riflessi condizionati
Il bere fa folklore: la sinistra sempresobria sotto la Linea Gotica non può capire Nordio
“Datemi il tempo di un bicchiere di vino”, ha detto il ministro della Giustizia ai cronisti parlamentari dopo l'informativa sul caso Almasri. Chi non lo capisce ce l'ha col vino e col Veneto
Ce l’hanno col vino e col Veneto, dunque ce l’hanno con Nordio. E’ un riflesso condizionato del giornalismo romano, da Corrado Augias al Corriere edizione locale scendendo giù verso i commentatori sui social, giornalisti ad honorem. A tutti loro non è parso vero sentire il ministro della Giustizia respingere l’assedio dei cronisti parlamentari con le seguenti parole: “Datemi il tempo di un bicchiere di vino”. Eccoli subito a ridacchiare. Perché il bere fa folklore e il Veneto fa colore. Fin dai tempi del Ruzante e della commedia dell’arte, immagino, e uno stereotipo plurisecolare è faticoso da sradicare, e sono tutti così intellettualmente pigri. Che sia qualcosa di pavloviano lo dimostrano le scuse di Augias da Floris: come se non fosse stato lui a fare l’alzagomito per indicare Nordio, come se fosse stato Cliché il Burattinaio a muovergli il braccio.
E’ difficile capire il Veneto sotto la Linea Gotica, è impossibile capire Nordio se per giunta appartieni alla sinistra moralista, la sinistra sempresobria. Che ne sa la Sinistra Uggiosa della Marca Gioiosa? Perché Nordio viene da Treviso, il capoluogo della provincia che è “per certi esteti la Marca d’Amore” (Toni Cibotto). Lassù nel cuore del Veneto felice dove la gioia oltre che da Eros discende da Dioniso, sinonimo per tanti di Prosecco e per me, appunto esteta eccentrico, di Verdiso e Raboso. E magari del rarissimo Wildbacher che i produttori Zanetti portarono in tavola una volta che cenai con Nordio a Susegana. E che ne sanno i vecchi romani del vino, del vino di oggi? Non è colpa loro: quando avevo vent’anni i vini dei Castelli erano imbevibili, quando aveva vent’anni Augias saranno stati da lavanda gastrica. Incapaci di aggiornarsi, a quell’idea sono rimasti. E che ne sanno i giornalisti del sangue di Cristo, di Enotria, della centralità del vino nella nostra civiltà? Per loro, spiritualmente insensibili, il vino è argomento noioso oppure spiritoso nel senso di ridicolo. Se Nordio a Montecitorio avesse ingollato uno psicofarmaco sarebbero rimasti zitti: chi dileggia la cultura rispetta la chimica.