(foto Ansa)

Il colloquio

Cenati (ex Anpi Milano): “L'irritazione delle comunità ebraiche deve interrogarci. Serve equilibrio”

Luca Roberto

"E' nell'interesse dell'Associazione nazionale partigiani avvicinarsi alle comunità ebraiche. L'ebraismo è un patrimonio della Resistenza", dice l'ex presidente dell'associazione a Milano e provincia

Il mio auspicio è che la vicinanza e la solidarietà nei confronti delle comunità ebraiche non ci siano solo nel Giorno della Memoria. Ci vuole equilibrio nelle dichiarazioni e nelle parole che si sceglie di usare. Perché se questo equilibrio viene a mancare, se per esempio si finisce a estendere le critiche rivolte al governo di Israele a tutto il popolo ebraico, è chiaro che alcune comunità ebraiche si sentono colpite”. Roberto Cenati lo dice da ex presidente dell’Anpi della provincia di Milano. E’ stato alla guida dell’Associazione nazionale partigiani meneghina per 13 anni. A dicembre gli è stato assegnato l’Ambrogino d’oro come riconoscimento per gli anni alla guida dell’Anpi provinciale. Eppure a marzo scorso ha deciso di dare le dimissioni in disaccordo con alcune scelte fatte dai vertici nazionali. “Per chiamare alla mobilitazione del 25 aprile si era sdoganato il termine genocidio, cosa secondo me sbagliata. Anzitutto si usava un termine di un’istruttoria, quella della Corte penale internazionale, che non era arrivata ad alcun verdetto definitivo. La reazione di Israele è stata una reazione legittima a un vero e proprio pogrom antiebraico, quello del 7 ottobre. E da lì si è scatenata una guerra che ha generato vittime innocenti, da una parte e dall’altra. Ma chi dice che a Gaza è stato commesso un genocidio e lo equipara alla Shoah sbaglia”.

 

In occasione del Giorno della memoria celebrato ieri, proprio questo precedente è stata la ragione per cui la comunità ebraica di Milano ha deciso di disertare un evento in sala Alessi, a Palazzo Marino, sede del comune di Milano, a cui hanno partecipato rappresentanti dell’Anpi. Lo aveva anticipato al Foglio il presidente della comunità Walker Meghnagi. In più l’Anpi è stata bersaglio, insieme ad alcune ong come la Croce Rossa e Amnesty, di una serie di scritte comparse a Roma in cui si accusano le varie sigle di aver fatto di antisemitismo e ipocrisia le proprie bandiere. Tanto che anche il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha detto che l’Anpi “non è più quella di un tempo”, avendo deviato dai propri scopi istituzionali. “L’associazione nazionale partigiani non si deve offendere o sentire sotto attacco”, analizza Cenati. “Anzi, questa deve essere un’opportunità per una riflessione profonda sull’imbarazzo provato dalle comunità ebraiche. Per cercare di far ripartire il dialogo. E muoversi in maniera corale, unitaria”. E’ quel che nel suo piccolo Cenati ha cercato di fare quando era presidente dell’Anpi. “Non ho alcun intento polemico, non voglio aizzare gli animi. Dico solo che la presenza delle derive antisemite nel nostro tessuto sociale, in particolar modo dopo il 7 ottobre, quando gli episodi di odio antiebraico sono cresciuti di oltre il 400 per cento, è qualcosa che richiede un impegno da parte di tutti. Perché non riguarda solo gli ebrei bensì minaccia e mette in pericolo la nostra stessa democrazia”.

 

Secondo Cenati l’impegno contro l’antisemitismo, anche quello latente, non direttamente percepibile, dovrebbe essere una priorità sempre viva nell’attività di un’associazione che si batte per la difesa dei valori della Resistenza. “C’è un legame molto stretto tra la Liberazione e il contributo dato dagli ebrei, a cominciare dalla Brigata ebraica che purtroppo, molto spesso, viene attaccata nel corso del corteo del 25 aprile qui a Milano. I nomi di Umberto Terracini, Eugenio Curiel, i fratelli Rosselli, Giulio Bolaffi, sono alcuni dei nomi che hanno fatto la storia della Resistenza, ma ce ne sono tanti altri, meno noti. Ecco perché credo che sia anche nell’interesse dell’Anpi  avvicinarsi alle comunità ebraiche. Perché prevalga il dialogo più che le divisioni”. Sempre ieri la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche Noemi Di Segni, facendo il punto sulla strategia adottata dal governo per il contrasto all’antisemitismo, ha criticato chi, come il sindaco di Bologna Matteo Lepore, dopo aver esposto la bandiera di Israele si è sentito in bisogno di specificare di “non essere sionista”. Sono automatisti e cortocircuiti che sempre più spesso s’innescano nella sinistra italiana? “Credo che di fronte alla tragedia del 7 ottobre fosse poco utile fare dei distinguo che riguardano più il dibattito interno alla società israeliana”, risponde Cenati. “La solidarietà è giusto che ci sia sempre”. Da parte dell’ex presidente dell’Anpi milanese, insomma, l’appello a raccogliere le considerazioni delle comunità ebraiche deve mirare al dialogo. “E mi permetta di aggiungere un’altra considerazione. Il 25 aprile è la festa della Liberazione dal nazifascismo. Non si usi quella data per rivendicazioni altre che poco c’entrano con quella festa”.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.