Il complotto del centrosinistra per trasformare la destra non moderata in una destra moderata
Dalla giustizia al lavoro, passando per l'Ucraina: così le strategie politiche e le divisioni interne all'opposizione contribuiscono al paradosso di far diventare di destra anche elettori che di destra non sono
C’è un complottismo di cui si parla molto, giustamente, ed è quello messo in campo in America dall’internazionale trumpiana, scortata nella sua operazione di aggressione ai valori non negoziabili della democrazia liberale dall’estremismo globale della Decima Musk. C’è però un altro complottismo non meno interessante che dovrebbe essere messo a fuoco, fuori dall’America, ed è una forma di complottismo molto sofisticata che riguarda l’Italia e che riguarda in particolare il nostro centrosinistra. Il complotto è ormai alla luce del sole e vale la pena mostrarlo per quello che è: fare di tutto, in segreto, per far diventare di destra anche elettori che di destra non sono.
Il complotto, ben organizzato, è contro tutti gli elettori progressisti che in un passato recente hanno creduto di poter scommettere su un centrosinistra non ostile al garantismo, non ostile alle imprese, non ostile all’autonomia, non schiacciato sul sindacato e così antifascista da essere in grado di mostrare reattività non solo sul fascismo del passato ma anche su quello del presente. Al centro del complotto vi è in definitiva il tentativo spericolato di far apparire la destra italiana più moderata rispetto a quella che è. E con una certa coerenza, alla fine, passo dopo passo, i risultati si vedono e sono tangibili. L’ultimo tassello del grande complotto del centrosinistra per trasformare la destra non moderata in una destra moderata è stato costruito con abilità nelle ultime quarantotto ore.
Tema: la difesa dell’Ucraina. Ieri al Senato è arrivato il voto sul decreto con cui il governo estende l’invio delle armi a Kyiv per tutto il 2025 e nelle stesse ore in cui il centrosinistra italiano evoca la deriva trumpiana e orbaniana del centrodestra italiano succede che il centrodestra vota in modo poco trumpiano sul decreto (a favore) mentre il centrosinistra anti trumpiano decide di regalare soddisfazioni ai follower del trumpismo dividendosi sul voto per sostenere l’esercito di un paese aggredito da uno dei fascismi più pericolosi del mondo, quello putiniano (Pd a favore, al Senato, con astensione di una senatrice, Camusso, alleati del Pd, M5s e Avs, contrari).
Il grande complotto del centrosinistra per trasformare la destra non moderata in una destra moderata è composto però anche da altri tasselli che non possono essere celati.
Un tassello, naturalmente, riguarda il tema del lavoro, e con grande abilità il Partito democratico, dopo essersi incartato sui referendum, si ritrova oggi a essere fieramente schierato contro una grande riforma che il Pd, in passato, aveva sostenuto e con la quale il Pd era riuscito a costruire un rapporto nuovo, e di fiducia, con il mondo produttivo: il Jobs Act. Regalare la difesa delle imprese, del ceto produttivo, alla destra non era semplice ma quando i complotti vengono organizzati bene non resta che tirare giù il cappello e riconoscere l’abilità dei giocatori.
Stessa storia, se si vuole, anche sul tema della giustizia e con la battaglia a muso duro combattuta in questi mesi da tutto il centrosinistra contro i tentativi vari del centrodestra di riequilibrare in senso garantista il nostro sistema giudiziario, la lotta contro l’abuso d’ufficio, la lotta contro l’abuso delle intercettazioni, la lotta contro l’abuso della carcerazione preventiva, la lotta contro l’abuso dei poteri dei pubblici ministeri, il mondo progressista ha fatto un passo ulteriore per regalare alla destra non moderata una battaglia moderata e non necessariamente di destra come la difesa del garantismo (storia simile sull’autonomia differenziata, che la sinistra ha regalato interamente alla destra nonostante nel passato recente vi sia stato un centrosinistra pragmatico che sul tema ha fatto una battaglia a favore, come fece Stefano Bonaccini, da governatore, insieme all’allora sua vice Elly Schlein).
Sui complotti, Trump è imbattile, lo sappiamo, ma mai probabilmente avrebbe pensato di dover fare i conti con un complotto progressista contro l’amica Meloni per farla apparire più incredibilmente e scandalosamente moderata di quello che è.