Il caso

Lo Voi al Copasir su spinta di FdI: entro febbraio l'"interrogatorio" al Procuratore nel mirino del governo

Simone Canettieri

Attaccato dall'esecutivo per i casi Caputi e Almastri risponderà alla Commissione. L'input di Donzelli. E scoppia un nuovo caso sulla Corte dell'Aja pronta a indagare il governo

Per una volta saranno i politici a interrogare il magistrato e non viceversa. E questa di per sé sarebbe già una mezza notizia, se poi l’audito dal Copasir si chiama Francesco Lo Voi, procuratore di Roma e titolare dell’ufficio entrato in rotta di collisione con il governo Meloni tutto diventa più croccante. La convocazione del magistrato, diventato il bersaglio di Fratelli d’Italia e di Palazzo Chigi, è prevista entro febbraio, appena sarà rientrato dalla vacanze alle Mauritius (come svelato dalla Verità). Ufficialmente la sua presenza è stata richiesta per l’inchiesta sulla squadra “Fiore”: una presunta “banda” di spioni con intelligence privata e parallela,  sedi in Florida e ai Parioli, che avrebbe tenuto sotto controllo politici a colpi di dossier e accessi illegali. Una cellula gemella di Equalize, società di Milano, finita nel mirino degli investigatori, vicenda per la quale il Copasir lo scorso novembre chiamò il procuratore meneghino Marcello Viola. Per Lo Voi tutto cambia, però. A ribadirne  la presenza a Palazzo San Macuto è stato, secondo fonti consultate dal Foglio, Fratelli d’Italia con il suo capogruppo al Copasir Giovanni Donzelli. 


Una richiesta arrivata dopo l’audizione di martedì di Alfredo Mantovano. Il sottosegretario con la delega ai Servizi segreti ha detto, in sintesi, che Lo Voi ha commesso un reato “gravissimo, rivelando un segreto di stato”. Mantovano si riferiva all’indagine dell’Aisi nei confronti del capo di gabinetto di Giorgia Meloni, Gaetano Caputi. Un fatto svelato dal quotidiano Domani grazie a un documento riservato degli 007 italiani che la procura ha girato a q   uel giornale coinvolto in un’inchiesta per violazione di segreto partita da un esposto di Caputi. Una storia ancora molto nebulosa che però ha messo al centro l’ufficio guidato da Lo Voi, che è soprattutto in questo momento accusato di essere una toga rossa, anche se fa parte dell’ala moderata di Magistratura indipendente, dopo l’inchiesta sul rimpatrio del capo della polizia giudiziaria libica Almasri. Inchiesta nata da un esposto e girata per competenza al tribunale dei ministri che ha coinvolto la premier Giorgia Meloni, il sottosegretario Alfredo Mantovano, i ministri della Giustizia e dell’Interno, Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. Tutti indagati per peculato e favoreggiamento nei confronti del torturatore libico. Al di là del Guardasigilli per il quale è ipotizzato anche l’omissione d’atti d’ufficio. Ecco perché l’audizione di Lo Voi rappresenterà un altro tassello dello scontro fra il governo e la Procura di Roma (in mezzo, a dirla tutta, c’è anche il volo di stato tolto al magistrato per rientrare a Palermo da Palazzo Chigi). Tutto dipenderà dalle domande che magari spazieranno dalla “Squadra Fiore” per finire, appunto, con la vicenda Almasri e magari anche con quella che riguarda Caputi. La tensione resta altissima. Meloni da quando è ritornata dal Consiglio europeo di Bruxelles  si è messa di lato rispetto alle polemiche, annullando le uscite pubbliche e restando al lavoro sui dossier nel suo ufficio. Nessuna risposta alle opposizioni che in Parlamento l’hanno accusata di scappare davanti al caso Almasri, inviando i ministri a riferire, e nemmeno una reazione alla nuova iniziativa della Corte penale internazionale. La nuova miccia è una comunicazione giunta per mail ai magistrati dell’Aja, anticipata ieri dall’Avvenire. In questo avviso a puntare il dito contro Meloni, Nordio e Piantedosi (Mantovano non sembra citato) è un cittadino sudanese, vittima assieme alla moglie delle torture del comandante libico, una storia raccontata durante una conferenza stampa con le opposizioni. 


Secondo la segnalazione, non consegnando Almasri alla CpI la premier e i ministri “hanno abusato dei loro poteri esecutivi per disobbedire ai loro obblighi internazionali e nazionali”. La missiva è stata protocollata dalla Corte e lo stesso quotidiano cattolico - mostrando un'immagine parziale di un documento che reca un numero seriale - fa riferimento all’apertura di un fascicolo all’Aja. Dal governo smentiscono l’arrivo della comunicazione con una nota molto secca: “Non esiste ad oggi nessun procedimento aperto contro l’Italia dalla Corte penale internazionale. Il procuratore, spiegano le stesse fonti, non ha ufficialmente inviato la denuncia del cittadino sudanese né al cancelliere né ai giudici.  Le comunicazioni sono moltissime, ognuna viene vagliata e solo se ritenuta fondata può originare un procedimento, che richiede mesi. Il tutto viene di solito tenuto riservato, salvo che lo stesso denunciante non lo riveli al pubblico”. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri: “Forse bisogna aprire un'inchiesta sulla Corte penale, bisogna avere chiarimenti su come si è comportata”. Il presidente del Consiglio europeo difende la Cpi, dopo averne incontrato il presidente, Tomoko Akane,   perché “l’indipendenza e l’imparzialità sono caratteristiche fondamentali del lavoro della Corte”. Questa è la cornice in attesa di Lo Voi al Copasir, sul quale aleggiano gli esposti della maggioranza oltre alle critiche del ministro Nordio.
                               

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.