Dibattito sul lavoro
Anna Maria Furlan: Jobs Act? “Non ci si avviti sul passato”. Ddl partecipazione? “Comunque cadrà un muro”
La ex segretaria Cisl, ora senatrice dem, invita a pensare al vero tema: formazione e competenza, evidenziando l'importanza di affrontare le sfide moderne del mondo del lavoro e criticando gli emendamenti voluti dal centrodestra
Quattro quesiti referendari sul lavoro approvati e la calendarizzazione di una proposta di legge di iniziativa popolare (portata avanti dalla Cisl raccogliendo più di 400 mila firme) sulla partecipazione dei lavoratori ai cda delle aziende. Ne parliamo con Anna Maria Furlan, senatrice pd ed ex vertice Cisl: “Il testo a cui la Cisl ha lavorato sul campo, per dare attuazione all’articolo 46 della Costituzione, è diventato testo base per la discussione parlamentare proprio su impulso del Pd. Purtroppo però, lo stesso testo è stato impoverito da emendamenti molto pesanti voluti dal centrodestra. Peccato. Cercheremo, durante la discussione, di riportarlo per quanto più possibile al suo impianto originario”.
In quali parti? “Si è intervenuti con emendamenti soppressivi sulle forme partecipative nelle aziende a partecipazione pubblica e nel settore bancario. Ed è stato indebolito il ruolo della contrattazione per le scelte partecipative, riservandole alla volontà delle singole imprese. Abbiamo presentato pochi emendamenti a sostegno del testo base, ma sono stati respinti tutti. E però, anche se mutilata nella sua portata innovativa, comunque e finalmente questa legge farà crollare un muro. Spero quindi che il Pd riesca a migliorare e sostenere il testo”.
Quanto al referendum sul Jobs Act, Furlan invita a non “guardare nello specchietto retrovisore”. “Premesso che i due quesiti sulla responsabilità delle imprese appaltanti e sulla limitazione della liberalizzazione dei contratti a termine mi paiono sacrosanti, credo non si stia dando importanza alle parti positive del Jobs Act sul contrasto del precariato e sull’allargamento della platea degli ammortizzatori sociali. Si riduce tutto all’articolo 18, peraltro già superato dalle sentenze, quando oggi il tema vero riguarda la formazione e la competenza. C’è già un cambiamento in atto nel mercato del lavoro, vista la transizione digitale ed ecologica: già oggi purtroppo le aziende non riescono a trovare lavoratori che rispondano alle nuove competenze richieste e già oggi molti giovani escono dai percorsi formativi e non trovano impiego. Pensiamo a fornire queste competenze, invece che avvitarci in un dibattito che si riferisce al secolo scorso”.