L'intervista

Il partito della nazione secondo il deputato FdI Francesco Filini

Ginevra Leganza

"Fratelli d'Italia punta all'interesse nazionale e a rappresentare più persone possibile – dice Filini – noi riusciremo dove Matteo Renzi ha fallito" 

Da più di due anni non usano la parola paese, “che sa di paesello”, bensì nazione, “perché il punto di caduta è sempre l’interesse nazionale”. Il deputato Francesco Filini – coordinatore dell’Ufficio Studi di Fratelli d’Italia e vicinissimo al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari – commenta così l’espressione pronunciata, in chiusura dei lavori per l’assemblea nazionale del partito, dalla capa della segreteria politica Arianna Meloni. La quale, sabato scorso, scandiva: “Siamo il grande partito della nazione”. Non più, quindi, il partito dei vinti adunati intorno alla fiamma. Ma di tutti.

Il partito della nazione – e per ciò stesso interclassista – che tuttavia ricorda l’età dell’oro di Matteo Renzi. I tempi del 40 per cento del Partito democratico che ambiva a tenere insieme ceti sociali e sensibilità diverse. E che, secondo Filini, riuscirà a concretizzarsi sotto l’egida di Giorgia Meloni. Perché la frase della sorella Arianna non era voluttà retorica. Ma una parola precisa, dice il deputato, “e conseguente all’interesse nazionale su cui s’incardina il nostro progetto politico. E poi, certo, conseguente a un’aspirazione”. Quale? “Quella di crescere e crescere. Come già abbiamo fatto. Oltre lo zoccolo duro del 3 per cento. E poi aprire alle diverse anime della società civile”. Come avrebbe voluto Matteo Renzi? “Riusciremo dove l’allora segretario del Pd ha fallito”.

Al che torna in mente – parlando di aperture “a tutte e tutti” – il dibattito sulla fiamma tricolore nel simbolo del partito. Querelle interna, lo ricordiamo, che parava in più direzioni. E che adesso però fa i conti col “partito della nazione”. La nuova seduzione di Arianna che, almeno in linea di principio, dovrebbe impiegare simboli più ecumenici. O no? “No, non credo. Come le dicevo, non siamo più al 3 per cento. Il partito è cresciuto. Eppure la fiamma è lì. A riprova del fatto che non dà fastidio a nessuno, che è un dibattito ozioso”. Ma se il dibattito è ozioso, Filini, allora la fiamma è un cimelio… “La fiamma è la nostra storia. La radice che non va recisa. E che non stride con l’idea di apertura, come ha detto Arianna Meloni, ‘a tutte le persone’”.

Ecco. A questo proposito, come s’interseca una tale vocazione con le posizioni del partito sui diritti civili? “I diritti civili sono tanti. Dipende”. Certo. Partendo dai diritti lgbt, per esempio, non diciamo che la fiamma tricolore dovrebbe diventare arcobaleno… Ma parlare a tutti, come auspica Meloni, non vuol dire fare i conti anche con questo? Aprire a posizioni più liberal o liberali? “Parlare a tutte le persone non significa puntare al 100 per cento del consenso elettorale, visto che mai avremmo pensato di arrivare neppure al 30 per cento. Detto questo, la genetica non cambia: il partito della nazione è un partito conservatore”. E dunque? “E dunque è un partito realista, non utopista. Sulla famiglia naturale abbiamo una posizione chiara. Da realista, posso comunque dirle che le unioni civili non rappresentano un problema per noi, così come non abbiamo mai sfiorato l’ipotesi di modificare la legge 194 che disciplina l’aborto”.

“Noi intendiamo parlare alla maggioranza – prosegue ora Filini – non alle minoranze. Non vogliamo crescere nel consenso cambiando posizione. Esaudendo le istanze di un gruppo a svantaggio di un altro. Anche se, lo ribadisco: non c’interessa smantellare i diritti acquisiti”. Questo si sa. Ma allora, onorevole, cosa v’interessa? “Proseguire nel solco delle conferenze programmatiche che hanno portato a quest’idea”. Idea che dunque risponde a un disegno preciso? “Il ‘partito della nazione’ è l’esito di numerose tappe e discussioni sulle prospettive di FdI. Il salto di qualità è avvenuto a Pescara, durante la conferenza programmatica a ridosso delle elezioni europee. Lì abbiamo compreso di dover rappresentare più cittadini possibile, cosa che in larga misura già facciamo. Anche perché, sa…”. Cosa? “Io penso che Fratelli d’Italia sia il partito meno ideologico dell’arco costituzionale italiano”. Addirittura. “Da tanto tempo abbiamo scavallato le ideologie”. Avete scavallato il Novecento? “Se per qualcuno il sostantivo ‘nazione’ è un richiamo ideologico, quel qualcuno è fuori strada”. Cos’è per voi la nazione? “È il centro del nostro programma. È il richiamo all’interesse nazionale. E poi noi non diciamo ‘paese’”. Non dite paese, come gli inglesi. Ma nazione, come i francesi. “Diciamo ‘nazione’, e la Francia è maestra”.