Il colloquio

"Un pelo" di Conte: "Meloni ha leso lo stato di diritto, si configura il favoreggiamento nel caso libico. E' di primo pelo"

Carmelo Caruso

Alla Camera, l'ex presidente del Consiglio: "Nessun magistrato sarà più a sicuro dopo il video, Io sono garantista. Ho combattuto Bin Salman. Meloni doveva mettere il segreto di stato". Intervista, per un pelo

Quando Conte è preoccupato, il colloquio è assicurato. Giuseppe Conte, alla Camera. Occasione: “Caro Foglio, al solito,  vieni qui”.  Presidente, l’esposto contro Meloni è “proditorio”? “Diciamo che questo è un governo di primo pelo”. Parliamo senza peli! “Meloni non ha avuto il coraggio di usare il segreto di stato sul caso libico”. Quando si governa serve coraggio, come lei.  “La vorrei prendere con serietà”. Concordiamo. “Meloni ha leso lo stato di diritto. Ha scatenato una lotta senza quartiere contro i pm. Sono preoccupato. La dico”. E la dica! “Ha disatteso un ordine della giustizia penale internazionale. Si configura il favoreggiamento”. Uh! “Eh!”.


 Siamo alla Camera e il presidentissimo del M5s è in uno dei suoi rari momenti di libertà giuridica e politichese. “Cosa avete scritto oggi?”. Presidente, tra le altre cose, abbiamo scritto che lei e il suo M5s volete eleggere presidente Rai, Di Pietro. “Ma chi? Antonio Di Pietro?”. No, no, presidente. Non Antonio, ma Davide Di Pietro, membro del cda Rai, quota dipendenti. “Ma questa chi ve l’ha detta? La dicono i suoi, caro presidente” (l’abbiamo origliata nel bagno uomini, dove il valente parlamentare del M5s, che si occupa di Rai, svuotava la fatica vescicolare e ragionava sul futuro della grande televisione di stato con la lampo semi abbassata). Ma torniamo, a noi, anzi, a lui. Nick Fratoianni si avvicina e Conte lo bacia. Angelo Bonelli, sul divanetto, gli fa segno, “ti raggiungo dopo”. Il Conte senza peli a Nick: “Caro, dammi, qualche minuto e sono da te”. Presidente, vada, sul serio. “No, ci tengo a ragionare con voi, voi che siete un quotidiano garantista. Oggi più che mai serve il garantismo, quello che Meloni non mostra di possedere”. Ci diceva che era preoccupato. “Vede, la premier, nel suo video, definendo fallimentare il processo di Lo Voi, ha creato un precedente gravissimo. Cosa significa che un processo è fallimentare? E’ fallimentare perché non piace a lei? Non va bene”. Che poi, presidente, Lo Voi, dicono che sia della corrente di Mantovano… “Siete acuti. Inoltre Lo Voi era già da andato via da Palermo. Come si può imputare il fallimento del processo Open Arms a Lo Voi? E’ scorretto”. Per correttezza, lei quanti procedimenti ha ricevuto? “Ah, se sapesse. Io preferisco non comunicare le notizie tristi, non cavalcare le indagini”. Ma lei è stato attaccato da Meloni, immaginiamo il dispiacere che ha provato… “Come sa, io ricordo Meloni, la ricordo paonazza, all’opposizione, che mi attaccava ai tempi del Covid, quando le associazioni denunciavano me e Roberto Speranza”. Presidente, ce ne stiamo occupando. “Bravi!”. Il deputato Gaetano Amato, parlamentare del M5s, famoso per essere l’attore della fiction di Rai 3, “La Squadra”, interviene: “Presidente, oggi Marco (Travaglio) sul Fatto è sulla nostra stessa linea”. Non possiamo essere da meno del Fatto, il giornale sartriano (i migliori di Travaglio indossano il collo alto esistenzialista). Presidente, vuole ricordarci ancora, qualche esposto ricevuto? “Mi permetto solo di citare l’esposto contro la mia compagna. Un esposto per peculato per l’uso della scorta. Inaudito. La mia compagna”. Nick Fratoianni è impaziente. Presidente, ci sembra di capire che Lo Voi ha un amico in lei. E’ così? “Dopo il video di Meloni tutti i magistrati non sono più al sicuro. Devono avere paura. Ecco cosa ha prodotto quel video. Sono sconcertato”. Sopraggiunge il compagno d’armi, del Giornale, Augusto Minzolini, e Conte: “Ho comunicato anche al Foglio quello che penso, potete unire i ragionamenti”. Presidente, ma così ci tradisce! “No, un po’ a lui e un po’ a voi”. Sembra l’Arabia Saudita, manca solo la tenda di Bin Salman, altro protagonista che Conte ha conosciuto. “Vede, quando ero presidente, ho detto chiaramente a Bin Salman: o fate le riforme altrimenti con l’Italia non si tratta. Detto senza peli. Io Bin Salman l’ho combattuto, Meloni ci fa gli accordi. E con questo, come capirete, adesso sono costretto a lasciarvi”. Presidente, dall’alto dei suoi due governi, vogliamo sapere quante volte si è trovato in situazioni complesse, come Meloni, oggi coinvolta nel caso libico. Quante, presidente? “Naturalmente tante, questi fatti sono sempre accaduti, con tutti i governi, ma si affrontano con discrezione o con coraggio dicendo: l’abbiamo scarcerato per decisione politica. Purtroppo nel governo Meloni sono di primo pelo”. Mentre lei è garantista e senza peli, sulla lingua. “Certamente. Scriverete?”. Solo un pelo.

 

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio