Il personaggio

Bonaccini-Ban: perde la sua corrente e rischia di perdere anche la carica di presidente Pd. Al suo posto: Gentiloni

Carmelo Caruso

A Roma si riunisce oggi la sua corrente e lui si fa da parte. Un elenco di sconfitte e ora il Pd suggerisce a Schlein di togliergli la carica di presidente Pd per offrirla all'ex premier

L’unica cosa che non ha perso sono i suoi occhiali, i Bonaccini-Ban. Era il rivale di Elly Schlein e ora fa l’ottico Bonaccini. Doveva fermare lei e stanno per mandare via lui. Perde, oggi, in un hotel vicino la stazione Termini, anche la sua corrente Energia popolare, dopo aver perso le primarie, la vicepresidenza del Parlamento europeo e fatto perdere le elezioni Anci al suo candidato, il sindaco di Torino, Stefano Lorusso. Sono circa 150 amministratori locali e gli hanno chiesto delicatamente forse “è il caso che ci strutturiamo”, che significa fatti da parte, e Bonaccini, che doveva guidarli contro Schlein, dice che è una saggia idea. Si vedono all’hotel Royal Santina, di Roma, e hanno intenzione di nominare il senatore Alessandro Alfieri, come coordinatore, capo corrente, mentre il deputato Andrea De Maria, dovrebbe fare l’aiuto ottico, il Bonaccini per conto di Bonaccini. Da oltre un anno tiene a bagnomaria l’ala che non si riconosce nella segretaria con la scusa che “con Elly, ci parlo io”. Gli stanno per portare via anche la carica da presidente Pd per offrirla a Paolo Gentiloni ma lui pensa ancora di mettere il collirio a Schlein. 

 

Con un patto di sindacato siglato con la sua rivale, Schlein, ha sterilizzato quel poco di vita che c’era nel Pd riformista, oggi presiederà l’ennesimo convegno della sua corrente e il 22 febbraio, Bonaccini, parteciperà a un altro ancora, a Brescia. Se dovesse andare male con la politica ha un futuro nel settore ricevimenti. Da governatore dell’Emilia-Romagna rilasciava interviste da candidato premier e ora a Bruxelles guarda e posta sui social la costellazione di Orione. Pina Picierno, con abilità, lo ha intortato e si è presa la carica da vicepresidente del Parlamento europeo, che era stata promessa a lui, Zingaretti fa il capodelegazione e Antonio Decaro si è almeno rimboccato le maniche e parla di lavoro con Andrea Orlando. Da mesi l’ottico Bonaccini, con i suoi Ray-Ban, gli occhiali a goccia, gira le trasmissioni televisive per parlare bene della segretaria che non ha bisogno di essere adulata e che si sta facendo rispettare a furia di non rispondere al telefono, di infischiarsene dei consigli dei grandi vecchi. Si sono reinventati tutti tranne Bonaccini. Giorgio Gori si sta prendendo il nord, Dario Nardella fonda università di larghe intese mentre l’ottico, a Bruxelles, pensa ancora che se Schlein va a Chigi per lui si riapre la partita. E’ convinto che gli lascerà la segreteria del Pd come i camerieri lasciano il ragù per fare la scarpetta.

Dice Virginio Merola, ex sindaco di Bologna, alla Camera: “Schlein si è messa in gioco. Ci sta provando. Meglio lei di chi non ci prova”. In Emilia-Romagna l’unica missione di Bonaccini è stata conservare qualche casella in regione ma è arrivato De Pascale ed è così bravo che emiliani e romagnoli si sono già dimenticati dei suoi dieci anni da governatore. Lorenzo Guerini, Alfieri, e i centristi del Pd gli avevano consegnato un pacchetto di preferenze sindaci, quelli che oggi gli chiedono di aprire le finestre di Energia Popolare, ma lui è riuscito a farli sfiorire. Quando gli spiegavano 'guarda che con questa strategia del riformismo del Pd non resterà nulla', la sua risposta è che serve “l’organizzazione”. In Sicilia sono successe cose turche tra la corrente di Franceschini che voleva le primarie aperte e Igor Taruffi, l’inviato da Schlien, che le voleva chiuse, ma Bonaccini non ha detto nulla. A Enna, Vladimiro Crisafulli, il Lenin con il sigarone, sfidava Taruffi e gli chiedeva: “Scusa ma tu cu si (chi sei?)” e Taruffi rispondeva: “Ricordati, io mi chiamo Igor”, al che, Crisafulli: “Se è per questo io Vladimiro, attento”. Informavano Bonaccini ma lui faceva finta di non sentire. A Napoli, Vincenzo De Luca, che pure lo ha aiutato e che alle primarie gli ha portato i suoi voti in dote, si è sentito abbandonato. Hanno arrestato tesoriere, sindaci del Pd, ma Bonaccini, per non passare come amico di De Luca, non gli ha mai espresso solidarietà.

All’interno del partito, Prodi, un nonno di 85 anni, chiama Arturo Parisi ogni mattina e insieme disegnano formule, pensano: “Oggi ci serve un centrosinistra con il trattino”, girano l’Italia per trovare un uomo di centro, tifano Ernesto Maria Ruffini, San Ruffini. Un altro Dario Franceschini, la cui ambizione è solo vincere il Premio Strega, scatena un intero partito con proposte che vengono studiate come la fisica di Heisenberg. Bonaccini, che fa? Nel tentativo di conservare una carica che ha ridotto a crosta è riuscito a far passare tutta una corrente come un’accolita di vecchi tromboni, attaccati al seggio. Consumato dal patto che ha proposto a Schlein, si trova nella condizione di chiederle la grazia. Stanno suggerendo alla segretaria di offrire la carica di Bonaccini a Gentiloni perché, le spiegano, sarebbe un gesto straordinario per integrare nel partito un ex premier, un commissario europeo e aggiungono: “Se anche la sua corrente lo ha superato, pure tu puoi superare Bonaccini”. A quasi due anni, il 12 marzo, dalla vittoria delle primarie Schlein compie l’ultimo capolavoro: si fa consegnare, dalla corrente del suo rivale, i Ray-Ban dello sconfitto che l’ha difesa. Alla prossima festa dell’Unità, Bonaccini venderà occhiali, Prodi consiglierà infusi e Franceschini firmerà copie del suo libro. Aveva ragione: nessuno di loro non l’ha vista arrivare e Bonaccini portava pure gli occhiali.

Carmelo Caruso   

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio