperazione è tale che fa sapere che “grazie alla collaborazione con la Francia si aprirà il Frejus” e che solo per senso di responsabilità, lui non avrebbe enfatizzato i sabotaggi. E’ quasi peggio ascoltarlo quando fa il Salvini pantografato e parla della “disalimentazione del 14 gennaio”, quando si vanta di aver sbloccato “l’imbuto di Firenze” o ancora quando parla dei cantieri che ha aperto, dei treni che circolano. Dice: “Nel 2022, i treni erano 8 mila mentre ora sono 10 mila”. Si imbroglia e viene smascherato dalla deputata Maria Chiara Gadda, di Italia Viva, non appena ricorda che nel 2018 “i risultati e i ritardi erano peggiori”, al che, Gadda: “Guardi che al governo c’era lei, ministro!”. Scopre la solidarietà nazionale dopo anni di sputacchi, perché, lamenta Salvini, “in passato non c’è mai stata una campagna di questo genere”, “sulla qualità dei trasporti non si può giocare perché riguarda il futuro dei nostri figli”. Come se la “Bestia”, la Tesla social della Lega, il motore endotermico della ferocia, sia stata inventata del mite Gianni Cuperlo e non dalla sua banda. Fa capire, a mezzabocca, che il sindaco Gualtieri viene da lui a chiedere di sbloccare cantieri, che tutta la sinistra lo adula e poi, in pubblico, lo attacca. Salvini, povera stella! Il vero guaio è che contagia come la febbre di stagione. Carmine Raimondo di FdI manca poco e chiede lo stato di assedio perché “siamo di fronte a un attentato alla sicurezza dei trasporti”. Maurizio Lupi, che ha mestiere, avverte che “l’attentato alla mobilità non va mai sottovalutato, e non è un caso che i treni sono sempre diventati il bersaglio di chi voleva sovvertire la nostra comunità”. Hanno ragione i canzonatori: con Salvini sale la febbre “del saboto sera”. Il nuovo feticcio è già questa catena, che, dice Salvini, a Valdarno sud, il personale di Fs Security ha riscontrato forzata, la catena della chiusura del cancello a protezione del passaggio carrabile”. Finisce di parlare e lo smentiscono i sindacati sul pantografo, non si capisce cosa c’entri “L’Italia che non si farà mai intimidire”. Continua a scambiare le fondine del Viminale con le vanghe dell’Anas.