l'analisi
Così lo scontro con i giudici può rafforzare Meloni. Parlano i sondaggisti
Perché l'indagine che la riguarda potrebbe avere contraccolpi positivi sul consenso della premier. Gigliuto: "Compatterà il centrodestra". Noto: "L'azione dei giudici mette più in difficoltà le opposizioni". Pregliasco: "Potranno dire che un potere non eletto gli mette il bastone tra le ruote"
Lo scontro con i giudici sul caso Almasri può solo galvanizzare Giorgia Meloni, aumentando la polarizzazione e compattando il fronte di centrodestra. O almeno, è quello che sulla premier pensano i sondaggisti. Convinti che per la presidente del Consiglio i risvolti di questa vicenda possano essere più benefici che negativi. “Per quanto sia stata brava ad andare oltre i suoi confini, l’elettorato di Giorgia Meloni è di centrodestra. E il centrodestra ha sempre avuto un rapporto come dire sospettoso nei confronti della magistratura, almeno dai tempi di Silvio Berlusconi”, spiega Livio Gigliuto, fondatore dell’Istituto Piepoli. “Proprio questo rifarsi alla persecuzione giudiziaria, per altro, a mio avviso potrebbe permette a Meloni non tanto di allargare il consenso, quanto di redistribuirlo all’interno del centrodestra. Perché molti elettori di Forza Italia potrebbero decidere di avvicinarsi, dopo quest’inchiesta, a Fratelli d’Italia. Empatizzando ancor di più con i destini della leader della coalizione”.
Come spiega Antonio Noto, volto Rai dell’omonima compagnia di sondaggi, “tutte queste vicende di solito rafforzano perché dividono, polarizzano. Lei è stata brava nella comunicazione perché nell’immediato è riuscita a far passare il messaggio dell’ingiustizia subita. E l’ingiustizia paga sempre in termini di consenso. In più siccome sono più ministri quelli coinvolti è passato il messaggio di un’inchiesta straordinaria, non usuale”. Certo, riconosce al Foglio l’esperto di rilevazioni elettorali, “è una vicenda che andrà analizzata nel lungo periodo. Adesso tutto passa nelle mani del tribunale dei ministri. Ma se finisse nel nulla sarebbe un bel goal per la premier”. Tutt’altra altra musica, invece, rispetto a quel che riguarda l’altro schieramento politico. “Io credo che quest’azione della magistratura paradossalmente potrebbe fare più male all’opposizione che al governo”, analizza Noto. “Perché è come se la magistratura avesse preso proprio il posto dei partiti di minoranza, che adesso non sanno bene se cavalcarla o minimizzarla”.
La possibilità per Meloni di rafforzare la propria posizione la prevede anche Lorenzo Pregliasco, sondaggista di Quorum e YouTrend. “Anzitutto è stata brava a non subire ma a a dare una chiave sua diffondendo la notizia. Il meccanismo che si può generare adesso, e che in parte è già stato evocato dagli esponenti della maggioranza, è l’assalto a un organo democraticamente eletto da parte di uno non eletto che cerca di mettergli il bastone tra le ruote. Un’argomentazione giù usata da Berlusconi e che serve a compattare una coalizione, il centrodestra, che su molte altre questioni, dalle tasse al sostegno all’Ucraina, mostra differenze al proprio interno. E che invece sulla giustizia si muove in maniera più unitaria”. Secondo Pregliasco, poi, “la magistratura sebbene non goda di grande fiducia, visto che l’apprezza circa il 50 per cento degli italiani, è comunque più popolare della politica. Il punto è che se anche in astratto hai fiducia nei giudici, nel caso specifico puoi pensare che ci sia stato un pezzo di magistratura che ha scelto di fare politica, una tesi molto seguita nel centrodestra”.
Anche la trasversalità con cui gli italiani sostengono la separazione delle carriere tra giudici e pm può essere un ulteriore elemento di forza per la maggioranza, anche se “non credo che questa vicenda possa determinare un riaccentramento dei temi giudiziari nell’agenda del governo”, spiega Gigliuto. Fatto sta che se la premier ha gioco facile a cavalcare la vicenda, bene farebbe, secondo i sondaggisti, a non alzare troppo i toni. “Negli ultimi tempi, soprattutto con la risoluzione del caso Sala, ha intrapreso un percorso da leader istituzionale. Alzare troppo il tiro le farebbe perdere le simpatie di pezzi di paese che magari non la voterebbero mai ma la rispettano", dice Gigliuto. “Ai cittadini non piace quando lo scontro è troppo forte”, concorda Noto. “Rimarcare le ingiustizie va bene ma alzare i toni crea insicurezza: si percepisce che sta accadendo qualcosa che mette in pericolo, per esempio, la piena operatività del governo. Per questo saper bisogna dosare le critiche”.
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