Morale basso a sinistra

“Smarriti nel Pd? Anche basta, avanti a testa bassa”, dice Massimo Ghini. Meloni? “Furbescamente intelligente”

L'attore, regista e militante dem dà la sveglia ai suoi. Il dibattito sui movimenti al centro? "Chissenefrega"

“Giorgia Meloni fa politica da quando ha diciassette anni e la sa fare”, dice Ghini, “ma non ci dimentichiamo che tutte le volte che la destra ha vinto le elezioni è perché noi ci siamo presentati divisi. E’ il nostro sport preferito". "Ci ricordiamo o no che il 43 per cento degli italiani non vota? A quelli dobbiamo puntare, parlando di problemi concreti. E lo dico essendo già stato criticato in passato quando ho detto che la sinistra era meno attenta ai problemi del paese che a quelli dei salotti di Capalbio”.

Roma. “E’ ora di finirla con lo smarrimento, a sinistra siamo smarriti dal 1921”. Non ne può più di caos, costernazione e divisione Massimo Ghini, attore, regista, figlio di partigiano e militante comunista e a sua volta in politica da tempo:  partecipante alla fondazione del Pd e, prima ancora, esponente Pci-Pds-Ds, presidente nazionale del Sindacato attori italiani-Cgil, responsabile Cultura del Pd Lazio, consigliere comunale al Roma dal 1993 al 1998, infine sostenitore di Stefano Bonaccini all’ultimo congresso dem, quello vinto da Elly Schlein. Non ne può più della fuffa inconcludente in tv, Ghini, e del senso di sconfitta che sconfina, a volte, in una specie di complesso di inferiorità nei confronti dei successi della premier di centrodestra. “Giorgia Meloni è furbescamente intelligente”, dice Ghini, “motivo in più per darsi una mossa”.  
E  dunque: basta con il vuoto, lo smarrimento, basta con quel sentirsi — in tanti, e in particolare nel Pd — spaesati, intimoriti dalla prospettiva di un altro supplemento di traversata nel deserto, per di più forse di nuovo divisi (vedi interventi dei padri nobili, da Romano Prodi in giù, sulla linea Schlein o in funzione pro centro). C’è anche chi è propenso a dire “brava” alla premier “determinata”, come ha fatto il giornalista Corrado Augias sul Corriere della Sera, giorni fa, e come fanno sottotraccia alcuni esponenti dem sui divanetti del Transatlantico. Che succede? Questo caos è segno di fine imminente o di un nuovo inizio? “Giorgia Meloni fa politica da quando ha diciassette anni e la sa fare”, dice Ghini, “ma non ci dimentichiamo che tutte le volte che la destra ha vinto le elezioni è perché noi ci siamo presentati divisi. E’ il nostro sport preferito, fin dai tempi della Fgci e di Potere operaio e di Lotta continua. La disunione è la nostra specialità, la nostra malattia endemica. E adesso ci tocca di nuovo sentire, in tv, tra politici che parlano tra loro o con giornalisti che fanno politica pure loro, tutte queste chiacchiere da suocere, queste elucubrazioni sul centro e i centri e le diverse comunità cattoliche nel Pd? Stimo Romano Prodi, lo dico e lo sottolineo, ma ho partecipato alla fondazione del Pd e rivendico l’idea di socialdemocrazia. Se chi proviene da una storia diversa sente il bisogno di dare una mano in modo diverso, benissimo, ma ora la priorità, per non affogare, è occuparsi dei problemi del paese e delle persone”. Direbbe “chissenefrega”, Ghini, “come Daniela Santanchè”, ma non, come il ministro del Turismo, all’indirizzo di chi, in FdI, vuole farla dimettere, piuttosto all’indirizzo “di queste inutili discussioni sul ‘dove’ andare e se restare. Roba che ora riempie giornali e dibattiti, roba da portineria della politica. Chi ha l’esigenza di contarsi al centro decida quello che vuole fare, ma visto che al governo c’è una destra guidata da una che non perde tempo, l’urgenza per un grande partito d’opposizione come il Pd è tirare dritto e lavorare. Ci ricordiamo o no che il 43 per cento degli italiani non vota? A quelli dobbiamo puntare, nei prossimi due anni, parlando di problemi concreti. Di questo abbiamo bisogno. E lo dico essendo già stato criticato in passato quando ho detto che la sinistra era meno attenta ai problemi del paese che a quelli dei salotti di Capalbio”. Sta di fatto che a sinistra serpeggia un certo scoramento. “Qualcuno si chiede perché gli operai non ci votano più? Ci rendiamo davvero conto delle difficoltà di tante famiglie?”. Alle ultime elezioni molti voti di operai e famiglie sono andati a destra. “E noi ora infatti  dobbiamo lavorare a testa bassa, dritti verso l’obiettivo, recuperare sulla percentuale di astenuti e andare al governo per poi magari restarci: siamo stati capaci, ricordo, di vincere per poi dividerci e far cadere governi nati da una nostra vittoria. Quando sento di nuovo parlare di movimenti al centro, in questa situazione, con Donald Trump di nuovo al potere negli Usa, mi dico che la realtà supera la fantasia. Smarriti? Ma basta, rimbocchiamoci le maniche”. 
Marianna Rizzini