il caso
Dalla sanità al ddl partecipazione: tutti i no di Landini che inguaino Schlein
Il segretario della Cgil non firma i nuovi contratti sulla Pa. E rallenta la contrattazione anche sui sanitari, che sono un cavallo di battaglia della segretaria. La legge sulla rappresentanza dei lavoratori era nel programma del Pd: ma anche su quello c'è l'opposizione del sindacato
L’ultimo no è stato quello sul nuovo contratto 2022-2024 nelle funzioni centrali del pubblico impiego. La contrattazione è andata avanti per mesi con il ministero della Pubblica amministrazione. E alla fine, nonostante l’accordo prevedesse incrementi salariali e una maggiore flessibilità lavorativa per oltre 195 mila dipendenti di ministeri e agenzie, Cgil e Uil hanno detto: niet. Troppo pochi, per loro, gli aumenti stanziati. Questo perché nella visione di Maurizio Landini i 165 euro in più al mese non sarebbero corrisponendi all’aumento dell’inflazione nel tempo. Solo che per raggiungere quegli standard, come ha spiegato il ministro della Pa Zangrillo, servirebbero oltre 30 miliardi di euro.
Eppure l’ostruzione del segretario della Cgil non deve stupire. E’ da mesi, se non anni, che per inseguire specifici obiettivi d’opposizione più che altro politica, preferisce far saltare l’unità sindacale con le altre sigle e trascinarsi appresso la Uil di Pierpaolo Bombardieri, sempre più schiacciata sulle sue posizioni. Solo che questo dire sempre di no ha un riflesso anche e soprattutto nell’interlocuzione che la Cgil ha con il Pd, perché molte delle proposte che il sindacato rigetta sono temi di bandiera e rivendicazioni personali dei dem, soprattutto nel nuovo corso della segretaria Elly Schlein.
Sempre per quanto riguarda la pubblica amministrazione, infatti, lo stallo nella contrattazione con Cgil e Uil rischia di far saltare alcuni degli obiettivi che si sono prefissati le parti sociali, soprattutto in un settore che è di grande importanza per il Partito democratico: la sanità. Da quando Schlein ha vinto le primarie è diventato uno dei temi al centro della nuova agenda politica. Eppure, qualora Landini non si decidesse a firmare i nuovi contratti, le perdite per gli operatori del settore potrebbero essere significative, se è vero che, come ha reso noto sempre il ministero, stanti gli ultimi accordi “nel caso degli infermieri di pronto soccorso l’indennità specifica potrebbe crescere negli anni fino agli oltre 366 euro del 2026, e con 1150 euro di aumento di base porta l’incremento complessivo vicino ai 520 euro lordi al mese”. Non proprio spiccioli se si vuole dimostrare vicinanza alla categoria. Ma c’è un di più: perché il mancato accordo, contro cui rema il duo Landini-Bombardieri, sta bloccando alcune importanti innovazioni in campo sanitario. Come l’introduzione del patrocinio legale, dell’assistenza psicologica e della possibilità per l’azienda di costituirsi parte civile quando si verificano aggressioni al personale sanitario, che di grande aiuto potrebbero essere soprattutto nelle regioni del sud, dove molto spesso gli operatori sanitari sono in trincea e spesso trovano spazio nello storytelling dei comizi di Schlein.
Per quanto riguarda la legge per la rappresentanza dei lavoratori, recepita dal Parlamento su iniziativa della Cisl, invece il Pd ha giustificato il suo mancato sostegno parlando di una legge “svuotata” da alcuni emendamenti della maggioranza. Ma è chiaro che un certo imbarazzo s’è fatto avanti in un partito che quella stessa legge, che tra le altre cose prevede la partecipazione dei lavoratori agli utili d’impresa, l’aveva inserita all’interno del proprio programma elettorale alle scorse elezioni politiche. Ed è anche poco casuale che il partito abbia espresso la propria contrarietà dopo che Landini aveva bocciato la proposta della Cisl bollandola come modo per “aggirare la contrattazione”.
Ma pure su un altro no la Cgil ha rischiato di essere un grattacapo per Elly Schlein: la mancata firma al protocollo per il Giubileo, che prevedeva l’impegno a evitare scioperi in alcune date “calde”. E che in qualche modo era un modo anche per sostenere l’attività amministrativa del comune di Roma, guidato dal dem Roberto Gualtieri, che spera di portare l’evento a naturale scadenza senza particolari disagi per i cittadini di Roma e per i pellegrini in arrivo. Tutto questo Landini permettendo.
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