Parla l'ex ministra
De Micheli (Pd): “Jobs Act? Non voterò contro. Ma ripartiamo dal lavoro”
Tra il referendum e il ddl Partecipazione che arriva in Aula
A proposito del referendum “dobbiamo partire da una riflessione sui numeri, e dobbiamo farlo insieme, in direzione pd", dice la vicepresidente della Commissione Attività produttive della Camera
Il referendum sul Jobs Act promosso dalla Cgil è stato ammesso, e il ddl sulla partecipazione dei lavoratori, su iniziativa popolare e impulso Cisl, sta per arrivare in Aula, per mano della maggioranza e non dell’opposizione (che anzi dice che il ddl è stato snaturato). Ma al Pd conviene accodarsi a una filosofia così landiniana, nel senso del segretario Cgil? “Il Pd dovrebbe cogliere l’occasione del referendum per aprire una riflessione generale sul lavoro”, dice Paola De Micheli, vicepresidente della Commissione Attività produttive della Camera, ex ministro delle Infrastrutture e Trasporti, ex sottosegretario all’Economia, candidata alle primarie per la segreteria pd nel 2023. Non per niente, ai tempi della corsa congressuale, De Micheli ha scritto un libro: “Concretamente” (ed.Rubettino), in cui la sua idea di approccio al mondo del lavoro era espressa al capitolo quattro, con citazione di Eraclito in esergo: “Non c’è realtà permanente ad eccezione della realtà del cambiamento; la permanenza è un’illusione di sensi”. “Ecco”, dice De Micheli, “se pensiamo al Jobs Act, ci rendiamo conto che ha ormai dieci anni. Da allora, il mondo è cambiato tre volte. La sinistra esiste solo se è trasformazione sennò non è sinistra: deve stare nella realtà e leggere la trasformazione”. Ora la sinistra deve affrontare comunque il referendum. E c’è chi, nel Pd, dà per scontata la posizione a favore dell’abrogazione: “Io non voterò a favore, ma non è questo il punto. Il punto è che oggi dobbiamo partire da una riflessione sui numeri. E dobbiamo farlo insieme, in direzione, per chiederci che cosa ha prodotto il Jobs Act dall’entrata in vigore. Avremo allora la fotografia di un mercato del lavoro che non è quello di dieci anni fa, perché l’industria non è quella di dieci anni fa e perché c’è un enorme problema che sovrasta tutto: il reddito. La segretaria Elly Schlein prenderà la sua posizione, ma sono certa, conoscendola, che, cosa che è nel suo stile, faciliterà la discussione nei luoghi preposti, come la direzione”. Ex manager, De Micheli ha il polso degli imprenditori. Che cosa dicono? “In Emilia-Romagna, la mia regione, oggi la questione Jobs Act non è così rilevante, di fronte al tema della manodopera che manca: le aziende si litigano i saldatori di acciaio Inox. E noi, ripeto, dovremmo prendere la palla al balzo del referendum per proporre la revisione dello statuto dei lavoratori sulla base dei nuovi scenari e aprire una conferenza sul lavoro, per pensare a come garantire le nuove generazioni e a come accompagnare le vecchie a una condizione di protezione, lavorando intanto a una piena realizzazione della legge sulla rappresentanza”. Sul ddl partecipazione, la destra dice che è la maggioranza a fare cose di sinistra, visto che l’opposizione si è smarcata. “Io sono favorevole al fatto che i lavoratori partecipino ai cda, come penso sia urgente parlare di riduzione dell’orario di lavoro e di flessibilità permessa dai nuovi strumenti digitali: cosa facilmente realizzabile nelle grandi imprese, meno nelle piccole. Ma la flessibilità aiuta la produttività: un lavoratore felice produce di più. La nostra road map dovrebbe essere: statuto dei lavoratori, diritti e doveri, salario minimo e legge sulla rappresentanza. Il tutto su un piano di contemporaneità, se vogliamo che i lavoratori tornino a votarci”. Il ddl partecipazione è nato da una raccolta firme Cisl. Perché dire no a prescindere? “Questo atteggiamento viene da una vecchia discussione tra Cgil e Cisl. Spero si possa comporre. La compartecipazione alle strategie e alle responsabilità è un tema di ruolo sociale dell’impresa. Detto questo, prima bisogna mettere mano alla legge sulla rappresentanza, per scegliere chi ti rappresenta”. L’impressione è che il Pd stia scegliendo l’Aventino, sulla scia di Landini. “Premesso che nei confronti del sindacato confederale, vista la mia esperienza da ministro, ho molta gratitudine, credo però nella distinzione dei ruoli. La politica è la politica. Non credo che su questi temi dovremmo fare quello che dicono gli imprenditori o quello che dice il sindacato. Lavoratori e imprenditori, nelle realtà più sane, sono alleati e sono la maggioranza silenziosa del paese”. Non si faccia “manutenzione dell’esistente”, dice De Micheli, “ma, partendo dall’esistente, si proponga al paese un’idea per il futuro. Tanto più che, all’opposizione, abbiamo la libertà di discutere e il dovere e la possibilità di proporre una nuova visione”.