Il racconto
L'avvocata Schlein, si esalta sulla Libia, dà lezioni a Nordio. Il "dono" di Meloni. Pichetto: "Su Almasri ci siamo fatti intortare"
L'informativa di Nordio e Piantedosi diventa il nuovo collante della sinistra, dopo l'autonomia. Schlein si loda: "Sono stata brava. avevate dubbi?", Conte trova ossigeno. Nordio si carica il caso
Cercavano un nuovo Prodi e hanno trovato Carlo Nordio. La sinistra gli consegni il Premio Tripoli e lo ringrazi. Con la sua informativa sul caso Almasri, l’informativa a quattro mani con Piantedosi, Totò e Peppino in Cirenaica, il veneto Nordio ha liberato Elly Schlein, federato la tenda larga. Grazie al ministro, l’Italia scopre, in diretta tv, l’avv. Schlein, Al-Schlein, la sfrontata che piace, perché, “Meloni non è il presidente del Consiglio, ma del coniglio”, perché “lei, ministro Nordio, ha parlato da avvocato di un torturatore”, “lo avete rispedito a casa con tutti gli onori. Presidente, non se la cava con un video”. La linea del governo sul caso Almasri, “quell’attaccheremo, vedrete”, promesso martedì sera, si trasforma, alla Camera e al Senato, in un’indigestione di inglese (“dissenting opinion”) francese, latino, che Nordio fa uscire dal tubetto. E’ un disastro di comunicazione e se ne accorgono Meloni (infuriata, chiusa a Chigi) e anche il ministro Pichetto che dice: “Bastava mettere il segreto di stato ma i miei colleghi si sono fatti intortare dai burocrati”. L’unico premio di maggioranza che sogna Meloni è dei nemici. Magistrati, burocrati … I leali li cercherà per concorso. (Caruso segue nell’inserto I) Doveva essere una difesa appassionata della ragion di stato e la destra, che ha sottovalutato l’effetto, l’ha ridotta nel burraco della propaganda. La sedia di Meloni vuota sembra l’uovo di Piero della Francesca, nella sua Pala di Brera, il centro metafisico. Sono presenti, tra i ministri, Calderoli, Urso, Foti, Ciriani, e tutti i banchi, anche quelli dei sottosegretari, sono pieni, ma Meloni non si può sostituire neppure con la forza del numero. Giovanni Donzelli, il Curzio Malaparte della Fiamma, riesce a far entrare nella sua costruzione il memorandum di Minniti, il M5s che andava a fare visita a Maduro, insieme al tesoriere campano del Pd arrestato, per concludere: “Non ci faremo intimorire”. E tutta la destra: “Bravo! Raccontano che Piantedosi sia stato il primo a notare i rischi dell’informativa doppia, ma al governo non lo hanno ascoltato. Si salva abilmente perché la figuraccia la fa Nordio che toglie il mestiere a Giulia Bongiorno. Difende Almasri come Pannella difendeva Tortora e lo scrittore Zola il generale Dreyfus, ma cade in contraddizione con Piantedosi che giustifica l’uso del volo di stato perché occorreva fare presto. Matteo Orfini, che d’immigrazione se ne intende, e tanto, si domanda: “Perché lo hanno rimpatriato con un volo dei servizi e non con un aereo militare? C’è molta differenza. Non usciranno. E’ un pasticcio. Meloni questa volta non la aggiusta”. Anna Rossomando, vicepresidente del Senato, del Pd, anche lei, di passaggio alla Camera, aggiunge: “Se Meloni non si lascia intimidire perché teme di mettere il segreto di stato?”. Il segreto di stato vale ormai come il sapone di Marsiglia. Nessuno ci capisce nulla, e lo conferma Nordio che si difende dicendo che gli allegati andavano tradotti, “erano in inglese”, eccetera, ma solo Nordio ha la presunzione di salire in cattedra, sfidare la Corte penale internazionale. Si perde, come nota Luigi Marattin che vede orizzonti (liberali) in una frase pericolosa, quando cerca di fare il dotto, spiegare che le richieste della Cpi non devono essere prese automaticamente, ma di concerto con altri organi dello stato, per evidenziare: “E potete facilmente immaginare quali questi organi siano”. Quali? Si lascia insolentire da Schlein che lo corregge con il codice alla mano perché lei ministro, in questo caso, “avrà letto le carte ma non la Legge”. E’ efficace. Si prende i complimenti, dei suoi, meritati, e dice al Foglio: “Sono stata brava? Avevate dubbi?”. Meloni rifletta su quanta forza, sicurezza, le ha dato questa informativa. Quando le chiedono: “Segretaria Schlein, non le basta aver maltrattato Nordio?”, lei lo definisce pure svogliato: “Io sono laureata in Giurisprudenza. Nordio mi ha stupito in negativo. Lo facevo più bravo. Meloni, non la mollo. Dovrà venire in Aula”. Meloni li ha scatenati. Ha scatenato Conte che da giorni passeggia con i suoi avvisi di garanzia dicendo: “Li ho ricevuti pure io ma non faccio il teatro che fa Meloni. Avete provocato disdoro”. Ha risvegliato la bestia populista di sinistra, quella di Chantal Mouffe, restituito ossigeno a Nicola Fratoianni (“Imbroglioni”) a Renzi che li canzona, per una volta d’accordo con Calenda, perché, dice Renzi: “Meloni non è una lady di ferro ma un omino di burro. Il vostro libro non è più il Signore degli anelli ma Pinocchio”. Si è perso il conto dei ricorsi del governo che hanno per materia sempre i migranti, la Libia, l’Albania, e il paradosso è che mentre lottano contro i giudici italiani confidano nella sentenza della Corte Europea del 25 febbraio, sul caso Albanese, che per Sisto e Ciriani: “Può darci ragione”. E’ come se Meloni avesse voluto donare l’elisir alla sinistra che vedeva smarrita. La Consulta le ha tolto l’autonomia differenziata, Meloni le omaggia la Libia