il racconto

La direzione di FdI, tra magistrati, Albania e Santanchè. Arianna Meloni: "Siamo il grande partito della nazione"

"Giorgia Meloni è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell'Anello", dice la sorella della premier che all'assemblea non si fa vedere. Donzelli: "Fiducia in Santanché", ma nel partito crescono gli imbarazzi

Nicolò Zambelli

"Giorgia Meloni è il nostro Frodo e noi siamo la Compagnia dell'Anello. L'anello è pesante, dobbiamo aiutarla nella fatica di portarlo senza mai indossarlo: è ciò che ci siamo sempre promessi". Lo ha detto la capa della segreteria politica di Fratelli d'Italia Arianna Meloni chiudendo i lavori per l'assemblea nazionale del partito che oggi 1 febbraio ha voluto celebrare anche i successi di due anni di governo. Giorgia Meloni non si fa vedere, così tocca alla sorella della presidente del Consiglio concludere con un lungo discorso l'assemblea più importante del partito: "L'Italia è ripartita, è ripartito il merito. Le nostre politiche libere oggi sono azione. Abbiamo fatto una traversata nel deserto. Abbiamo fatto anche un salto nel buio ma abbiamo riportato i nostri valori in sicurezza. Se c'è un tempo per tutto: questo è il nostro tempo della responsabilità. Oggi il mondo è cambiato, siamo da un'altra parte, l'impegno deve essere maggiore", ha poi aggiunto.


L'evento di oggi nel centro della capitale è stato proibito alla stampa, che è potuta entrare soltanto per girare delle brevi immagini panoramiche della piccola sala congressi.
 

"Dobbiamo guardare a tutte le persone, immaginare una politica giusta che faccia davvero sintesi", ha detto ancora Arianna Meloni dal palco. "È stato un viaggio lunghissimo, ma adesso siamo il grande partito della nazione. Non tornerà un tempo come questo, questa è la nostra storia. Impegniamoci a fare quello che ci è stato affidato, ognuno per il suo ruolo. L'Italia è stata svenduta a lungo, ora è il tempo di capire da che parte stare. Dobbiamo realizzare ciò che ci eravamo promessi di fare quando abbiamo iniziato a fare politica, ricordare chi siamo ma guardare le cose dalla prospettiva della posizione che abbiamo raggiunto. Rispettando oneri e onori", ha concluso.
 

Alla direzione nazionale di FdI hanno partecipato tutti i ministri del partito, compresa quella del Turismo Daniela Santanché, nonostante sia arrivata con più di un'ora di ritardo rispetto all'inizio dei lavori. "Non ho nulla da dire", ha dichiarato alla stampa fuori dal Centro congressi. Ad accoglierla all'interno dell'assemblea non c'erano però Giorgia Meloni e il presidente del Senato Ignazio La Russa, gli altri due protagonisti del caso intorno alle dimissioni della ministra. Dimissioni che ora sembrano richieste anche da una parte del suo partito, nonostante le ripetute smentite del responsabile dell'organizzazione Giovanni Donzelli: "È una dirigente di partito ed è bene che sia presente. La fiducia nella ministra Santanchè di Fratelli d'Italia non è mai venuta meno. La ministra Santanchè è un'ottima ministra e il suo operato è impeccabile e apprezzato dagli operatori del turismo".
 


Il resto delle dichiarazioni degli esponenti di Fratelli d'Italia, avvenute all'esterno, hanno soprattutto accentuato lo scontro aperto tra governo e magistratura dopo l'avviso di garanzia del procuratore di Roma Francesco Lo Voi nei confronti di Meloni, Matteo Piantedosi, Carlo Nordio e Alfredo Mantovano sul caso del generale libico Almasri. "C'e' una grande sfida epocale che l'Italia può affrontare a testa alta perché ha la leadership di Giorgia Meloni che ha ridato dignità, coerenza e visione strategica al nostro paese e oggi all'Europa. Non è un avviso di garanzia che può fermare il corso della Storia", ha detto il ministro per il Made in Italy Adolfo Urso.
 

A commentare la questione anche il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Mentre si cambiava gli occhiali da sole con quelli da vista, l'esponente di FdI ha spiegato: "In questa questione siamo convinti di aver ragione, quindi aspettiamo il corso degli eventi. Il tempo e le procedure ci daranno ragione". Rispondendo alla domanda sulla possibilità di aver messo il segreto di stato sopra alla vicenda Almasri, Rampelli ha poi risposto con un secco "no": "Abbiamo fatto bene come abbiamo fatto".
 

"Ma lei viene dal Venezuela?", è invece la domanda che il ministro per la protezione civile Nello Musumeci rivolge a una giornalista a proposito dello scontro tra magistratura e politica: "Sono trent'anni – spiega – che le due forze non riescono più a dialogare. Dalla fine degli anni '80 se la politica perde autorevolezza la magistratura ne occupa lo spazio. Se invece la politica torna a essere autorevole, la magistratura deve prenderne atto".
 

Presente anche il ministro della Difesa Guido Crosetto. Non c'è tanto spazio di dichiarazioni: attorno a lui la folla di cronisti viene spinta verso l'ingresso della sala conferenze. L'unica domanda alla quale risponde è in merito alle parole di Bruno Vespa di qualche giorno fa, sul ruolo della ragion di stato nelle trattative e nelle questioni internazionali: "Uno stato deve poter fare tutto ciò che è necessario per difendere l'interesse nazionale", ha detto il titolare della Difesa.
 

A non rilasciare dichiarazioni è invece stato il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida, in prima fila all'interno della sala conferenze durante il corso dell'evento. L'assemblea è durata quasi cinque ore. Alla sua conclusione gli esponenti del maggiore partito di governo hanno rivendicato quanto fatto in questi due anni anche forti di un consenso che non solo è rimasto stabile, ma è addirittura aumentato, sfiorando in questi giorni il trenta per cento.
 

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