Il caso
Santanchè, 007 e Albania: Meloni passa dalla tenda di bin Salman a quella del circo di Palazzo Chigi
L'agenda della premier al ritorno dall'ennesimo tour internazionale. La ministra del Turismo non molla: "Giorgia è soddisfatta del mio lavoro". Poi la presidente del Consiglio dovrà badare al caso del capo di gabinetto nel mirino dei servizi, Con un occhio alla sentenza dei giudici sui migranti
Giorgia Meloni dice che va così spesso all’estero perché “banalmente è politica interna”. Solo che i tappeti rossi calpestati con fierezza e solitudine fuori da Roma – senza ministri degli Esteri o del Made in Italy al seguito – una volta tornati in patria sembrano trasformarsi in carboni ardenti. E, magia, la tenda di bin Salman diventa quella di un circo rumoroso. Prendete Daniela Santanchè che anche ieri ha detto: “Non mi dimetto, sono garantista, la premier è contenta del mio lavoro”.
Una tigna, quella della Pitonessa, che sembra mettere a dura prova la pazienza della premier e che stupisce anche la corte di Meloni, abituata al pollice verso della leader decisionista.
E invece Santanchè è ferma, come un prodiano semaforo, inscalfibile nonostante tutto. Altro che spartiacque di domani per decidere la competenza dell’altro procedimento – quello della truffa all’Inps – su cui pende una richiesta di rinvio a giudizio. “Io non mi muovo”, dice la ministra da Gedda davanti all’Amerigo Vespucci. Le due si parleranno a Roma di persona, se riusciranno a incontrarsi questa settimana. Fatto abbastanza impossibile per via di agende difficili da incrociare.
Anche perché venerdì la premier volerà a Belgrado, in Serbia, per un vertice intergovernativo e lunedì sarà attesa a Château de Limont, a Donceel in Belgio, per il Consiglio europeo informale. Le capita così. Di tornare dunque con 10 miliardi di euro di progetti per l’Italia e di trovarsi diecimila problemi sull’uscio di casa.
Al punto di non veder l’ora di risalire su un aereo verso il prossimo vertice, grande tra i grandi? Chissà se questi pensieri attraversano qualche volta la mente della premier che all’estero ormai ha trovato una dimensione propria e splendente. La chiamano sindrome di Palazzo Chigi, niente di nuovo, a dire il vero. Solo che Meloni non ha solo una “Santa” per capello. I dazi romani sono tanti. Per “lady Vinavil Santanchè” – come la chiama La Verità – c’è anche un caso di spionaggio interno tutto ancora da decifrare. Lo ha tirato fuori Domani. Riguarda le ricerche nostri 007 nei confronti di Gaetano Caputi, non il primo che passa a Palazzo Chigi, bensì il capo di gabinetto della presidente del Consiglio. Una vicenda complicata che giocoforza sta portando la premier a chiedere chiarimenti, in una coltre di sospetti, veleni e, naturalmente, complotti agitati in aria. Il tutto, al netto del rapporto personale con una figura apicale della sua amministrazione. Ecco, hai voglia a parlare con Donald Trump o con il re del Bahrein Hamad bin Isa Al Khalifa. Bentornata, presidente.
Il tendone di Palazzo Chigi ribolle nonostante le intenzioni di evitare scontri, incidenti e sgrammaticure (ieri, Giorno della Memoria, con una nota inequivocabile Meloni ha parlato delle “infami” leggi razziali e della “complicità del fascismo” e anche il vivaio di Gioventù nazionale le è andato dietro sull’argomento). Nella vita romana di Meloni, che dolce pare essere poco, l’azzardo fa parte del gioco. Si spiega così la mossa del governo di tentare, per la terza volta, di fa partire l’accordo di un anno con l’Albania per i migranti. Si tratta di 49 migranti che ieri sera sono sbarcati nel porto di Shengjin a bordo del pattugliatore Cassiopea della Marina. Una volta arrivati a Shengjin, per i 49 scatterà l’iter di identificazione e verranno poi trasferiti nel centro di Gjader dove rimarranno in attesa del responso dei magistrati sul trattenimento. Quest’ultimo viene disposto dalla questura di Roma. Entro 48 ore – quindi presumibilmente giovedì prossimo – i giudici della Corte d’appello della Capitale nel corso di un’udienza in teleconferenza – dovranno decidere se convalidarlo o meno. In un virtù di una recente sentenza della Cassazione ci sono i presupposti per evitare l’ennesimo buco nell’acqua – e una magra figura per il governo – anche se l’ultima parola spetterà ai giudici. Si valuterà caso per caso anche a seconda dei paesi d’origine dei migranti, considerati sicuri per Roma ma forse non per l’Europa.
Dalle parti del Viminale e di Palazzo Chigi incrociano le dita, senza sbilanciarsi in pronostici, visto anche il clima di scontro con una buona fetta della magistratura per via della riforma sulla separazione delle carriere. Si va dal successo alla disfatta a seconda di cosa decideranno i giudici. Giovedì, prima di ripartire, Meloni conoscerà anche le risposte dell’ennesimo sondaggio interno che dovrebbe partire fra gli iscritti nelle prossime ore. Un modo che periodicamente Fratelli d’Italia usa per tastare il polso della base – il questionario arriva a 400mila persone – sul gradimento della premier e sulle priorità. Difficile se non impossibile che spunti anche una domanda sulla permanenza di Santanchè nel governo. Sarebbe un azzardo dal risultato forse scontato.
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