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La spesa che non c'è

Abbiamo speso meno di un terzo dei fondi del Pnrr

Riccardo Carlino

Appena 58,6 miliardi su oltre 194 disponibili, estesi su quasi 270 mila progetti. Secondo i dati di Openpolis, a meno di due anni dal termine del Piano, nessun settore di intervento supera la metà della spesa effettiva. Ma il ministro Foti assicura: “Nessuna proroga”

Al 13 dicembre 2024, sono stati spesi 58,6 miliardi di euro di fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Appena il 30,14 per cento dei 194,4 miliardi stanziati complessivamente. A riportarlo è Openpolis, fondazione indipendente che da tempo monitora l'andamento dei progetti legati al Pnrr, raccogliendo in uno specifico portale (OpenPnrr) i dati che periodicamente vengono inseriti sulla piattaforma governativa Italia Domani.

  

Su 269.299 progetti monitorati, l'ammontare della spesa effettiva va ancora a rilento dopo tre anni e mezzo dall’approvazione del Piano (nel luglio 2021) e a meno di due anni dalla sua conclusione, prevista per il 30 giugno 2026. Termine che, tuttavia, non sembra preoccupare troppo l'esecutivo: “Circa il prolungamento del Pnrr nel 2026 ho già detto che noi non chiediamo proroghe perché è evidente che avevamo assunto degli impegni e dobbiamo essere coerenti con gli impegni che abbiamo assunto” ha detto il ministro degli Affari europei, Tommaso Foti. Con la garanzia che, per tutti quei progetti ancora in alto mare, “proporremo al Parlamento eventuali modifiche” che sarebbero comunque "le ultime, voglio essere chiaro, che possiamo presentare, in una scansione temporale che deve chiudersi possibilmente entro il mese di aprile”, ha concluso Foti.

 

                     

Ma setacciando fra i vari settori di investimento, la spesa effettiva rilevata è ben più bassa. Primeggiano Infrastrutture (46,11 per cento), Impresa e lavoro (47,33 per cento) e Giustizia (42,66 per cento) pur rimanendo ancora sotto la metà dei fondi previsti. La percentuale cala al 22,61 per cento per i progetti di Digitalizzazione, pari a 3 miliardi dei 13 disponibili, nonostante abbia già raggiunto il 100 per cento delle riforme normative da attuare. Sul versante Scuola, università e ricerca si arriva al 26,21 per cento (7,4 miliardi), ma il dato scivola al 14,79 per cento quando si parla di Salute, in cui sono stati spesi solo 2,3 miliardi su 15,6.

Cultura e turismo hanno ricevuto al 13 dicembre solo 552 milioni di euro (a fronte di uno stanziamento di quasi 5 miliardi), poco meno dei 799 milioni destinati all'Inclusione sociale (13,69 per cento) mentre Transizione ecologica conta appena l'8,46 per cento delle risorse spese (3,2 miliardi di euro su 37,3).  Al posto più basso, per spesa effettiva, infine c'è il comparto della Pubblica amministrazione, su cui sono stati investiti 37,8 milioni dei 535,5 milioni a disposizione (7,06 per cento).

Più confortante è il dato sul lato delle riforme, che accompagnano gli investimenti e sono funzionali a garantire l'attuazione del Piano. La percentuale di completamento è al 79,54 per cento, e si prevede che possa raggiungere l'85,2 per cento entro la fine del trimestre attualmente in corso. Un caso a parte è il settore del Fisco e della revisione della spesa, che ad oggi conta il 45,45 per cento di interveti normativi effettuati e punta a raggiungere il 100 per cento entro il secondo trimestre del 2026. 

I dati di Openpolis sono in linea con quelli della Corte dei conti, che al 30 settembre 2024 rilevava un livello della spesa sostenuta in attuazione del Pnrr di soli 57,7 miliardi. Ma il rallentamento nella spesa si accompagna con un incremento di ben 8,3 miliardi in più nel 2025 e 8,9 miliardi nel 2026: risorse scartate da svariate riduzioni di budget relative ai progetti degli anni scorsi, da spendere necessariamente entro i prossimi due anni. 

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