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le informative
Su Almasri Nordio lancia bordate contro Cpi e toghe. Piantedosi lascia trasparire la “ragion di stato”
In Parlamento le informative sul caso Almasri. Nordio: “La Corte penale internazionale ha fatto un pasticcio. I magistrati italiani sciatti, ma sulle riforme andremo fino in fondo”. Piantedosi: "Il libico espulso per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello stato"
“Su Almasri la Corte penale internazionale ha fatto un pasticcio”. “I magistrati italiani non hanno letto le carte… sono intervenuti in modo sciatto… ma sulle riforme andremo fino in fondo”. A dispetto del presunto consiglio alla cautela e a “limitarsi alla cronaca” rivolto dall’avvocato Bongiorno, il ministro Nordio ha rotto oggi, con l’informativa resa al Parlamento, il silenzio sul caso Almasri lanciando bordate contro la Corte penale internazionale (Cpi) e le toghe (leggasi il procuratore di Roma Lo Voi, che ha messo sotto indagine la premier, il Guardasigilli, Piantedosi e Mantovano per la liberazione del libico). Meno rumorosa l’informativa di Piantedosi, che si è concentrato sulle ragioni dell’espulsione di Almasri dall’Italia. A intervenire per primo, sia alla Camera sia al Senato, è stato il “battagliero” Nordio. Il Guardasigilli ha spiegato di essere stato informato della cattura di Almasri il 20 gennaio, cioè ad arresto già effettuato, nonostante la legge stabilisca che la richiesta di arresto debba essere trasmessa al ministero della Giustizia, e non alla Corte d’appello (motivo per cui l’arresto poi non è stato convalidato dai giudici). Nordio ha però anche rivelato il “pasticcio” compiuto dai giudici della Cpi.
Il Guardasigilli ha rivelato che la Cpi ha emesso due mandati di cattura nei confronti di Almasri. Il primo, datato 18 gennaio, è risultato caratterizzato da “imprecisioni, omissioni, discrepanze e conclusioni contraddittorie”. Dall’atto è emersa infatti una palese contraddizione tra le premesse, che facevano riferimento a presunti crimini commessi da Almasri dal 2011, e le conclusioni, in cui si richiamano crimini del 2015. Proprio l’emergere di questa “serie di criticità” nella richiesta di arresto, richiedeva necessariamente un esame sulla coerenza dell’atto da parte del ministro della Giustizia, che, ha ricordato Nordio, secondo la legge italiana “non è un passacarte della Cpi”. Le perplessità di Nordio hanno trovato conferma pochi giorni dopo dalla stessa Cpi che, “senza neanche avvertire il nostro governo correggeva, o meglio, ribaltava completamente il precedente mandato di arresto”, emettendone un secondo il 24 gennaio. In quella data, però, l’arresto di Almasri era già stato annullato dalla Corte d’appello e il libico era già stato rimpatriato il 21 gennaio con un volo di stato.
“Non so perché abbiano agito in un modo così frettoloso da sbagliare completamente un atto così solenne come un mandato di cattura internazionale”, ha detto il ministro, facendo sapere di essere intenzionato a “chiedere alla Corte penale giustificazione circa le incongruenze di cui è stato mio dovere riferire”.
Dopo aver bastonato la Cpi, Nordio si è concentrato sulle toghe italiane: “Mi ha deluso l’atteggiamento di una certa parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministero senza aver letto le carte”, ha attaccato, riferendosi indirettamente all’iniziativa del procuratore di Roma Lo Voi, che ha deciso di indagare i vertici del governo, peraltro sulla base di un esposto alquanto bizzarro. “Questo modo di intervenire, in modo sciatto, rende il dialogo molto molto più difficile. Se questo è un sistema per farci credere che le nostre riforme devono essere rallentate...”, ha aggiunto Nordio, scatenando le proteste dei parlamentari di opposizione. Nordio, in versione combattiva, ha risposto con voce alta: “Questa parte della magistratura ha compattato la maggioranza come finora mai accaduto, andremo avanti fino alla riforma finale”. Il riferimento è con evidenza alla riforma costituzionale della magistratura.
Nella sua informativa, il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha invece ripetuto di aver disposto l’espulsione di Almasri per “motivi di ordine pubblico e sicurezza dello stato”, lasciandosi scappare anche un accenno alla “sicurezza dei cittadini italiani all’estero”, cioè al rischio di ritorsioni nei confronti di nostri concittadini in Libia. La scelta di rimpatriare Almasri con un volo di stato è “in linea con quanto avvenuto in numerosi analoghi casi, anche in anni precedenti e con governi diversi”, ha aggiunto Piantedosi, spiegando che l’aereo era stato predisposto già la mattina del 21 in “maniera preventiva”, anche nell’evenienza di un “trasferimento di Almasri in un altro carcere”.
Insomma, mentre Nordio è andato all’assalto della Cpi e dei magistrati, è toccato a Piantedosi far trasparire l’esistenza di ragioni, puramente politiche, che hanno indotto il governo a rilasciare Almasri. I partiti di opposizione restano indignati. La magistratura associata è pronta al contrattacco.
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