Il racconto
Gli euroscontenti del Pd: gli eletti a Strasburgo sognano e progettano il ritorno in Italia
De Caro e Ricci sono pronti a candidarsi in Puglia e nelle Marche e c'è chi spinge Nardella in Toscana e Gori a Milano. Zingaretti punta a fare il ministro, Bonaccini a essere candidato alle politiche. La segretaria non ha mai incontrato a Bruxelles la delegazione dem
Li descrivono spaesati, anzi “spatriati”. Alcuni forse accarezzati perfino dal baudelairiano spleen: malinconia, insoddisfazione e noia. Di sicuro sono con la testa in Italia, alle prese con ambizioni da cullare, convinti che prima o poi saluteranno Bruxelles e Strasburgo per tornare alla base. Sono i Conti di Montecristo del Pd, candidati e impacchettati da Elly Schlein alle ultime europee su un volo, ma intenzionati alla riscossa in patria.
La delegazione dem, che la segretaria non ha mai incontrato in sei mesi eccetto una volta a Roma subito dopo le elezioni, è una scatola di cioccolatini: racchiude mille e una posizione diverse su tutto. Dall’Ucraina, al finanziamento della difesa comune, passando per le politiche green, il Patto di stabilità, il Mercosur e chi più ne ha più ne metta. Marciano molto spesso divisi e colpiscono altrettanto in ordine sparso. Eppure si tratta della delegazione più numerosa e importante all’Eurocamera all’interno della famiglia dei Socialisti. Il capodelegazione è Nicola Zingaretti il quale oscilla fra due sogni: candidarsi a sindaco di Roma – ma il bis di Roberto Gualtieri con il vento del Giubileo gli complica i progetti – e riuscire a diventare ministro di un possibile governo Elly o di chi per lei. Zingaretti, che fatica non poco a tenere a bada le truppe, è rimasto scottato dalla nascita del governo Draghi. Quando da segretario del Pd venne a scoprire “quasi per caso” – ripete sempre ai compagni di viaggio davanti a una birra rossa – che Andrea Orlando, Dario Franceschini e Lorenzo Guerini stavano andando a giurare al Quirinale. Questa storia la dice sempre ai suoi nuovi colleghi brussellesi, per questo vuole rifarsi. E tornare. (Canettieri nell’inserto IV)
Poi ci sono gli euro-candidati. O meglio i parcheggiati in attesa delle urne. Il primo è Antonio De Caro, ex sindaco di Bari, campione di preferenze e pronto il prossimo autunno a riabbracciare l’amata Puglia da governatore. La cosa è (quasi) così fatta che la prima dei non eletti nel collegio sud, Georgia Tremacere, già accarezza lo sbarco. Un po’ come Alessia Morani: se l’eurodeputato Matteo Ricci sarà eletto presidente di regione nelle Marche gli subentrerà. De Caro e Ricci sono dati da tutti in uscita, anche se per il secondo, ex sindaco di Pesaro, il successo non è scontato: le Marche sono un feudo di Fratelli d’Italia. C’è poi da seguire Dario Nardella, già sindaco di Firenze, e per molti candidato governatore ideale della Toscana, altra regione al voto a fine anno. Sulla sua strada ha il bis di Eugenio Giani: l’ideuzza fa capolino ogni tanto sull’asse Palazzo Vecchio-Bruxelles, salvo rimanere ciondolante e sospesa in aria come i caciocavalli di Benedetto Croce. Chissà. Come c’è chi fa il nome di Giorgio Gori come carta coperta per il sindaco di Milano (le fantasie, ma forse anche le ambizioni, hanno preso quota quando l’europarlamentare ha raccontato ai colleghi di voler aprire un ufficio a Milano). Se Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, non ne vuole sapere di candidarsi in Campania (anche se c’è chi fa il suo nome), Lucia Annunziata confida a tutti un’altra nobile intenzione. E cioè lanciare un think tank a Bruxelles, un centro studi per riunire forze, idee e protagonisti dell’Europa con incontri e seminari. Invece che in Mezz’ora, come il celebre programma condotto dalla giornalista, sarebbe una sorta di demi-heure. E’ una delegazione complessa e ben assortita che per tutti questi motivi non è dominata da dinamiche di competizione interna. Quasi tutti vorrebbero essere altrove. Stefano Bonaccini, per esempio, è tra i più diligenti, almeno così viene raccontato, anche se sono in molti a scommettere sulla sua candidatura alle politiche. Altre cartoline da Bruxelles: Cecilia Strada viene descritta come laterale rispetto al gruppo Pd (idem Marco Tarquinio) , mentre Camilla Laureti, vicinissima alla segretaria, è soprannominata la sfinge. La vicecapogruppo del Pse finora si è contraddistinta per i rarissimi interventi nella chat della delegazione: ascolta, pensa e parla pochissimo in pubblico. Forse perché sa che ogni sua parola potrebbe essere attribuita alla leader. Così come Annalisa Corrado che, al contrario, è sempre pronta allo scontro dialettico interno (clamorosa la discussione con Gori sul futuro delle auto elettriche). E così la delegazione Pd va avanti, un po’ spaesata, lontana da Roma e con una discreta voglia di tornare in patria. “Vuoi vedere che Elly ci ha tirato un pacco spendendoci quassù?”